Tutti facciamo dei paragoni, poiché il confronto è uno dei principali compiti del pensiero. Da piccoli impariamo a conoscere il mondo attraverso il confronto, che ci permette di creare un quadro più preciso di tutto ciò che ci circonda.
Il problema nasce però quando il confronto lo facciamo con le altre persone e diamo dei giudizi di valore che finiscono per sminuire noi stessi. E’ così che si sviluppa il complesso di inferiorità, che ci fa sentire piccoli nei confronti degli altri, meno capaci e meno validi.
Il complesso di inferiorità si instaura in una persona che ha una bassa autostima e fornisce la sensazione costante di non essere all’altezza degli altri.
Secondo Alfred Adler, vi sono due diversi complessi di inferiorità.
Quello primario risale in genere all’infanzia, quando le esperienze vissute dal bambino gli infondono un senso di debolezza, di impotenza e di dipendenza. In seguito, questi sentimenti si rafforzano a causa dei confronti negativi con i fratelli o con i compagni di classe.
Quello secondario nasce nell’età adulta ed è legato alla sensazione inconsapevole di non essere capaci di raggiungere la sicurezza e il successo. La persona prova dei sentimenti negativi in merito alle sue capacità.
A prescindere dalla tipologia, il complesso di inferiorità si basa su delle generalizzazioni e delle credenze e non ha nulla a che vedere con un giudizio razionale su noi stessi. Si tratta di un equivoco della nostra mente, che finisce per influenzare l’immagine che abbiamo di noi stessi e la vita intera.
La maggior parte delle persone che soffre del complesso di inferiorità si sente in difetto a livello fisico o si sente poco competente in relazione ad aspetti specifici. Ma si tratta di una scusa. Questo complesso non nasce solo dalla differenza, ma anche dall’incapacità di gestirla. La diversità sussiste, ma è come noi la interpretiamo che crea questo complesso. Questo dipende dalle nostre credenze, molte delle quali ci vengono trasmesse durante l’infanzia.
Molte persone, quando si sentono inferiori, si comportano come se lo fossero veramente, così finiscono per affermare ulteriormente la bassa opinione che hanno di se stesse. Tendono allora ad isolarsi, per impedire agli altri di notare la loro inferiorità, avranno la predisposizione a sviluppare paure o fobie e a diventare dipendenti da altre persone che ritengono più forti.
Altre volte, si verifica invece una reazione di compensazione e queste persone cercheranno a tutti i costi di raggiungere obiettivi impossibili, diventandone ossessionati. Anche questo è un atteggiamento inconscio.
Come vincere il complesso di inferiorità
Se da un lato si tende spesso a consigliare a chi soffre del complesso di inferiorità di ripetere a se stessi delle affermazioni positive, magari allo specchio, dall’altro uno studio condotto a Yale ha dimostrato che questa modalità può addirittura peggiorare le cose. Del resto, ingannare se stessi con le parole, quando una credenza è radicata nel profondo, non è né facile, né immediato.
Occorre fare un lavoro molto più profondo.
Prima di ogni cosa è indispensabile ammettere il problema e riconoscere di soffrire del complesso di inferiorità: il primo passo per risolvere qualcosa è esserne consapevoli. E’ allora importante capire la sfumatura precisa di questo complesso e risalire a ciò che non si ama di sé.
Il complesso di inferiorità inizia in genere da una mancanza o da una debolezza, per poi diffondersi gradualmente e intaccare tutta la personalità. E’ fondamentale capire come questo sentimento stia influenzando la vita di ogni giorno e che cosa limita.
E’ utile iniziare a pensare alla diversità in altri termini. Spesso quando si fanno dei paragoni si usano degli schemi troppo rigidi. Anziché confrontare se stessi agli altri, sarebbe più costruttivo semplicemente pensare in termini di peculiarità. Non si tratta di essere migliori o peggiori, ma di sottolineare ciò che rende ciascun individuo unico.
Infine, un passo fondamentale è capire dove si può migliorare. Tutti abbiamo delle debolezze o dei limiti, che si possono però benissimo superare. Basta non farsi ossessionare. Non bisogna dimostrare nulla a nessuno, ma semplicemente sviluppare delle competenze che possano rendere felici noi stessi. Anche perché in una società che tende a standardizzare e ad omologare tutto, è indispensabile capire il valore di essere se stessi, smettendo di fingere di somigliare agli altri. E’ fondamentale avere il coraggio di essere diversi!
A volte basta davvero poco per essere felici.
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Articolo di generazionebio.com
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