Uno dei consigli principali della Medicina Naturale sui vestiti è quello di NON utilizzare mai dei vestiti sintetici.
Prestare attenzione all’alimentazione e allo stile di vita potrebbe non essere sufficiente, se si trascura la qualità dei tessuti che indossiamo e con cui arrediamo la casa.
L’argomento ha avuto molta eco nel 2009, quando la FAO, settore delle Nazione Unite dedicato ad agricoltura e alimentazione, ha inaugurato a Roma l’Anno Internazionale delle Fibre Naturali. Per evitare che il consumo di tessuti naturali continui a diminuire, l’organizzazione ha fatto conoscere i vantaggi delle stoffe naturali attraverso mostre, sfilate e concorsi. Con il progetto Fibre Naturali anche Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, ha iniziato a occuparsi dell’industria tessile.
Dalle più comuni come cotone, lino e lana, alle meno conosciute quali canapa e viscosa; dalle stoffe più pregiate come cachemire e seta, a quelle più esotiche quali la borra di cocco o il pelo di cammello; le fibre naturali includono innumerevoli stoffe diverse.
Per migliaia di anni la produzione tessile ha fatto ricorso esclusivamente alle fibre naturali, fino a quando non hanno fatto la loro comparsa sul mercato le fibre chimiche, come il nylon e il poliestere. Le fibre chimiche, prodotte su scala industriale, in tempi brevi e con costi irrisori, si adattano bene alle nuove esigenze dell’industria tessile e per questo hanno lentamente rimpiazzato le fibre naturali.
Non si tratta, però, di un passaggio indolore, questa trasformazione del mercato porta con sé conseguenze significative, sia sociali che ambientali. Dietro alla produzione di fibre naturali ci sono comunità di allevatori e di contadini che quelle fibre le allevano o le coltivano: il declino delle fibre naturali ha messo in crisi economie e tradizioni locali. Se fino a cinquanta anni fa la lana costituiva un’importante risorsa economica per chi la produceva, oggi il suo prezzo di vendita si è abbassato a dismisura, rendendo la tosa una pratica economicamente insostenibile. I piccoli allevatori devono smaltire la lana – che la legge considera rifiuto speciale – pagando costi elevati, oppure in alcuni casi se ne disfano bruciandola o sotterrandola, inquinando l’ambiente e mandando contemporaneamente in fumo un immenso bagaglio di conoscenze e di saperi.
Con il progetto Fibre Naturali, l’associazione per alimentazione sostenibile Slow Food estende la sua attività al settore tessile poiché vestirsi è un atto agricolo, proprio come mangiare.
La biodiversità e le tradizioni locali si tutelano anche quando si compra un maglione o una coperta, proprio come quando ci si siede a tavola.
Fibre naturali o sintetiche? Animali o vegetali? Sono tante le scelte che deve affrontare il consumatore quando entra in un negozio di vestiti. L’etichetta resta la fonte d’informazione più importante per assicurarci che anche i capi che indossiamo siano sempre puliti e giusti. Vi sono anche innumerevoli trappole, però, poiché materiale e provenienza dei capi non sempre sono segnalati come prevede la legge.
Nell’acquisto dei capi di vestiario un’attenzione speciale va prestata, in particolare, ai tessuti da portare a contatto con la pelle. I diversi materiali vanno scelti in base alla loro capacità di garantire il maggior benessere nelle differenti condizioni.
Che le fibre sintetiche non lascino respirare la pelle non è un mito: non permettono né la circolazione d’aria né l’evaporazione del sudore. Si forma quindi una cappa calda e umida all’interno dei capi, indesiderabile dal punto di vista igienico anche perché ideale per la riproduzione di batteri.
Trattenendo gran parte del sudore inoltre, questi capi vanno lavati più spesso di quelli in fibre naturali. Al lavaggio, essi rischiano facilmente di restringersi o di rovinarsi. Dal punto di vista economico, quindi, l’investimento in un capo naturale conviene per diversi motivi.
Oltre agli svantaggi per la salute, vi è il problema delle allergie: molte persone sono allergiche a poliesteri come nylon e acrilico.
Le fibre naturali, lana, seta, cotone e lino, assorbono l’umidità della cute e la lasciano traspirare: quando la pelle sotto il vestito si carica di vapore, ne permettono la fuoriuscita immediata. Le fibre naturali, inoltre, sono da preferire rispetto ai tessuti sintetici anche dal punto di vista della sicurezza, in quanto sono ininfiammabili e non accumulano energia elettrostatica, cioè non provocano scintille in seguito a sfregamento.
