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L’allegoria della caverna di Platone, applicata ai giorni nostri

di Generazione Bio 13 Dicembre 2016
di Generazione Bio 13 Dicembre 2016
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Platone è stato un filosofo greco ed è ancora oggi considerato una delle persone più influenti nella storia della civiltà occidentale. Fu un allievo di Socrate ed è proprio grazie a lui che le informazioni sul suo maestro si sono tramandate nei secoli. Platone fondò un’accademia di cui anche Aristostele fu studente.

Platone ha influenzato in maniera importante il pensiero dei suoi successori e rimane una delle figure fondamentali per lo sviluppo della società moderna. L’opera più nota di Platone è La Repubblica, un libro che parla di una società ideale e utopica, gestita da filosofi.

È proprio qui che si trova l’allegoria della caverna.

Platone invita ad immaginare una grotta, all’interno della quale si trovano delle persone incatenate, che non si possono girare in nessuna direzione, ma possono solo vedere la parete di fronte a loro. A causa delle catene, non possono vedere nessuno al di fuori di loro stessi, né possono vedere l’uscita della grotta, che si trova proprio alle loro spalle. L’unica fonte di luce nella grotta è un fuoco da campo. Tra le persone e il fuoco c’è una copertura, dietro cui vi sono altre persone che fanno una serie di cose. Camminano, trasportano statue in legno che raffigurano uomini e animali, ecc. Coloro che sono incatenati e che osservano il muro bianco, grazie al fuoco, possono vedere solo l’ombra di quel che accade. Quelli che passano a piedi dietro la copertura parlano tra loro, mentre gli altri sono in silenzio. Le loro voci fanno eco nella grotta, mentre le ombre danzano sulla parete, rendendole così reali aglio occhi di chi è incatenato.

Platone ci paragona a coloro che sono incatenati nella grotta, in questa metafora. Egli sottolinea come siamo convinti di vedere la realtà, mentre guardiamo solo delle ombre sul muro. Egli afferma che dovremmo prendere in considerazione la possibilità di liberare una delle persone dalle catene, affinché si alzi e possa girarsi, per vedere la luce che filtra dall’uscita della grotta. La luce del sole potrebbe causargli conseguenze, essendo stato abituato all’oscurità. Perciò, una visione chiara non sarebbe possibile. Se invece fosse stato abituato alla luce e vedesse cosa succede dietro la copertura nella caverna, rimarrebbe deluso. Ma sarebbe un’illuminazione.

L’allegoria della caverna di Platone ha lo scopo di rappresentare la vita di ogni individuo. Una vita in cui si impara e si conosce attraverso i sensi, intrappolati nell’ossessione del corpo e di tutte le cose materiali. Uscire dalla grotta significa liberare l’anima in un mondo di idee e questo si può ottenere imparando attraverso l’uso della ragione e con una mente libera dalle delusioni.

Egli conclude l’allegoria chiedendo cosa succederebbe a colui che esce dalla caverna e osserva il sole. Cosa accadrebbe se questa persona provasse a descrivere a quelli incatenati ciò che sta realmente accadendo, la verità, quindi? La rivelazione sembrerebbe impossibile agli altri e lo dichiarerebbero pazzo. Nonostante la sua rivelazione fosse un tentativo di liberarli e portarli fuori dalla grotta. Platone usa questa metafora per alludere al destino del suo mentore Socrate, accusato e giustiziato dagli Ateniesi.

Come possiamo applicare questa metafora al nostro secolo?
Chiediamoci cosa faremmo noi al posto delle persone incatenate, di fronte alle dichiarazioni di colui che ha visto? E cosa faremmo al posto di quest’ultimo? E se fossimo incatenati di fronte ad un muro, immersi nell’oscurità, saremmo in grado di comprendere la nostra condizione? Proveremmo a cambiarla? Avremmo il coraggio di fare quel passo audace che porta fuori dalla zona di comfort?

Per i coraggiosi e gli audaci c’è sempre una via d’uscita dalla grotta. Occorre seguire un percorso impegnativo, affrontare il cambiamento e cercare di migliorare se stessi e gli altri. Affrontare ore di studio, da convalidare poi mettendo in pratica la nuova conoscenza appresa. Quest’ultima è inutile se non viene usata nell’ambito di una pratica persistente e propositiva.

Prima di tutto è importante recuperare la propria autostima. Vedere e accettare tutti i difetti e le problematiche del proprio carattere. Imparare il distacco dalle cose materiali. Acquisire una prospettiva dolce verso tutte le creature e gli eventi della vita. Come conseguenza apparirà un’inconsueta nobiltà d’animo. E’ poi importante iniziare ad amare ogni momento della propria esistenza e tutto ciò che rende quel momento unico.

E’ importante uscire fuori dalla grotta e godere della luce e non smettere mai di provare a dire agli altri cosa abbiamo sperimentato all’esterno. Solo così si potrà generare il cambiamento del mondo che c’è intorno a noi.

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Articolo di generazionebio.com
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Specializzata in lettura e analisi ETD
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