La malattia è uno strumento attraverso il quale prendi consapevolezza di qualcosa che senza di lei non avresti mai compreso.
È il mezzo tramite cui hai l’opportunità di conoscerti meglio e capire come ti poni di fronte a specifiche circostanze e quali sono le tue emozioni predominanti.
Non a caso anche la psicosomatica ritiene che quasi tutte le malattie abbiano una causa psicologica. Persino la medicina convenzionale riconosce alcune malattie il cui fattore psicosomatico prevale.
La medicina biologica, sviluppata tramite la decodifica del sintomo, sottolinea come la malattia nasca, in un certo senso, per soddisfare dei bisogni che altrimenti non sarebbero appagati.
Da cosa scaturisce, dunque, la malattia? Senza scomodare complesse chiavi di lettura biologiche, da necessità inascoltate.
Mancata cura di sé
La maggior parte delle persone si mette in azione per la propria salute solo quando si ammala. Allora diventa lecito acquistare farmaci e prodotti di ogni tipo per la cura, così come sottoporsi a esami, test e procedure mediche. Se si spendesse la stessa cifra prima, per ritagliare del tempo di qualità per sé, per godere della vita senza sensi di colpa, anziché dare priorità ad altro, forse non ci sarebbe poi bisogno di correre ai ripari urgentemente.
Poche vacanze
Il sistema in cui abbiamo vissuto per secoli ci ha fatto credere che al primo posto ci debbano essere i doveri. Pertanto, si saltano la scuola e il lavoro solo se si è malati, o per cause di forza maggiore. Farlo per altre ragioni o prendersi un giorno libero per rilassarsi infonde profondi sensi di colpa. In questo modo, però, finiamo intrappolati dentro la ruota del criceto, senza concederci il diritto di vivere e di farlo felicemente.
Incapacità di accettare le attenzioni altrui
La malattia ci pone obbligatoriamente in una condizione: quella di doverci piegare ad accettare che gli altri si prendano cura di noi. Nella vita ordinaria non lo facciamo mai, per orgoglio, per abitudine o perché sentiamo di non meritarlo. Essere malati ci mette in una posizione speciale: gli altri parlano di noi, ci offrono il loro aiuto, diventano più gentili e premurosi.
Se solo ci concedessimo di essere fragili prima che una malattia prenda il sopravvento, la potremmo evitare. Aprendoci all’altro con umiltà e accogliendo le sue attenzioni semplicemente in virtù di quanto bene ci vuole e di quanto sentiamo di esserne all’altezza.
Difficoltà a farsi rispettare
In genere chi sopporta una sofferenza terribile suscita rispetto e una qualche forma di soggezione. Diventa una sorta di martire, di eroe. Basterebbe pretendere il rispetto delle persone nella vita ordinaria, anche nelle più piccole cose, in famiglia e al lavoro, per sentirsi forti e non cadere nel bisogno di essere visti attraverso una malattia.
Incapacità di prendere decisioni importanti
Molte volte la malattia diventa un pretesto per rimandare dei progetti che abbiamo in testa, ma che abbiamo paura di affrontare. Può trattarsi di un cambio di attività o di una separazione. Improvvisamente, la malattia arriva come un’opportunità per sospendere tutto e procrastinare. A quale prezzo, però?
Incapacità di vedere aspetti disfunzionali della propria vita
Se passiamo la vita a correre per non pensare e per non affrontare i nostri lati oscuri, la malattia spesso potrà presentarsi per costringerci a un pit stop. Non ci saranno alternative, allora: si sarà obbligati a prendere le cose con più calma e soprattutto ad ascoltare se stessi. La malattia fa rallentare drasticamente il ritmo e ciò che prima veniva ignorato, prenderà il sopravvento davanti ai nostri occhi.
Tutto ciò è una sintesi dei vari meccanismi di negazione che mettiamo in atto nella vita per allontanarci dalle nostre necessità, che mettiamo sempre da parte, dando la priorità a quelle altrui.
I propri bisogni vanno sempre soddisfatti. È molto importante anche il modo in cui lo si fa. Se una persona adulta non è in grado, per qualche motivo, di riconoscere questi bisogni, il corpo metterà in scena una manipolazione, che sfocerà in una malattia con il solo scopo di appagarli.
Ammetterlo è difficile, perché in genere si attiva una difesa psicologica che impedisce di prenderne coscienza.
Ogni volta che si presenta un sintomo, dunque, può essere utile:
- Chiederci che cosa ci permette di fare di diverso da prima e fare un elenco.
- Rileggere l’elenco senza giudizio, ma riconoscendo a noi stessi il diritto di esprimere dei bisogni latenti.
- Concederci di manifestare queste necessità apertamente, ammettendoli prima a noi stessi e parlandone poi con gli altri.
In molti casi, la malattia piano piano se ne va, perché perde la sua funzione e diventa a quel punto inutile.
ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE UFFICIALE SU TELEGRAM PER RICEVERE E LEGGERE RAPIDAMENTE TUTTI I NUOVI ARTICOLI
Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto di Freepik
Copyright – Se non diversamente specificato, tutti i contenuti di questo sito sono © GenerazioneBio.com/Tutti i diritti riservati – I dettagli per l’utilizzo di materiali di questo sito si possono trovare nelle Note Legali.