Il cotone possiede un alto potere di assorbire l’umidità: può trattenere una quantità d’acqua pari al suo peso; è un buon conduttore di calore e, quindi, disperde velocemente quello del corpo; poiché resiste alle alte temperature, lo si può sterilizzare con la bollitura mostrandosi quindi particolarmente adatto per gli indumenti intimi, poichè permette di eliminare microrganismi e funghi responsabili di infezioni della pelle.
I tessuti di lino sono più freschi di quelli di cotone, perché hanno un maggiore potere di disperdere il calore del corpo. Secondo i risultati di alcune recenti ricerche, il lino svolge un’azione curativa e lenitiva; per questo motivo è particolarmente indicato per chi soffre di malattie della pelle. Resiste molto bene alle alte temperature.
La lana è un isolante sia contro il freddo sia contro il caldo è altamente traspirabile, la pelle si mantiene asciutta. Essa è impermeabile all’acqua e assorbe l’umidità. Può trattenere il sudore, quindi non provoca una sensazione di bagnato. La lana che si trova comunemente in commercio, compresa quella che reca il marchio “pura lana vergine“, per evitare il restringimento viene sottoposta a un processo chiamato superwash: su sua superficie si applica una resina sintetica che riduce le proprietà traspiranti del tessuto e può causare irritazioni sui soggetti che hanno la pelle delicata. Per ovviare a questo inconveniente, in commercio esistono magliette e body a doppia filatura, lana all’esterno e cotone a contatto della pelle.
La seta come la lana, isola dal caldo e dal freddo e lascia trasudare la pelle, a meno che non sia stata tessuta a trama molto fitta e svolge attività antibatterica; è indicata in particolare per mantenere asciutte le ascelle e la zona dell’inguine e per i neonati, che hanno la pelle molto delicata. Secondo alcuni studi la seta cede piccole quantità di proteine alla cute, attivandone i processi vitali.
LE FIBRE SINTETICHE
- Con lo sfregamento le fibre sintetiche accumulano un’elevata carica elettrostatica. Ne è prova il fatto che, se si indossa una maglietta di fibra sintetica per un’intera giornata, al momento di toglierla la si sente crepitare, i peli del corpo e i capelli si rizzano e talvolta, a contatto con un metallo, si forma addirittura una scintilla. Oltre a interferire con gli scambi elettrici dell’organismo, le fibre sintetiche tendono ad accumulare polvere e sporco.
- L’acrilico, il poliestere e il polipropilene hanno una scarsissima traspirabilità e danno alla pelle una sensazione di appiccicaticcio.
- I coloranti sintetici, secondo alcune ricerche, possono essere responsabili di allergie da contatto. Per gli indumenti che si indossano direttamente sulla pelle si consiglia di scegliere tessuti tinti con colori naturali oppure non tinti.
Per la produzione dei vestiti sintetici, si usano petrolio e suoi derivati che vengono prodotti dalle multinazionali. Utilizzandoli giornalmente essi facilitano l’accumulo dello stress e sono co-fattori di malattie.
Scarpe di gomma, vestiti sintetici, sono pericolosi per le cariche elettrostatiche che si aggiungono al vostro corpo e che vi rendono carichi di energia elettrostatica positiva, rispetto alla massa della Terra! Da qui l’importanza di praticare earthing, nel tentativo di arginare il problema.
Le scarpe da tennis e/o similari sono controindicate, così come tutte le altre scarpe che non sono di cuoio, suola compresa; le scarpe con la gomma isolano il corpo dalla terra e quindi le cariche positive di elettricità’ statica NON si scaricano a massa.
Tutta questa energia elettrostatica accumulata non fa altro che aggiungere tensione cellulare e nervosa, quindi stress allo stress della vita quotidiana, generando forte nervosismo, e con il tempo anche alterazione della flora batterica intestinale la quale e’ molto sensibile alle variazioni elettromagnetiche degli organismi viventi.
Vi è sempre un accumulo di energia elettrostatica, quando vi è intossicazione di cellule e tessuti e quindi infiammazione. Le alterazioni degli enzimi, della flora, del pH digestivo e della mucosa intestinale influenzano la salute, non soltanto a livello dell’intestino, ma anche nel resto dell’organismo.
La buona notizia è che la sensibilizzazione sull’argomento, sta per aprire un nuovo scenario: buona parte dei 38 milioni di tonnellate di fibre sintetiche prodotte ogni anno dall’industria petrolchimica potrebbero infatti essere sostituite da eco-fibre, composte da proteine provenienti dagli scarti naturali. Riciclabili, biodegradabili, facilmente lavorabili e duttili, le fibre naturali potrebbero garantire una produzione di materiali costante nel tempo, con un impatto ambientale minimo. Secondo i ricercatori inoltre, la loro commercializzazione aumenterebbe anche i profitti dei mercati più deboli.
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Articolo di generazionebio.com
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