Può sembrare scontato che praticare delle escursioni nella natura sia un ottimo strumento per alleggerire la mente, rilassare il corpo e nutrire l’anima. Oggi la scienza è arrivata a scoprire molto di più: questa pratica è in grado di apportare modifiche positive al cervello.
Chi si immerge nella natura lo sa: dopo pochi minuti si è pervasi da una sensazione di calma e felicità difficili da provare altrove. Proprio per questo, l’escursionismo è ottimo per chi è solito rimuginare. Spesso capita di essere consumati dai pensieri negativi, che impediscono di godere al massimo della vita. La situazione può sfuggire talmente di mano da portare all’ansia e alla depressione. Uno studio pubblicato dalla rivista Proceedings of The National Academy of Science ha però svelato che il tempo passato nella natura scioglie i pensieri ossessivi in maniera significativa.
I ricercatori hanno confrontato il rimunginio riferito dai partecipanti che hanno passeggiato in un ambiente urbano e da coloro che hanno invece attraversato un territorio selvaggio. Il risultato è stato che chi cammina per 90 minuti nella natura si ritrova a liberarsi più facilmente dai pensieri, mostrando una riduzione dell’attività della corteccia prefrontale subgenuale, un’area del cervello correlata alla malattia mentale. Una riduzione che non si manifesta in coloro che camminano in città.
Non è un caso che l’aumento delle aree urbane sia strettamente correlata al numero in costante salita dei casi di depressione e malattia mentale.
La soluzione, per chi vive in città, è facile: prendersi ogni volta che si può il tempo per immergersi nella natura può offrire immensi benefici alla nostra salute mentale e fisica.
Questo avviene anche perché, grazie a questa pratica, risulta più semplice scollegarsi dalla tecnologia: farlo e, contemporaneamente entrare in contatto con un ambiente naturale, migliora la capacità individuale di trovare delle soluzioni creative ai problemi. Del resto, siamo abituati a ricorrere alla tecnologia per ogni cosa: starne lontani ci porta a riattivare il pensiero creativo di fronte a qualsiasi attività in cui siamo coinvolti.
Tecnologia e rumore sono distruttivi, perché rubano costantemente la nostra attenzione e ci impediscono di concentrarci, mettendo sotto pressione le nostre funzioni cognitiva. Perciò, una lunga escursione, senza tecnologia e nel silenzio della natura, può ridurre la stanchezza mentale, alleviare i pensieri e stimolare il cervello al pensiero creativo.
Questa attività giova moltissimo anche ai bambini che hanno ricevuto una diagnosi di ADHD, secondo uno studio dove è emerso che i sintomi si riducono notevolmente se i piccoli fanno attività all’aperto, immersi nel verde.
Oltre a tutto ciò, non bisogna dimenticare che le escursioni rappresentano un modo per fare attività fisica: si possono bruciare dalle 400 alle 700 calorie all’ora, a seconda della difficoltà del percorso. Rispetto ad altre attività, come ad esempio la corsa, è meno debilitante per le articolazioni.
Infine, da uno studio condotto dalla University of British Columbia, è risultato che l’esercizio aerobico aumenta il volume dell’ippocampo, quell’area del cervello associato alla memoria spaziale ed episodica, nelle donne di età superiore a 70 anni. Quindi, effettuare regolarmente delle escursioni mette al riparo dal rischio di perdere la memoria. Non solo, perché lo stesso studio ha rilevato che questa attività riduce l’ansia, migliora l’autostima e stimola il rilascio di endorfine.
Iniziare a praticare escursionismo è più facile che mai: basta affrontare dei percorsi alla propria portata e non pretendere troppo da se stessi. All’inizio possono anche bastare delle lunghe passeggiate al parco. E’ importante, quando si affrontano dei percorsi in montagna, dotarsi di scarpe da trekking robuste, di un cappello e di una bottiglia di acqua. E’ inoltre fondamentale vestirsi a strati, così da poter affrontare eventuali sbalzi di caldo e freddo. Molto utili sono anche i bastoni da trekking, che aiutano ad aumentare la velocità e alleggeriscono la pressione alle ginocchia.
Pronti? Via!
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Articolo di generazionebio.com
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