Quando si parla di fototerapia, si intende l’utilizzo terapeutico della luce per migliorare la salute. La luce viene usata da migliaia di anni a questo scopo. Del resto, gli esseri umani si sono evoluti per adattarsi alla luce solare.
Nell’antico Egitto la luce solare veniva usata per scopi igienici e, quando l’uomo ha avviato la lavorazione del vetro, è stato possibile produrre effetti più specifici, usando il vetro colorato come filtro.
Alla fine del diciottesimo secolo, la luce cominciò ad essere usata a scopo terapeutico, per il trattamento di diverse malattie. Prima di allora, si può parlare di un uso mistico, perché gli uomini già sapevano che la luce aveva delle influenze positive sulla salute, ma non sapevano perché.
Il primo dispositivo fototerapico fu costruito da Andreas Gärtner e concentrava, attraverso uno specchio appositamente ideato, la luce solare sulle aree del corpo di pazienti affetti da dolori articolari. Chi soffriva di artrite, gotta e reumatismi dichiarava di provare un notevole sollievo.
Alla fine del diciannovesimo secolo, le conoscenze su come si comporta la luce sul corpo umano hanno iniziato a farsi largo. Si scoprì ad esempio che la radiazione UV è in grado di uccidere i batteri, oppure che il raggio blu della luce solare incrementa la crescita delle piante.
Nel 1878 fu pubblicato uno dei capisaldi dell’epoca, sull’argomento: Principles of Light and Color del Dr. Edwin Dwight Babbit. Egli utilizzò il set completo di colori dell’arcobaleno scoperto da Newton e più tardi utilizzò quello di Goethe. E’ un volume di circa 800 pagine, ma è una pietra miliare per chiunque pratichi o sia interessato alla fototerapia. A quell’epoca era difficile però riprodurre gli effetti della luce, perché il sole non splende sempre e in quel periodo non c’era ancora l’illuminazione elettrica. Perciò tutti gli esperimenti condotti, pur all’avanguardia, mancavano di quella precisione scientifica che invece ora è possibile.
Oggi, finalmente, si sta iniziando a sviluppare ciò che già a quei tempi si sapeva. I colori hanno degli effetti specifici sulla nostra salute e sul nostro organismo. Utilizzando i colori corretti, è possibile comunicare con tutti gli organi del nostro sistema.
Per quanto mancasse la precisione scientifica, i risultati erano già allora sorprendenti. Nel 1897 Dinshah Ghadiali salvò la vita di un paziente grazie alle istruzioni di Babbit e avviò 23 anni di sperimentazione con la luce colorata, prima di presentare il suo sistema al pubblico. Un altro pioniere della cromoterapia fu Niels Ryberg Finsen, un medico danese che per primo discriminò tra fototerapia positiva e negativa. La sua intuizione fu quella di capire che per intervenire su specifiche malattie poteva essere indispensabile escludere alcune parti dello spettro di luce che avrebbero potuto peggiorare i sintomi. Egli fu insignito del premio Nobel per la Fisiologia, grazie al suo lavoro pionieristico.
Un altro pionere all’epoca fu il dottor August Rollier, che aprì una clinica elioterapia nel cuore delle montagne svizzere, oltre che Oscar Bernhard, che usava l’elioterapia come supporto alla chirurgia.
Per giovare della influenza positiva della luce sul nostro organismo, basta compiere un’operazione molto semplice: uscire ed esporre più parti del corpo possibili al sole. Questo semplice gesto è indispensabile anche per la produzione della vitamina D che, se è vero che si può integrare, se assunta in pillole resta comunque una versione sintetica di quella che possiamo indurre il nostro organismo a produrre in modo naturale. L’esposizione alla luce solare ha anche altre implicazioni. Pochi sanno, ad esempio, che la miopia è strettamente legata alla mancanza di esposizione al sole, specialmente durante l’infanzia.
Per intervenire su delle problematiche di salute in modo mirato, poi, sfruttando le proprietà e le frequenze specifiche dei colori, è possibile, tra le altre cose, sottoporsi a delle sedute di cromoterapia e di cromopuntura, oppure ricorrere a dei dispositivi fototerapici naturali capaci di indurre il nostro organismo a guarire da solo. La ricerca sta sviluppando sempre più opportunità in questo senso e, proprio grazie ad essa, la fototerapia sta acquisendo una posizione di privilegio nell’ambito delle tecniche alternative e della medicina vibrazionale.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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