L’amore di una madre dovrebbe essere manifesto, incondizionato e prezioso. La cosa più importante della vita di un individuo. Anche l’amore di un padre ha la sua valenza, ma è la madre che tiene in grembo il bambino e che lo tiene accanto a sé appena nasce. Questo contatto è quello che forma il primo vero attaccamento.
Per le ragazze, l’assenza dell’amore materno è qualcosa di estremamente traumatico. Rimarrà sorpreso colui che pensa che il rapporto tra una madre e la figlia sia qualcosa di naturale, sempre caratterizzato dall’amore. Non sempre le relazioni madre-figlia sono così. Ci sono madri che non possono o non vogliono amare. E figlie che rincorrono ossessivamente la gioia di un abbraccio, di una rassicurazione, della sicurezza che una madre dovrebbe infondere.
Quando durante l’infanzia l’amore materno è assente, si crea quello che viene definito attaccamento insicuro, tema a lungo esplorato da John Bowlby e poi ampliato da altri ricercatori. Si manifesta in diversi modi e può influenzare anche il resto delle relazioni sociali. E’ come se la figlia avesse una voragine dentro di sé, dove deve gestire l’ansia dovuta a questa ferita inferta.
Una figlia coglie il primo assaggio di se stessa nello specchio rappresentato dall’immagine di sua madre. Se la madre è amorevole, il bambino si svilupperà in maniera salda, imparerà ad essere amato e ad amare. Saprà di essere degno di ricevere amore e attenzione, di essere guardato e ascoltato.
Secondo la psicologia, sono i primi sette anni di vita a forgiare la persona che saremo nella nostra vita adulta. Secondo altre scuole di pensiero, sono importanti anche i successivi cinque. Qualsiasi forma di attaccamento che si instaura in questo periodo crea uno schema nel cervello che è poi molto difficile da rimuovere, se non con un aiuto esterno.
Il bisogno di amore materno da parte di una figlia è una forza primordiale da cui non ci si può sottrarre. Se questo viene a mancare, più tardi nella vita si sviluppano poi i sintomi della mancanza di attaccamenti sani. Questi sintomi puntano direttamente alla mancanza di amore materno.
- La mancanza di fiducia è il sintomo principale della mancanza di un attaccamento sano tra madre e figlia. Le relazioni adulte, sia di amore che di altro tipo, ne soffriranno moltissimo e saranno caratterizzate da dubbi, paure, rabbia e incapacità di porre fiducia negli altri. Del resto, se non possiamo fidarci della persona che ci ha messo al mondo, come possiamo fidarci di chi incontriamo nell’ambiente circostante? Una figlia che non è stata amata dalla propria madre non sa di essere degna di attenzione e di avere valore. E’ cresciuta sentendosi ignorata o criticata. Sentirà sempre dentro di sé una voce – quella della madre – che le dice di non avere valore, di essere brutta e antipatica. Questo non farà altro che corrodere i talenti della figlia adulta, a meno che non si intervenga in qualche modo.
- Ciò che in apparenza si presenta coma bassa autostima, può in realtà essere qualcosa di peggiore. La mancanza di nutrimento durante l’infanzia e le costanti critiche da parte di una madre, possono causare una visione distorta di sé. Se la madre dice anche solo una volta alla figlia che è grassa, questa potrà crescere con la costante sensazione di pesare troppo; se le dice di non poter realizzare determinati obiettivi, la figlia spesso userà questo alibi per non provarci nemmeno. Tutto questo rappresenta un potente deterrente, che impedisce di vivere in maniera serena.
- La mancanza di amore da parte di una madre, può ostacolare lo sviluppo delle distanze di sicurezza nei rapporti umani. Per la figlia sarà sempre troppo difficile dire di no, così come avere fiducia. Potrebbe dedicare troppo tempo agli altri trascurando se stessa, comportandosi sempre in maniera da compiacere gli altri, senza comprendere che è giusto porre dei limiti. Quegli stessi limiti fondamentali per sviluppare la giusta autostima.
- Una figlia che si è spesso sentita giudicata da sua madre sarà molto sensibile a certe parole o a certe espressioni; queste, se ascoltate, innescheranno uno stato emotivo simile a quello sperimentato in passato. A volte, però, ciò che viene percepito come un insulto, può essere semplicemente uno scherzo per rompere il ghiaccio. Il punto è che anni di abuso emotivo lasciano poco spazio nel cuore per un po’ di divertimento spensierato.
- Una figlia che non sta attenta e non lavora al fine di superare questo trauma, finirà per “sposare sua madre”. Ovvero, finirà per cercare e trovare un compagno che si comporta nella stessa maniera, che la giudica, la critica e l’abbandona. Tutto succede al solo scopo di risolvere questa ferita dell’infanzia, una volta per tutte.
Prendere coscienza di tutto questo è il primo passo per la guarigione di una figlia che non è stata amata. Spesso questi sintomi vengono riconosciuti senza però che si sappia qual è l’origine. Il secondo passo è chiedere un aiuto esterno, per sciogliere i blocchi che si sono instaurati e per regolare, da un punto di vista energetico, il rapporto con la madre e l’attaccamento.
Un’ottima terapia che ha questo obiettivo è il trattamento del principio materno in Medicina Esogetica, elaborato da Peter Mandel. Quando viene riconosciuto un conflitto con la figura materna, o con il principio femminile (concetti reciprocamente correlati) si interviene con la cristalloterapia o con l’irradiazione della luce colorata (cromopuntura) su punti riflessi specifici della cute, allo scopo di riequilibrare le informazioni registrate durante l’infanzia e alleggerirsi da questo pesante fardello. Allo stesso modo, si potrà lavorare anche sull’attaccamento. Il risultato sarà, oltre che un ritrovato benessere, un evidente riequilibrio del rapporto con la madre. Questo approccio è assai utile anche qualora la madre non fosse più in vita, perché, pur essendosene andata, può avere lasciato come eredità il ricordo di una figura fredda e distaccata, che influenza negativamente la quotidianità e i rapporti con gli altri e che, per questa ragione, va comunque regolato per ritrovare, come conseguenza, amor proprio, autostima e sicurezza nella vita.
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Articolo di generazionebio.com
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