Si sa: non è tutto oro quello che luccica. Una frase fatta e scontata, che si adatta però alla perfezione a un fenomeno a cui stiamo assistendo sempre più frequentemente: anche nel mondo dei guru della spiritualità molte maschere stanno cadendo.
Numerosi sono i volti che oggi stanno svelando la loro reale natura e non è detto che ciò sia un male o qualcosa di cui dispiacersi. Quando la verità prevale, è sempre un trionfo.
Ci sono quelli più famosi. Molti li abbiamo seguiti per anni, abbiamo acquistato i loro libri e frequentato i loro seminari e, per molto tempo, ci siamo lasciati ammaliare, ritrovandoci spesso persino a pendere dalle loro labbra.
Poi ci sono quelli che operano con platee meno folte, ma che allo stesso modo si adoperano per fare proseliti, raccogliere seguaci e, pur nel loro piccolo, cavalcare l’ondata del marketing della spiritualità. Come se quest’ultima fosse un gioco e non una cosa seria.
Il problema, però, non è tanto il mercato che è stato messo in piedi. Non è il giro di soldi, che viene comunque da molti criticato. Infatti, il punto non vuole essere qui demonizzare il denaro. Il denaro altro non è che energia di scambio tra due parti. L’una propone un servizio di valore e l’altra lo paga.
Il punto è proprio questo: ciò che viene offerto è sempre un servizio di valore?
L’impressione è che, in verità, molti di questi personaggi, più che dei maestri spirituali – come i loro seguaci li considerano – siano solo degli incantatori.
Sono sicuramente dei bravi oratori che però, con l’uso sapiente delle parole, compiono dei veri e propri incantesimi. Parlano, ma in fondo in fondo non dicono niente. Ti lasciano costantemente con un senso di vuoto. Partecipi a un seminario, vieni sedotto per qualche ora, poi torni a casa e tutto torna come prima, perché è come se mancasse un pezzo. Allora ti illudi che quelle lacune saranno colmate al seminario successivo. Eppure ti iscrivi, partecipi, ma la storia si ripete e ti ritrovi a girare in tondo, senza veramente compiere quel percorso evolutivo che ti viene promesso.
Vieni mantenuto – fosse anche in buona fede – in un limbo, mentre ti inganni di essere su un percorso spirituale, con l’illuminazione come traguardo ultimo.
Il problema è che questi personaggi tendono a mantenerci ancorati, con i loro infiniti giri di parole, nella nostra gabbia mentale. Inscatolati dentro a un’illusione.
Questo genera una sottile e subdola forma di dipendenza, grazie alla quale le sale si riempiono e il numero di seminari si moltiplica.
In quelle occasioni vengono dispensati consigli e mezze verità e quasi sempre, anestetizzati dalla loro personalità egoica, dal pulpito da cui parlano questi sedicenti maestri ci invitano a combattere il nostro, di ego, per sopprimerlo. Come se questo non fosse (con il giusto equilibrio, però!) un requisito essenziale per sperimentare la nostra esistenza fisica.
Che senso ha riempirsi la bocca di parole come amore, cuore, illuminazione, presenza, evoluzione senza che venga mai fornito, poi, uno strumento completo e davvero pratico ed efficace, che sposti l’attenzione dalla mente al cuore?
Rumore, brusio, disturbo: spesso ciò che diffondono questi individui è solo questo.
E noi, come bambini immaturi ancora alla ricerca di un surrogato di quella mamma e di quel papà che non hanno saputo guidarci verso la scoperta e lo sviluppo di noi stessi, ci lasciamo affascinare.
È quando però si riesce, finalmente, a fare il giro di boa e si inizia a percepire con la pancia – e non più solo attraverso l’intelletto – che tutte quelle parole suonano all’improvviso vuote e insignificanti.
La chiave di un percorso di risveglio è proprio imparare a percepire. Invece di continuare a rincorrere una conoscenza sterile, con l’illusione di poter trovare la verità sulla base di mere nozioni, è arrivato il tempo di imparare a sentire. Quando senti, sai. Non serve più niente altro.
Ecco allora l’importanza di sviluppare una consapevolezza interocettiva, una sensibilità agli stimoli esterni.
Quando senti parlare qualcuno, quando leggi alcune parole – comprese queste – fai attenzione a come reagisce il tuo corpo. Ascoltalo. Che sentimenti provi? Hai i brividi, oppure senti un movimento spiacevole nei visceri? Il tuo respiro diventa improvvisamente più affannoso o si placa? Provi fastidio? Il tuo umore cambia in meglio o in peggio?
Appena impari a fare questo, diventi una persona libera.
Impari a selezionare, in un mondo dove ormai tutti canalizzano tutto e vogliono insegnare agli altri cose che loro stessi non hanno ancora imparato, non tanto quello che sarà il tuo guru di turno, ma i tuoi compagni di viaggio. Persone umili, che si pongono sul tuo stesso piano e che sappiano ispirarti con il loro esempio, senza volerti insegnare nulla. Persone che sappiano anche lasciarti andare, quando il loro ruolo nella tua vita sarà esaurito. Senza attaccamento.
Pazienza se per un po’ non lo hai saputo fare. Non rinnegare nulla di ciò che è stato, perché ti è servito ad arrivare qui, dove ti trovi ora. Quelle esperienze ti hanno permesso di crescere. Spesso per imparare cos’è la luce bisogna attraversare il buio della notte.
Come il seme del fiore che resiste al gelido inverno per poi sbocciare in primavera, anche tu dopo essere stato soffocato dall’umida terra sei finalmente pronto a fiorire in tutta la tua bellezza, ora che sai riconoscere la tua verità.
Chi ti vuole ancora subdolamente tenere appeso a un filo e manipolare, ringrazialo per ciò che è stato e poi lascialo andare. Se poi ti capiterà di avere qualche dubbio su qualcuno, guardalo negli occhi e cerca in essi quella stessa luce di cui tanto parla. Se ciò che vedi è solo oscurità, avrai la risposta che cercavi.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
(ascoltando i Nirvana)
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Foto di Stefan Klee da Pixabay
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