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Il senso spirituale della musica, dall’antica Grecia a oggi

di Generazione Bio 18 Gennaio 2017
di Generazione Bio 18 Gennaio 2017
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spiritual-musicNella Grecia antica, la musica era considerata il dono delle Muse per l’uomo. Le Muse erano le nove figlie di Zeus e Mnemosine e tutta la conoscenza e l’arte era sotto il loro dominio. Erano le ispiratrici e le protettrici dei mousikai, una parte integrante del tessuto della vita di tutti i giorni, compresi testi e canti, e degli  Όρχισης (orchisis), un gruppo organizzato di ballerini. Il termine mousikai viene usato allo scopo di differenziarsi da ciò che oggi chiamiamo musica, la scienza e l’arte del suono organizzato.

Oltre alla pratica culturale, il mousikai era anche un mezzo per raggiungere livelli più elevati di consapevolezza, attraverso l’arte della geometria sacra, collocata nella sfera del divino. Nell’antica Grecia, il dio dell’Olimpo Apollo aveva un collegamento diretto con le muse e con la musica intesa come arte divina. Egli viene rappresentato come il loro leader nella danza e nel canto e per questo il suo epiteto era mousagetes, come scrive lo storico Pausania nel suo “Descrizione della Grecia”.

Nell’inno omerico a Hermes, si apprende che il fratello di Apollo, il dio Hermes, è stato l’inventore della prima lira (uno strumento a corde), che gli offrì più tardi in cambio del simbolo araldico del caduceo. Nella tradizione greca, la successione del passaggio della lira non termina qui. A sua volta il dio Apollo la consegnò al grande teologo, musicista e mistico Orfeo, figlio del re della Tracia Oeagros (secondo alcuni Apollo stesso) e della musa Calliope.

Il messaggio che si evince da questo passaggio dello strumento da Hermes al dio Apollo e poi a Orfeo è chiaro: la musica è un dono divino degli dei per gli uomini. Il significato di questo evento è enorme: ora è possibile posizionare la musica su un piano terrestre, il nostro. La prova di questo si trova nelle quattro storie separate che circondano Orfeo che, essendo figlio di Apollo e di una musa, è ritratto con poteri musicali che si possono quasi definire sciamanici. Lo studioso L. L West riassume:

Gli uccelli e gli animali venivano ad ascoltarlo suonare, i fiumi restavano nei loro letti, persino le rocce e gli alberi scivolavano giù dalla montagna. Prese parte alla spedizione degli Argonauti e li salvò dalle seducenti sirene con la sua voce. Prevalse sui poteri infernali dell’Ade. Fu assassinato da un gruppo di donne della Tracia (si dice insieme agli uomini seduti intorno a lui in stato di trance, affascinati dalla sua musica). Gli tagliarono la testa, ma lui continuò a cantare.

Da questa narrazione, la connessione tra musica e natura diventa visibilmente evidente. In questi temi, la musica non solo ne fa parte, ma esercita anche una diretta influenza sulla natura e sugli spiriti che governano i fenomeni naturali. Dovrebbe essere chiaro ormai che la musica si è trasformata, attraverso la mitologia e la tradizione, da una mera pratica culturale ad un mezzo di comunicazione tra divinità, uomo e natura.

Nella tradizione mistica dell’antica Grecia, è l’eleusis (arrivo) dell’anima che dà vita al corpo mortale e sancisce la sacra unione dei due. Quel legame si rompe solo quando il ciclo della vita si esaurisce sia per cause naturali che per altre ragioni. Secondo la stessa tradizione, dentro l’anima sono incorporati sette centri energetici, che ricordano molto i chakra. Questi centri sono collegati al corpo etereo, così come il corpo fisico. Nell’iconografia, si possono identificare con le sette corde della lira di Apollo che, quando li strimpella, li induce a vibrare in modo da creare un’armonia divina sia su scala cosmica, che nel rapporto mente-corpo-anima. E’ attraverso questo rapporto armonico (equilibrio) e profondamente all’interno della condizione umana descritta prima, che l’anima è in grado di progredire e di raggiungere infine, la deificazione.

