E se le cause che stanno alla base dell’obesità non fossero semplicemente un’alimentazione eccessiva e disordinata, la poca disciplina e la pigrizia? Se in realtà fosse il corpo stesso a voler essere grasso ad ogni costo?
Un interrogativo che può suonare ridicolo ma che, quando viene analizzato attraverso le teorie di Jon Gabriel, ideatore del celebre Metodo Gabriel, inizia ad acquisire senso.
Secondo Gabriel, il nostro corpo ha la capacità di costringerci a mettere su peso, allo stesso modo in cui ci “forza” a respirare. Il nostro sistema è infatti programmato geneticamente per sopravvivere e, in base agli stimoli esterni, può comportarsi di conseguenza, accendendo o spegnendo delle reazioni biologiche.
Per fare qualche esempio: durante l’era glaciale e i periodi di carestia, la sopravvivenza viene garantita dal grasso che rimane immagazzinato nel sistema; durante la gravidanza, le donne mettono su peso per garantire il nutrimento al nascituro; durante il periodo invernale si tende ad ingrassare come forma di protezione dal freddo.
Oggi non si può certo dire che siamo in carestia, ma alcuni programmi sono parte della nostra eredità genetica e si attivano perché confondono alcuni stimoli esterni – interpretandoli come delle minacce – e restano accesi per consentirci di sopravvivere. E’ il nostro cervello rettiliano che giostra tutto. Spesso, quindi, il corpo ingrassa per curare i nostri interessi. Quando questi programmi sono attivi, avviene anche un grande cambiamento sull’asse ormonale, che può portare all’aumento dell’appetito e al rallentamento del metabolismo.
Questa teoria è in grado di spiegare anche la ragione per cui alcune persone, pur abbuffandosi, non ingrassano, mentre altre, pur avendo provato meticolosamente qualunque dieta, non riescono a dimagrire. Semplicemente, nel sistema di queste ultime si accende quel programma di protezione che rallenta la combustione delle calorie e porta ad immagazzinare più scorte di grasso possibili.
Oggi il grasso non ci è di alcuna utilità, a scopo di sopravvivere, ma lo stress della vita moderna produce gli stessi segnali chimici che venivano ricevuti dai nostri antenati durante la carestia o l’era glaciale. Di conseguenza, quando il corpo viene forzato a violare questo programma di sopravvivenza, attraverso una dieta, si va contro natura, in un certo senso. La chiave dovrebbe essere capire che cosa accende questo programma di sopravvivenza e portare il nostro sistema a spegnerlo in maniera naturale e definitiva, anziché combatterlo. I fattori sono numerosi. Si può trattare, ad esempio, di un’alimentazione totalmente deprivata di nutrienti e di alimenti freschi e vivi. Possono essere le tossine, o gli additivi e i coloranti alimentari: l’organismo, per cercare di proteggersi, usa il grasso per isolare le cellule dai veleni esterni.
Un fattore che viene poco esplorato, quando si tratta di questo argomento, è quello legato alle minacce mentali ed emotive che il nostro sistema percepisce. Occorre sempre ricordare, che il nostro corpo non distingue tra realtà e immaginazione, tra emotivo e fisico: una minaccia è pur sempre una minaccia e innesca uno specifico segnale chimico che invia il messaggio “Aiuto, non sono al sicuro”. Seguono alcuni esempi.
Carestia Mentale
Il nostro sistema non distingue tra fame fisica, mentale ed emotiva. Si può essere affamati di amore, di divertimento, di gioia, di esperienze di vita più profonde ed entusiasmanti. Tutti questi desideri mentali ed emozionali possono stimolare nel cervello gli stessi segnali che vengono inviati quando occorrono dei nutrienti materiali. Il nostro organismo traduce tutto questo con la necessità di cibo e, come conseguenza, si attivano i programmi di sopravvivenza descritti in precedenza.
Paura di terminare le scorte
Oggi uno dei timori più diffusi tra la popolazione è quella di rimanere senza soldi e perdere tutto. Questa percezione invia un segnale al corpo che afferma che le risorse sono limitate. Anche in questo caso, l’unica risorsa che conosce il corpo materiale è il cibo e per questo si innesca il timore della carestia, che porta ad immagazzinare più grasso possibile.
Obesità emotiva
Non è qualcosa di cui si è consapevoli. Se però, ad un certo punto della vita una persona associa il grasso alla sensazione di sicurezza, il corpo andrà in modalità protettiva, portando appunto ad un accumulo di grasso difficile da controllare con i metodi convenzionali.
Credenze limitanti
Le credenze, anche se non ce ne rendiamo conto, controllano in modo molto potente il nostro corpo. Chiunque abbia delle credenze, magari inculcate dalla famiglia, legate al peso, spesso finisce per metterne in atto materialmente il significato, in maniera inconsapevole.
Per tutte queste ragioni è indispensabile, oggi, cambiare punto di vista e comprendere che quasi mai una dieta funziona, se prima non si risolve la causa mentale ed emotiva dell’obesità. Il passaggio necessario è quello di individuare questi blocchi, scioglierli, e poi – solo allora – procedere con un’educazione alimentare adeguata e uno stile di vita sano e attivo. Questa visione a 360°, che contempli anche il livello emotivo e non solo quello materiale, può garantire risultati a lungo termine e portare a dimenticarsi di qualsiasi dieta restrittiva, perché semplicemente questa potrebbe non rendersi più necessaria.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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