Nella società moderna, il ciclo mestruale è vissuto dalla maggior parte di noi donne come un disagio e un limite. A contribuire a questo atteggiamento, tra le altre cose, le raccomandazioni delle mamme e delle nonne di non fare il bagno in quei giorni: cosa che stimola in noi il pensiero inconscio di essere sporche. L’abitudine, poi, delle mamme – specialmente quelle della scorsa generazione – di non affrontare l’argomento per tempo con noi figlie, se non a cose fatte e con estremo pudore, ha fatto sì che questo fosse vissuto da noi come un tabù. Molte donne di oggi, compresa chi scrive, ricordano il menarca come un momento scioccante della loro vita. Semplicemente perché non sono state preparate ad accoglierlo come un rito di passaggio, in tutta la sua divinità.
Nemmeno la televisione e la pubblicità sulle riviste sono da meno: ci impauriscono, ci spingono a sentirci meno belle, ad acquistare gli assorbenti più sottili per indossare pantaloni aderenti, come se nulla fosse, a usare quelli interni per continuare a fare sport, oppure ad usare deodoranti speciali per quei giorni. Gli uomini, da parte loro, ne vengono automaticamente influenzati: si allontanano letteralmente dalle loro compagne in quei giorni, accusandole di avere un umore instabile, affermando di non desiderarle e di non apprezzare il loro contatto, a causa dell’odore che emanano, diverso dal solito.
Persino la Chiesa ha etichettato le mestruazioni come impurità mensile, come una conseguenza del peccato originale, non senza risvolti negativi a livello sociale e relazionale. Portandoci a credere che essere donne, in definitiva, è peccato.
In questa società patriarcale si offrono, in modo ipocrita, alla donna pari diritti, ma si continua a negare il suo valore spirituale e intellettuale. Oggi quel che conta è che una donna sia libera, priva di tabù sessuali, indipendente dal punto di vista economico e anche capace, con la crisi che avanza, di mantenere l’uomo se serve, continuando però a non intromettersi troppo nella sua vita e pronta a fare bella presenza accanto a lui durante gli appuntamenti mondani.
Dove sono finiti il potere personale della donna, la sua arte, la sua creatività, i suoi talenti, l’intelligenza, il calore, la passione, l’intuizione? Tutto represso. Tutto soffocato. Dalla donna stessa. La quale si è fatta trascinare, suo malgrado in questa gara a diventare, più che una donna, un uomo migliore. E’ la donna stessa, accettando tutto ciò, ad avere condannato se stessa a essere considerata un corpo da cui trarre piacere e una fabbrica di vita, che porta forza lavora sul nostro pianeta. Andando a perdere, come conseguenza ultima, il suo valore di creatura divina.
Le cose non sono sempre andate così.
Per comprendere come era vissuto il cosiddetto tempo lunare nella storia, è indispensabile fare un percorso a ritroso, che ci porta a quando l’uomo scoprì che il tempo scorreva e che tutto l’universo era soggetto a delle trasformazioni cicliche. Da lì nacquero i primi calendari più antichi, che seguivano le fasi lunari e prevedevano tredici mesi costituiti da ventotto giorni, più quello di transizione ad una nuova fase. Il calendario gregoriano che adottiamo oggi divide invece l’anno in dodici mesi irregolari, che non tengono conto dei cicli naturali e che ha spinto, a suo modo, a scollegare l’umanità dalla natura.
Questi tredici cicli lunari hanno una corrispondenza con le tredici mestruazioni annuali della donna. Ogni flusso coincide con il ritmo ciclico della Luna. Quando il ciclo è regolare, significa che la donna è in armonia con il creato, comprese le maree e la fertilità della Terra.
Il periodo mestruale veniva così considerato il tempo della luna, un fase caratterizzata da una frequenza vibratoria molto elevata. In quella fase, la donna usava cibarsi di semi e ritirarsi dalle faccende quotidiane, così da potersi nutrire di energia cosmica. Il sangue mestruale rappresentava un tributo alla vita.
Era la fase in cui la donna si dedicava al sogno, alla creatività, al potere della cura. Si costituivano addirittura dei concili di donne mestruate, che fornivano oracoli o prendevano decisioni di grande importanza per il popolo. Questo perché, durante il tempo della luna, la donna entrava in diretta connessione con il divino e sviluppava più che mai il potere dell’intuizione e della chiaroveggenza.
La donna solo più avanti è stata definita lunatica, con tono spregiativo, in questa fase.
Oggi, con questa consapevolezza, noi donne abbiamo il potere – oltre che il dovere – di andare a recuperare il nostro valore di creature divine. Torniamo ad ascoltare il nostro corpo, ristabiliamo il contatto con la Madre Terra. Viviamo questa fase mensile della nostra esistenza come un mezzo per generare la vita, ma anche per attuare un’azione depurativa, che liberi non solo noi ma anche la Terra e l’umanità intera dalle tossine energetiche. Impariamo, specialmente in quei giorni, l’arte di lasciare andare, di rigenerare il nostro corpo, di riposarci e ritrovare la forza. Creiamoci un luogo di ritiro, dove ascoltare il nostro cuore e dare spazio alle percezioni, lasciando morire alle nostre spalle il passato e dando vita ad una nuova fase. Torniamo a dare a noi stesse, in quei giorni – e a pretenderlo dagli altri – tutto il rispetto che meritiamo; apriamoci al mistero della vita; torniamo a considerare il sangue mestruale un mezzo per connetterci alla Madre Terra e per onorarla. Forse così saremo anche in grado di liberarci, una volta per tutte, dai dolori mestruali.
Nel nostro utero è conservata la coppa della conoscenza. Accogliamola.
Il tempo della luna è un momento di passaggio ad una fase superiore dell’esistenza. Ogni fase mestruale porta con sé un insegnamento e un messaggio. E’ importante, ad esempio, tenere presente in quale fase lunare si verifica, perché questa porterà con sé delle emozioni diverse. Sarà poi utile segnare sul calendario il primo giorno del ciclo e osservare in quale segno zodiacale transita la Luna. Questo potrà suggerire quali temi si dovranno affrontare nel mese successivo, allo scopo di crescere sia da un punto di vista spirituale che personale.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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