Già in tempi non sospetti il grande Leonardo Da Vinci sottolineava come tutto, nell’Universo, sia collegato con tutto.
La sincronicità è un aspetto inevitabile dell’attività umana, anche da un punto di vista commerciale e sociale. Ci sono degli schemi ben precisi che manifestano questa sincronicità nelle nostre attività.
Siamo tutti letteralmente connessi e non si tratta di un’espressione meramente new age. Può sembrare un pensiero astratto, ma tutta l’umanità è davvero collegata a livello psicofisico. Lo è attraverso le interazioni, le regole della società, la chimica che introduciamo nel nostro corpo, gli eventi geologici, gli schemi, i bisogni primari e la natura che ci permea.
Le nostre attività di connessione, d’altronde, mimano i processi biologici che ci tengono in vita, i nostri cicli circadiani sono sincronizzati con la rotazione planetaria e il nostro umore è influenzato in modo significativo dal tempo atmosferico.
Tutto è connesso con tutto.
Se a tutto ciò aggiungiamo anche l’uso di internet e degli smartphone, non è difficile pensare all’umanità come ad un unico immenso organismo.
Le piattaforme social come Facebook, Twitter e Instagram diffondono nel mondo intero una quantità immensa di informazioni che arriva da persone sparse in tutto il globo.
Twitter ha dimostrato di essere la migliore piattaforma per tracciare gli schemi di questa sincronizzazione attraverso i social media. Se si pensa che questo è possibile in soli 140 caratteri, si ha l’idea della potenza di un mezzo di questo tipo.
Su Twitter si generano dei trend tramite i quali le persone esprimono la loro opinione. Inoltre, la piattaforma è ottima per discutere di qualcosa che coinvolge o preoccupa un ampio gruppo di persone. Lo schema della sincronicità si può tracciare semplicemente osservando le attività quotidiane sulla scala di una determinata area geografica, come una città, una nazione o il mondo intero.
In una ricerca pubblicata sul Journal of the Royal Social Interface, alcuni studiosi del New England Complex Systems Institute (NECSI) hanno osservato un nuovo modello di attività sincronizzata: un picco simultaneo di attività che si dipana lungo il pianeta, dall’Europa, all’Africa, passando da Asia e Oceania. Sono stati osservati oltre 500 milioni di tweet che raccoglievano la sincronizzazione creata dalla routine quotidiana di tutti.
Soffermandosi su una singola città, l’attività umana si presenta come un battito cardiaco, con il primo forte picco di attività che si verifica quando le persone iniziano il lavoro. Un picco secondario di attività arriva dopo il lavoro. Un picco finale, anche se meno rilevante, ha luogo quando le persone stanno per andare a dormire.
Questi modelli quotidiani sono stati analizzati per un anno intero. Lo studio ha mostrato che questi modelli seguono il programma di lavoro delle persone a prescindere dai cicli naturali del giorno e della notte.
In totale, sono state osservate 52 aree metropolitane in tutto il mondo. Anche se il pattern del battito cardiaco è rimasto lo stesso in quasi ogni zona, la densità dei picchi sembrava cambiare in termini di dimensioni e durata. Di sicuro non sorprende sapere che nella stessa città, oppure nella stessa longitudine o fuso orario le persone tendano ad avere delle abitudini simili.
La sincronicità nelle attività quotidiane delle persone è però testimoniata in tutto il mondo, specialmente nella zona continentale euroasiatica.
Questo livello di sincronia rivela un’interconnessione complessa che caratterizza il mondo di oggi, ma si tratta di una connessione a livello mentale.
Vengono condivise idee, informazioni, emoticon, ma nessuno sa davvero come l’altro si sente. Per questo motivo parlare con qualcuno di persona è il modo migliore per mantenere viva una relazione. Potremmo però sfruttare questo mezzo così potente per andare oltre, per creare un sistema dove c’è una tale interconnessione, ma ad un livello più emotivo, più profondo. Per andare oltre le apparenze, per creare un unione ancora più solida.
E se fosse questo un modo per unirsi davvero e cambiare il paradigma della vita?
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Articolo di generazionebio.com
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