Abilità tecnica, precisione e creatività sono le variabili che muovono le valutazioni della commissione di giudici che premia ogni anno i quadri ed i tappeti preziosamente costruiti con petali di fiori sia freschi che secchi sulle vie di Spello, Splendidissima Colonia Julia, come dichiarò Cesare.
Alla vigilia della festa del Corpus Domini le strade del paese umbro cominciano a trasformarsi in fogli da disegno sui quali spiccano linee, curve e forme che da lì a qualche ora si riempiranno di colori profumati in un lavorio incessante organizzato e sincronico di squadre di infioratori di tutte le età. Intanto nelle viuzze del paese le anziane e gli anziani spogliano i fiori dai petali e separano i boccioli di ginestre, margherite, rose, fiordalisi e altri petali vellutati che serviranno agli artisti per riempire la struttura dei disegni.
Si lavora sotto i tendoni allestiti alla vigilia e smontati alle otto del mattino prima che passi la commissione e, sicuramente, prima dell’arrivo della processione che calpesterà i tappeti e che lambirà le piazze in cui i quadri fanno mostra delle loro maestosità e bellezza.
È un paese intero, gioioso, coeso e solidale che lavora incessantemente sin da quando nel 1930 una donna creò una prima semplice figurazione floreale con ginestra e erbe di finocchi che fu apprezzata dai concittadini e poi emulata tanto da trasformarsi in una manifestazione che di anno in anno attira migliaia di turisti e amatori da tutto il mondo, attivi partecipi della veglia.
Le raffigurazioni sono pertinenti le scene del Vecchio e del Nuovo Testamento e sono vere e proprie opere d’arte. Difficilmente si discostano dal tema religioso se non in rari casi in cui ad essere artisti sono i bambini, gli allievi della scuola dell’infanzia e al contempo componenti dell’Accademia dei boccioli, un gruppo di avviamento alle infiorate. Un modo originale per seminare la memoria generazionale garantendo il futuro delle infiorate.
Il loro tema quest’anno è comunque sacro a tutti, il tempo.
Nell’epoca del “tempo senza attesa” le insegnanti della scuola dell’infanzia G. Ferraris di Spello hanno colto l’occasione della tematica propria dei programmi scolastici dell’anno in corso per riflettere e far riflettere sulle parole di Gianfranco Zavalloni promotore della Pedagogia della Lumaca. Il maestro Zavalloni invita ad intraprendere un nuovo cammino pedagogico che contempli il tempo educativo e l’adozione di strategie didattiche di rallentamento.
I bambini hanno fatto un lavoro straordinario preparati egregiamente sui temi dell’evento, sul simbolismo religioso, sul senso spirituale della festa, ma ancor più sul lavoro condiviso, sull’espressione artistica, sulla loro capacità di partecipazione e di aggregazione lontana dalla competizione e a favore dell’agire per il bene comune e sull’esaltazione di una figura simbolica quale è la lumaca.
È importante scoprire o ritrovare i tempi della natura, quelli dell’attesa necessaria per la crescita di una piantina dopo averne piantato il seme, della maturazione dei frutti che deliziano i pasti e le merende, dell’apprendimento di una poesia, della contemplazione di un arcobaleno dopo il temporale, di un fiore che sboccia e dell’alberello che dopo due decenni diventa l’albero piantato dal nonno affettuoso.
È importante che i bambini riscoprano i propri tempi dando senso al tempo Maestro che è anche compagno di vita e non va assoggettato, ma assecondato e semmai educato in quanto agente educante in una fantasiosa relazione, unico autentico luogo educativo e pedagogico. L’ozio non è negativo. È potente ed ha un valore inestimabile, è il vero nemico degli adulti di oggi e di alcuni genitori convinti che senza far nulla, nulla i loro figli hanno in mano.
L’ozio, in verità, è proprio dei perdigiorno che – citando M. Kundera – sono scomparsi oppure stanno lì e contemplano le finestre del buon Dio, quindi non si annoiano e per questo sono felici (M. Kundera, La lentezza). Secondo Zavalloni il primo diritto naturale del bambino è il diritto all’ozio, a vivere momenti di silenzio non programmato dagli adulti. È come dire che gli adulti dovrebbero invitare i bambini a fare i bambini. Continua il maestro dicendo che ai bambini spettano il diritto a sporcarsi, agli odori, al dialogo, all’uso delle mani, ad un buon inizio, alla strada, al selvaggio, al silenzio e alle sfumature. È un universo affascinante quello della pedagogia della lentezza ed è un buon consiglio dare ascolto a questo costrutto educativo. La pedagogia in generale si occupa di educazione e l’educazione non ha un tempo determinato, almeno fino a che ci accompagna il fiato. Il tempo della lentezza è saggio come lo sono gli anziani che delicatamente tolgono i petali dal bottone dei fiori – che si sarebbero comunque avvizziti – e come lo sono le manine dei bambini che creano i loro capolavori e che stanchi e soddisfatti a lavoro concluso dormono sogni tranquilli. Il loro lavoro è già stato premiato dai sorrisi di chi li ha accompagnati in corso d’opera – le insegnanti di Viale Poeta – che pazientemente hanno istillato il seme dei futuri infioratori a vantaggio della tradizione che lenta lenta prosegue e migliora.
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Articolo di Marzia Colace per generazionebio.com
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