L’elaborazione emotiva ha un legame con la percezione del tempo, specialmente per quanto concerne musica e film.
I registi dei film sono soliti manipolare il tempo nei loro film, allo scopo di intrattenere il pubblico. Oggi i ricercatori stanno cercando di svelare l’effetto che questo può avere sul nostro cervello.
Si sa ancora poco di come il cervello umano processi il tempo o di come gli effetti slow motion, time-lapse e persino la musica possano alterare la nostra percezione di come questo passi velocemente, modificando le nostre emozioni e le abilità cognitive.
Clemens Wollner è un ricercatore di musicologia cognitiva presso l’Università di Amburgo in Germania. Egli descrive una scena celebre del film Forrest Gump come esempio.
Quando il protagonista viene inseguito da alcuni bulli in bicicletta, egli corre in modo goffo prima di prendere velocità.
E’ una scena molto profonda ed è presentata in slow motion. Questo effetto, insieme alla carica emotiva della musica influenzano la nostra percezione e cognizione del tempo.
Il modo in cui la mente percepisce il tempo è qualcosa che i ricercatori stanno iniziando solo adesso a studiare ad un livello profondo e presto potranno integrarsi ad altri studi legati al nostro benessere.
La teoria è che, durante le scene particolarmente emozionali, siamo molto suscettibili alle informazioni e assorbiamo più informazioni. Il nostro cervello è in uno stato di maggiore allerta, perciò abbiamo la sensazione che il tempo scorra più lento.
Per arrivare ad ulteriori conclusioni, si sta esaminando l’utilizzo dello slow motion nella musica, nella danza, nelle arti performative e negli audiovisivi come film ed eventi sportivi.
C’è un progetto avviato di recente che prevede sei studi e quindici esperimenti in materia.
Ciò che è stato scoperto finora è che le scene in slow motion prese dai film stimolano in chi le guarda una reazione emotiva e psicologica, oltre ad un particolare movimento degli occhi. E questa reazione cambia quando la stessa scena viene riproposta ad una velocità normale.
Durante lo slow motion, lo sguardo è maggiormente disperso. In tempo reale, invece, gli occhi tendono a concentrarsi maggiormente sul personaggio principale.
In altre parole, il rallentatore permette agli spettatori di cogliere dettagli che altrimenti non avrebbero notato.
Altri esperimenti che fanno parte di questo progetto, stanno analizzando anche come la musica sia capace di influenzare la nostra percezione del movimento e del tempo.
Nell’ambito della ricerca, si esaminerà anche come avviene la percezione di dilatazione del tempo. L’ipotesi è che la ripetizione porti il tempo ad accelerare. Ecco perché la prima volta che ci rechiamo in un luogo sconosciuto il viaggio sembra molto lungo, mentre il ritorno ci sembra più veloce.
In questo fenomeno, la musica ha un ruolo enorme, perché influenza le aspettative degli spettatori.
Lo scopo ultimo della ricerca è arrivare a capire se tutto questo possa essere di sostegno nella risoluzione delle malattie, specialmente quelle dove la componente temporale è molto presente, come ad esempio il morbo di Parkinson.
ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE UFFICIALE SU TELEGRAM PER RICEVERE E LEGGERE RAPIDAMENTE TUTTI I NUOVI ARTICOLI
Articolo di generazionebio.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto di Freepik
Copyright – Se non diversamente specificato, tutti i contenuti di questo sito sono © GenerazioneBio.com/Tutti i diritti riservati – I dettagli per l’utilizzo di materiali di questo sito si possono trovare nelle Note Legali.