Gli scienziati hanno scoperto che i neuroni nel cervello dei mammiferi sono in grado di produrre fotoni di luce, ormai noti come biofotoni.
I fotoni appaiono all’interno dello spettro visibile che va dalla luce infrarossa fino all’ultravioletta.
Questo ha fatto ipotizzare che i neuroni nel cervello possono essere capaci di comunicare attraverso la luce e che il nostro cervello abbia dei canali di comunicazione ottica. I ricercatori non sanno però, ancora, che informazioni siano in grado di scambiarsi.
Se però ha luogo questa comunicazione ottica, può significare che i biofotoni che vengono prodotti dal nostro cervello possono essere influenzati dall’entanglement quantico. Questo significa che può esserci un legame molto stretto tra questi fotoni e la consapevolezza, ovvero quella che molte culture e religioni definiscono come Spirito.
Un paio di esperimenti hanno portato i ricercatori a scoprire che il cervello dei topi può scambiare solo un biofotone al minuto, ma il cervello umano può scambiare più di un miliardo di biofotoni al secondo. Questo porta a chiedersi se non sia possibile che più luce viene prodotta e scambiata tra i neuroni, più elevata sia la consapevolezza.
Se veramente esiste questa correlazione tra biofotoni, luce e coscienza, questo può avere delle grosse implicazioni sulla luce inimmaginabili.
Basta pensare ai numerosi testi religiosi del passato, che risalgono agli albori della civiltà, che riferiscono di santi ed esseri ascesi, che hanno intorno alla testa ciò che noi definiamo aureola.
E se questo cerchio illuminato altro non fosse che l’emanazione di una coscienza superiore, quindi di una frequenza più elevata con cui i biofotoni vengono prodotti?
Del resto, questi individui vengono da sempre definiti come illuminati, denotando un’altra chiara correlazione con la luce.
Ciò che spicca di più in questa scoperta è il fatto che il nostro cervello sia in grado di produrre luce e che, di conseguenza, è probabile che coscienza e spirito non siano dentro al nostro corpo. Questo particolare è stato finora trascurato dai ricercatori.
In base all’entanglement quantico, due fotoni che hanno interagito tra loro per un certo tempo si influenzano uno con l’altro anche a distanza.
Potrebbe allora esistere un mondo dentro la luce, a prescindere da dove si trovano i fotoni nell’universo e questi potrebbero comportarsi come portali che attivano la comunicazione tra i due mondi. Spirito e consapevolezza è possibile che comunichino con il nostro corpo attraverso i biofotoni. E più luce viene prodotta, più ci risvegliamo e abbracciamo l’unità e la coscienza.
Questo potrebbe anche spiegare come mai lo stato di un fotone viene influenzato semplicemente da un’osservazione consapevole, come è stato dimostrato grazie a numerosi esperimenti.
Per ora queste rimangono semplici elucubrazioni. Però è importante farsi delle domande e ipotizzare che dei fenomeni metafisici possano spingersi vicino alla verità a alla comprensione di cosa sia la coscienza, da dove proviene e quali sono i misteri insiti nella luce.
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Articolo di generazionebio.com
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