Quando torna in superficie un ricordo, oppure veniamo in contatto con un oggetto del passato, quasi sempre vi è un’emozione associata. Questo vale per il primo giorno di scuola, per il matrimonio, per il souvenir acquistato durante una vacanza speciale, per una fotografia che sbuca da un vecchio cassetto. Le emozioni associate ai ricordi e agli oggetti sono talvolta negative ed è indispensabile liberarsene, per ritrovare una serenità definitiva.
Le due regioni cerebrali note per il loro ruolo determinante nella creazione dei nuovi ricordi sono ippocampo e amigdala. L’ippocampo si occupa di far riemergere i ricordi, di organizzarli e classificarli. L’amigdala è coinvolta nell’elaborazione emotiva di questi ricordi.
Ogni volta che entriamo in contatto con un oggetto del passato, o che riemerge un ricordo, l’emozione ad essi legata si riaccende, tenendoci bloccati in uno schema limitante per la nostra vita presente e per quella che verrà.
Lo stesso vale per le fotografie o gli oggetti delle persone care che sono defunte, che molti tengono in casa in bella vista. Il motivo per cui lo fanno è plausibile: tenere viva un’immagine che non si vuole che svanisca e a cui ci si aggrappa disperatamente. Una foto non ha odore, non ha voce, ma è una memoria e rende omaggio a chi non c’è più.
Allo stesso tempo, però, mantiene vivo il dolore. Per questo, anche se si può avere l’impressione che sia un gesto irrispettoso, queste foto non dovrebbero rimanere in bella vista. Almeno per un certo periodo. La memoria di chi non c’è più andrebbe semmai integrata ad un livello più profondo, per meglio metabolizzarne la perdita.
E’ quasi sempre indispensabile, per la propria sopravvivenza, lasciare indietro un passato doloroso. Senza timore del giudizio. Il che non significa distruggerlo, ma farne tesoro per ritrovare la forza di andare avanti.
Discorso diverso quando si tratta di una relazione conclusa, di un ricodo spiacevole e doloroso che non include alcun lutto. In questo caso, più che nasconderle dalla vista, è necessario liberarsi di vecchie lettere e di fotografie che i rammentano le esperienze difficili che abbiamo vissuto. E’ possibile farlo attraverso il rituale del fuoco.
Sarà sufficiente munirsi di una ciotola ignifuga, o fare uso di un camino esterno, di fiammiferi e di pinze molto lunghe. Mai ricorrere a delle pentole che poi verranno riutilizzate in cucina!!! Chi ne è sprovvisto potrà recarsi in un mercatino dell’usato e cercare una vecchia casseruola di metallo o di ottone. Anche la terracotta va bene. E’ importante compiere questo rituale all’aperto e controllare il fuoco fino a quando non si sarà spento.
Non si deve mai agire spinti dalla rabbia del momento. E’ importante prendere una decisione del genere con calma e considerazione, oltre che con consapevolezza.
Prima di tutto, servirà racimolare tutte le fotografie, le lettere e altri oggetti relativi ad una situazione che vorremmo lasciare andare definitivamente. Non bisogna mai includere documenti legali in tutto questo, perché possono sempre tornare utili. Via libera, invece, a ritagli, vecchi giornali e, come detto prima, vecchie lettere o fotografie: qualunque cosa che stimoli un’emozione di dolore e che si possa bruciare.
C’è un’altra possibilità, per chi non ha niente da bruciare: scrivere una lettera alla persona o alle persone coinvolte, oppure un riassunto di ciò che è successo e che si desidera lasciare andare.
Il rituale si può svolgere in solitudine, oppure insieme a delle persone care.
Prima di iniziare, è importante sedersi di fronte alla ciotola, con le lettere e le fotografie in mano, dichiarando a voce alta cosa queste rappresentano e il motivo per cui desideriamo lasciarle andare. Concludere poi con le parole “Io ti lascio andare. Ho chiuso con tutto questo”.
Adesso è ora di ridurre tutto in cenere. E’ importante osservare come le fiamme distruggono l’energia intrappolata in quegli oggetti, dissolvendola finalmente. Per questo è importante effettuare questo rituale all’aperto, perché l’energia si disperderà più facilmente nell’aria, piuttosto che restare ancora intrappolata a casa.
Questo gesto provocherà diverse emozioni. E’ importante lasciarle salire in superficie, anziché reprimerle, per facilitarne il rilascio. Subito dopo, in maniera simbolica, sarà bene celebrare questa sorta di liberazione, con una bevanda e del buon cibo.
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Articolo di generazionebio.com
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