C’è una teoria secondo la quale, quando si limita l’esposizione dei germi nei bambini, il loro sistema immunitario viene deprivato dalla possibilità di imparare come respingere in maniera corretta i patogeni. La conseguenza è che le loro difese diventano così sensibili da portarli a sviluppare delle allergie. Nonostante questo, va precisato che gli effetti protettitivi dei microbi amici dipenda ugualmente dal patrimonio genetico di una persona.
I bambini che vivono nella stessa casa dove abitano cani o gatti sin dal primo anno di vita, hanno una probabilità dimezzata di diventare allergici a quegli animali, rispetto a coloro che sono cresciuti senza avere contatto con gli animali domestici.
Alcuni studi hanno suggerito che i bambini nati durante la stagione in cui gli alberi diffondono il polline nell’aria possono sviluppare una tolleranza maggiore a questa sostanza, riducendo così il rischio di sviluppare un’allergia più avanti nel tempo. I ricercatori sostengono che lo stesso meccanismo di desensibilizzazione potrebbe mettersi in atto nei neonati esposti da subito agli animali domestici.
I bambini che condividono la casa con due cani o due gatti nel primo anno di vita, hanno la metà delle probabilità di diventarne allergici rispetto a chi ha vissuto con uno solo o nessuno di questi animali.
Per quanto riguarda il meccanismo di base, ci sono delle evidenze che una proteina batterica, conosciuta come endotossina, sia molto importante nella depressione di un sistema immunitario iperattivo.
Vi è anche una prova che supporta l’utilità della flora che si trova nel terreno. Alcuni ricercatori hanno persino suggerito che sia utile, se non indispensabile, per lo sviluppo di batteri sani all’interno del tratto digerente e per affrontare problematiche legate alla sindrome del colon irritabile e il morbo di Crohn. Alcuni ceppi altamente assorbenti di argille si sono dimostrati capaci di stimolare un cambiamento nel rivestimento dell’intestino dei vertebrati e di modificare tutto sia a livello cellulare che acellulare, proteggendo potenzialmente l’intestino dalle sostanze chimiche e alleviando disturbi come gastrite, colite ed esofagite.
Questa endotossina si trova sulla superficie di molto batteri comuni, che sono molto più abbondanti negli ambienti agricoli, specialmente nelle aziende agricole dove si producono i latticini. Alcuni esperimenti recenti suggeriscono che uno dei nostri enzimi, l’A20, sarebbe essenziale per la protezione contro le allergie e che coloro che non lo hanno non beneficiano affatto dell’esposizione all’endotossina.
L’enzima A20 gioca un ruolo fondamentale nel controllo dell’infiammazione e si attiva quando i neonati entrano in contatto con i batteri benigni che si trovano nel canale del parto. Le prove suggeriscono che l’enzima aiuterebbe ad insegnare al sistema immunitario di un bambino a non rispondere in maniera eccessiva ai microbi innocui.
I bambini che presentano delle mutazioni del gene che vanno ad inficiare il funzionamento dell’enzima A20 hanno più probabilità di sviluppare allergie e asma. Per questa ragione, un team di ricercatori della Ghent University in Belgio si sono chiesti se questo enzima non possa essere coinvolto insieme all’endotossina nell’addestramento delle nostre difese immunitarie.
Sono stati così esaminati gli effetti delle endotossine in un gruppo di topi normali e in un altro che erano stati geneticamente modificati così da non avere l’enzima. Dopo avere esposto entrambi i topi alle endotossine per due settimane, i ricercatori hanno testato la loro sensibilità agli acari della polvere che si trovano in casa, una delle cause più comuni di allergia, sia nei topi che negli esseri umani.
E’ stato così scoperto che i topi normali non avevano avuto reazioni allergiche agli acari, per quanto alcuni topi normali di un gruppo di controllo non esposto all’endotossina le avessero avute. In ogni caso, l’esposizione all’endotossina non aveva impedito ai topi mancanti di A20 di diventare allergici agli acari, dimostrando che entrambi i batteri sono indispensabili per garantire che il sistema immunitario non reagisca in modo eccessivo.
Quando il gruppo di studio si è concentrato sulle cellule polmonari umane, si è poi scoperto che l’A20 era meno attivo nei soggetti adulti affetti da asma.
Si conclude quindi che la mancanza quasi completa di esposizione ai parassiti sia da considerare la causa delle allergie sempre più diffuse, poiché il sistema immunitario appena entra in contatto con un agente estraneo, non lo riconosce e, per proteggersi, reagisce di conseguenza.
Su questa tematica hanno redatto un volume molto interessante gli autori B. Brett Finlay – esperto di fama internazionale in microbioma e infezioni batteriche – e Marie Claire Arrieta – docente e ricercatrice. Il loro lavoro Lascia Che Si Sporchi si propone l’obiettivo di affrontare le malattie del bambino sulla base delle più recenti scoperte in tema di microbioma. Un libro che è in grado di stravolgere le antiche idee sull’igiene e che descrive nel dettaglio questo grande organo nascosto, composto da miliardi di microrganismi, che dentro al nostro corpo costituiscono una barriera per germi.
Ricco di suggerimenti da mettere facilmente in pratica, il libro permette di sconfiggere le più grandi paure di ogni mamma, che oggi inorridisce di fronte al bambino che mette i giocattoli in bocca, pasticcia con la terra o tocca gli animali. E’ proprio tutto questo ad avere un ruolo fondamentale sulla salute dei più piccoli, che vengono influenzati positivamente dai microbi sin dal concepimento.
Lascia Che Si Sporchi è un nuovo modo di concepire la salute dei bambini e che di certo ribalta totalmente quel concetto di pulito oggi universalmente riconosciuto.
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Articolo di generazionebio.com
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