Oggi sappiamo che, ogni giorno, per 24 ore consecutive, ha luogo uno scambio continuo di informazioni tra il cervello, l’intestino e il suo microbiota. Non importa se siamo svegli o dormiamo: questo processo avviene dal momento in cui nasciamo, costantemente. E non si tratta semplicemente di uno scambio utile a coordinare le funzioni digestive di base. Questo processo ha una grande influenza sull’esperienza umana, su come ci sentiamo, sulle nostre decisioni, sul nostro modo di rapportarci agli altri e anche su quanto mangiamo. Se solo imparassimo ad ascoltare, questa conversazione ci guiderebbe verso una salute ottimale.
Viviamo oggi in un’epoca che non ha precedenti. Il cibo che consumiamo è molto diverso dal passato e siamo tutti più esposti a un maggior numero di sostanze chimiche e di farmaci rispetto a qualsiasi generazione che ci ha preceduto. Solo oggi stiamo imparando come questi radicali cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni stiano avendo un impatto negativo sui microbi intestinali. Così come soltanto di recente è stata scoperta questa connessione tra cervello e intestino. Questo scambio di informazioni ha un ruolo nello sviluppo delle sindromi del tratto gastrointestinale, come la sindrome del colon irritabile ma anche alcune forme di obesità. Oggi si sta iniziando a riconoscere come i disturbi del mondo microbico intestinale possa influenzare anche il nostro cervello e stimolare la comparsa di ansia, autismo, morbo di Parkinson e persino quello di Alzheimer. Ma anche le persone che non soffrono di queste problematiche possono migliorare lo stato di salute comprendendo meglio la connessione cervello-intestino.
Cosa si intende per microbioma intestinale sano?
Stiamo parlando di un ecosistema e per comprendere di cosa si tratta è utile pensare al corpo umano come se fosse un paesaggio, con differenti parti del corpo, ciascuna delle quali fornisce un proprio habitat a ogni microrganismo. La vagina ospita solo alcune specie, lo stesso la bocca e così via. Anche all’interno del sistema digestivo ci sono delle zone distinte. Un habitat a bassa diversità nello stomaco e nell’intestino tenue e uno ad alta diversità nell’intestino crasso, dove ci sono più microbi rispetto a qualsiasi altra zona del corpo. E’ qui che si instaura questa connessione intima con il cervello.
Sono molti i fattori che influenzano il microbioma. Uno di questi è il nostro patrimonio genetico e il modo in cui questi geni vengono modificati dall’influenza delle nostre prime esperienze di vita, sia buone che cattive. Anche l’attività del sistema immunitario è importante, così come le abitudini alimentari e lo stile di vita. Lo stesso vale per il nostro modo di reagire a livello viscerale alle situazioni quotidiane, che riflettono le nostre attitudini mentali.
A proposito della composizione del microbiota intestinale sono stati conclusi alcuni studi che dimostrano come dei cambiamenti nella dieta, la funzione immunitaria e l’uso di farmaci – antibiotici in particolar modo – possano innescare lo spostamento da uno stato all’altro e influenzare la connessione con il cervello. Questi sbalzi possono essere temporanei o persistenti. In questo ultimo caso, si arriva alla malattia cronica. Perciò, a seconda del proprio paesaggio intestinale, si può essere più o meno inclini a sviluppare un disturbo digestivo prolungato, in seguito ad un’infezione intestinale, oppure manifestare dei picchi eccessivi di zucchero nel sangue dopo aver consumato un dolce. E’ questo paesaggio che determina chi beneficerà maggiormente di una variazione alimentare, o dell’assunzione di probiotici e chi sarà più sensibile agli effetti di un ciclo di antibiotici.
La diversità ha un ruolo chiave in tutto questo. Come per qualsiasi ecosistema che ci circondi, un’elevata diversità del microbioma corrisponde alla resilienza; una bassa diversità conduce ad una vulnerabilità alle perturbazioni e ad una capacità ridotta di resistere alle infezioni. Anche la stabilità è molto importante per la salute e il benessere, perché garantisce che possa essere ripristinato in breve tempo l’equilibrio dopo, ad esempio, un grave periodo di stress.
Si sta anche scoprendo, di recente, che l’asse cervello-microbiota-intestino prende forma in modo determinante molto presto, nella vita di un individuo. Da ancora prima della nascita fino ai 18 anni, anche attraverso le interazioni con l’ambiente circostante. Ma soprattutto tramite la dieta e le sostanze chimiche nel cibo (inclusi antibiotici, additivi chimici, dolcificanti artificiali e molto altro). Il periodo cruciale va dalle esperienze prenatali fino a quelle che si compiono entro i 3 anni di vita. E’ qui che si forma l’architettura intestinale batterica. Essendo ancora tutto in fase di sviluppo, qualsiasi cosa avvenga in questa fase tende a persistere per tutta la vita. Inoltre, le sensazioni viscerali e le emozioni vengono archiviate nel database del nostro cervello, modellando per tutta la vita quelle emozioni di sottofondo, il temperamento e la capacità di prendere delle decisioni di pancia.
Nel corso della nostra vita adulta, l’alimentazione ha una profonda influenza sugli scambi di informazioni tra i microbi intestinali, le cellule immunitarie, quelle che contengono ormoni e serotonina, le terminazioni nervose sensoriali e altro ancora. Al cervello vengono inviati dei segnali che influenzano il nostro appetito, la sensibilità allo stress, come ci sentiamo e il modo in cui facciamo delle scelte istintive. Nel frattempo, le nostre emozioni e le reazioni viscerali associate esercitano una profonda influenza sul complesso dialogo dentro l’intestino e il tipo di informazioni che questo rimanderà indietro al cervello.
Le conseguenze di un’alterazione potrebbero non manifestarsi fino alla tarda età, quando diversità e stabilità si riducono.
E’ indispensabile tenere presente che occorre fare un intervento che non si limiti all’uso di un probiotico, se poi lo stile di vita alterato prosegue indisturbato. E’ ad esempio molto importante ridurre l’apporto dei grassi animali, così come il glutine. Bisogna intervenire su tutti i livelli, per ottenere dei risultati importanti in termini di salute.
E allora via libera ad alimenti vegetali, biologici e fermentati; sì a piccole porzioni di cibo, a cicli di digiuno. Mai cedere al cibo quando si è arrabbiati, tristi o stressati. Consumare i pasti in compagnia. Imparare ad ascoltare i messaggi che costantemente ci invia la pancia.
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Articolo di generazionebio.com
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