A tutti i bambini che sono cresciuti nel caos, nella discordia, nella violenza e nell’assurdità.
A tutti quei cuori infranti, quei destini oscurati, quei bambini feriti che sono destinati a diventare adulti sensibili e con quel tipico senso di mancanza.
A te, mio piccolo Papà Arrabbiato, che amo nonostante tutto, tu che in fondo non sei altro che un bambino ferito e mai guarito.
A tutti coloro che soffrono per la disperazione.
E’ bel tempo e urli.
Piove e urli.
Fa freddo e urli.
Sei arrabbiato, ancora una volta, come sempre. Per me è normale: è così che ti ho conosciuto. Un padre che urla, offende, disprezza, digrigna i denti. Un padre che non mi ha mai protetto. Un padre che mi ha aggredito psicologicamente per tutta la vita. Un padre ribelle, aggressivo, immaturo, instabile, infelice, impotente. Un padre turbato da un passato per lui troppo doloroso, un boia che non si è mai salvato dal proprio aggressore.
Se ti sfiora il vento, ti irriti, l’abbaiare del cane ti innervosisce, la vita ti travolge e… che dire di come mi tratti, come se fossi meno di niente.
Nonostante questa infanzia caotica e brutale che mi hai dato, so dentro al mio cuore che sei una brava persona. Tuttavia, le persone buone con un passato difficile e irrisolto possono a volte diventare dannose e pericolose. Sfortunatamente, sei una di quelle persone velenose da cui ho dovuto proteggermi da subito, per non soccombere al dolore e alla paura, io che ero impotente davanti a tutta quella rabbia e al tuo male di vivere.
Sono dovuto diventare adulto in fretta, perché ho capito subito che per camminare al tuo fianco dovevo proteggermi emotivamente. Ho capito con sgomento che non avrei mai avuto un padre come gli altri e che avrei dovuto amarti, mantenendo quella distanza emotiva che mi aiutasse a superare indenne le tue esplosioni di rabbia e le tue crisi di identità.
Mai ho parlato di questo pubblicamente, perché parlare del proprio carnefice è un tabù, ma ho scelto di farlo, oggi, perché questo potesse essere di ispirazione ad altri papà come te, o ad altri bambini cresciuti in questo modo, allo scopo di aiutarli a fare pace con il loro passato, reclamando l’opportunità di diventare quell’eroe che ogni papà dovrebbe essere, usando in modo costruttivo il bagaglio di sofferenza, per prosperare, incarnare la resilienza, la speranza, il coraggio e l’umanità che giace in ciascuno di noi.
Mi ha spinto ad espormi un uomo in farmacia, che ha urlato alla sua famiglia frasi brutali, ricordandomi di quando mi umiliavi in pubblico. Ho provato così tanta rabbia, che stavo per andare da quest’uomo e dirgli “Smetti di ferire tua figlia. Lascia vivere. Lascia che si emancipi. Risparmia la tua famiglia, se non puoi salvarti tu. Almeno a lei devi rispetto e amore incondizionato”.
Vorrei che la vita di chiunque fosse risparmiata da tanta rabbia e tanta violenza, così diffuse.
Vorrei che le persone che soffrono evitassero di far ricadere tutto questo su chi hanno accanto.
Vorrei che chiunque imparasse a capire profondamente questi padri, rionoscendo i loro errori, senza però rimanere in silenzio.
Vorrei che ciascuno dicesse ciò che pensa intimamente, ma che spesso tace per l’eccesso di ego “Scusami, sono desolato, perdonami, ti voglio bene”.
Vorrei che tutti riconoscessero la via del cuore e trovassero qui la forza di trascendere certi meccanismi di difesa, gli schemi ripetitivi, la sofferenza…
Vorrei che i carnefici guarissero la vittima che c’è dentro ognuno di loro.
Vorrei che le vittime non diventassero a loro volta carnefici, ma che avessero la forza di perdonare.
Vorrei poter ricordare solo la parte migliore di te, mio piccolo papà arrabbiato, perché il resto non lo voglio più e farò di tutto per liberarmene.
Questo è ciò che auguro a tutti, ai bambini-adulti e agli adulti-bambini: fare pace con il passato e poi con noi stessi.
Non lasciamo che vinca la rabbia.
Non lasciamo che la tristezza ci porti ad indossare una maschera di durezza, anche se non ci calza bene, ma che mettiamo per paura di apparire deboli.
Diventiamo gli adulti che avremmo voluto incontrare da bambini.
Impegniamoci ad essere brave persone, non bulli in cerca di amore.
Siamo più forti del dolore che ci stritola le viscere. Domiamo noi stessi: un’emozione alla volta, una situazione alla volta, una relazione alla volta”.
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Traduzione e adattamento di generazionebio.com
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