Idee come queste sono tenute in grande considerazione dai grandi filosofi Pitagora e Platone e fu nelle loro mani che divennero potenti agenti dell’arte della geometria sacra. Mentre Pitagora di Samo è conosciuto come il padre della matematica, è stato anche un grande propagatore di musikai e la sua influenza si estende alla religione e alla teoria musicale. Pitagora si avvicinò alla musica da tre diverse angolazioni: l’abilità dimostrata con uno strumento da un musicista, la relazione armonica o non armonica tra anima e corpo e il suo concetto cosmico, che definì Musica delle Sfere.

Per chi non lo conoscesse, quello della Musica delle Sfere è un concetto che si basa sulla fusione dei rapporti armonici e la metafisica. Per dirla in modo chiaro, Pitagora equiparò l’armonia musicale con l’armonia cosmica. Egli pensava che la Terra fosse il centro simbolico dentro una sfera con delle stelle fisse, con il sole, la luna e i pianeti che giravano intorno, producendo dei toni musicali a causa della loro rivoluzione. Inoltre, le distanze tra i corpi celesti sono stati associati ai rapporti armonici che producono l’armonia su scala cosmica.

Nella Repubblica, Platone richiama l’attenzione sulla filosofia intrinseca di modi e ritmi musicali e su come si riferiscono al comportamento e alle virtù degli umani. Nel dialogo tra Socrate e Glaucone, Socrate afferma che tra tutti i modi musicali ce ne sono solo due che abbiano valore: il Doriano e il Frigio.

Uno violento e uno libero, così da imitare il più possibile il suono di coloro che agiscono con pudore e coraggio e nella loro tristezza o felicità, sono gli unici due da accogliere.

Qui, Socrate chiarisce molto bene le implicazioni etiche relative ai modi musicali e non dovrebbe essere preso alla leggera. Egli non era noto per essere una persona superstiziosa, ma un individuo che basava i suoi principi sulla logica, l’onestà e la chiarezza di pensiero.

Anche se è mia personale convinzione che ci sia, in larga misura, una discontinuità con i nostri antenati e i loro numerosi approcci alla musica (almeno in Occidente), credo che ci sia molta speranza di migliorare e adeguarsi. In un mondo guidato dalla tecnologia come quello in cui viviamo, non è sufficiente la perfezione tecnica per l’evoluzione della nostra anima. Abbiamo bisogno di utilizzare veramente la bellezza estetica della musica, per adornare quel tempio che non viene fatto a mano. Le più elevate associazioni esoteriche di mousikai quando parlano di mondi superiori alludono a molto più che ad un viaggio romantico attraverso temi e tradizioni mitologiche. Se da un lato devono tenere fuori il profano, i ricercatori degni sono anche destinati a procedere con ammirazione, contemplazione e duro lavoro. C’è molto da guadagnare, se si è in grado di riconquistare la memoria culturale perduta.

La musica non deve essere ridotta ad uno strumento di uso commerciale, né ad una piattaforma per la politica, la competizione o il riconoscimento dell’ego nella nostra società. Lo scopo principale e il valore essenziale della musica nel nostro tempo non sono diversi da quelli della Grecia classica, nonostante i vari approcci tecnici, filosofici ed educativi che sono emersi nel corso dei secoli. Resta un tramite per una miriade di pratiche culturali e di tradizioni ereditate dai nostri antenati.

Dato che non si basa sull’ideologia, la musica è intrisa di etica, di una forte estetica e di universalità. Se utilizzata in modo appropriato, la musica diventa uno strumento per l’armonizzazione di tutte le parti che compongono l’anima e come tale la adorna come un bell’abito. Attraverso i secoli, ha dimostrato di essere un agente indiscusso del cambiamento personale e socio-culturale, plasmando epoche intere. Fonte di intelligenza matematica, di guarigione interiore e arte divina per tradizione, la musica è un dono dall’alto, che ci permette di trovare la forza di guardare di nuovo lassù ed essere grati per questo regalo divino.

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Articolo di Tony Crisos
da phalx.com

Tony Crisos è un chitarrista, insegnante, filosofo e praticante di arti esoteriche, nato in Grecia, oggi risiede negli USA.

Traduzione autorizzata a cura di generazionebio.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA

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