I mandala sono costituiti da una struttura circolare, dove tutti i punti tendono verso il centro. Da un punto di vista scientifico si potrebbero definire come delle strutture a rotazione simmetrica.
La visione orientale parte dall’idea che il mandala sia creato dal centro, dove è contenuta ogni cosa, “soffiando” in un punto che si riempie così di spazio e di tempo.
Da un punto di vista simbolico, il mandala è un rappresentazione molto potente, che occupa una posizione privilegiata se si considera che in esso sono racchiusi tutti gli altri simboli e la creazione stessa. Ogni struttura, grande o piccola che sia, rappresenta un mandala. Gli atomi formano dei mandala con le vorticose danze degli elettroni intorno al nucleo. Dato che l’universo intero è costituito da atomi, è facile comprendere come i mandala rappresentino la struttura di base della materia.
Ogni atomo danza intorno al centro, il quale sfugge alla nostra comprensione e viene considerato come parte non di questo mondo. Il centro non si estende nello spazio e per definizione non ne può avere. Il centro è unidimensionale e appartiene, per questa ragione, all’unità.
Anche nella cellula, che è l’elemento di base di ogni struttura organica, ritroviamo nuovamente il mandala. Anche in questo caso tutto ruota intorno al nucleo immobile, che fornisce le informazioni indispensabili alla vita delle varie strutture cellulari. Se consideriamo che la vita organica si basa sulle cellule, anche in questo caso il mandala si può identificare come la base della vita.
Se si analizzano strutture più grandi, come la Terra, si incontra ancora una volta la struttura del mandala. Questo modello è valido anche per tutti gli altri pianeti e corpi celesti, che ruotano intorno al loro centro immobile, dove agisce la forza di gravità. Persino il sistema solare, le nebulose a spirale e l’universo intero hanno la forma di un mandala. La spirale enfatizza ulteriormente questa forma, grazie al suo movimento tipico.
Tutto tende verso il centro, vi resta e torna ad esso. L’universo è stato generato a partire dal centro della spirale e prima o poi vi farà ritorno, come sostiene il mito indiano della creazione, ipotesi che alcuni astrofisici oggi confermano.
La forza vitale del sole arriva a noi lungo una traiettoria a spirale, anziché seguendo una linea retta. Nel microcosmo dove nasce la materia si incontra la forma della spirale. Le particelle subatomiche osservate nelle camere sperimentali seguono traiettorie a spirale. Non si può non fare riferimento, poi, alla doppia spirale del DNA. In ogni situazione dell’esistenza si può riconoscere il modello del mandala e per questo si tratta di una forma che ha un ruolo fondamentale sia nella creazione che nella morte. L’anima entra nel corpo seguendo un movimento spiraliforme e allo stesso modo l’abbandona.
La forma del mandala è quindi presente sia a livello microscopico che macroscopico nel cosmo. Si trova negli occhi degli uomini e degli animali, nei tifoni e negli uragani; si riconosce nelle conchiglie, nei gusci delle lumache, nei fiocchi di neve.
Questo ci permette di comprendere le molteplici possibilità e il ruolo di questa forma all’interno della creazione. Tutto nasce dal mandala e tende verso di esso. Persino il big bang, così come viene illustrato dalla scienza, rappresenta un mandala. Qualsiasi cosa nasce dai mandala degli atomi e torna ad essi; solo il tempo ci inganna, portandoci lontano.
Naturalmente, anche noi uomini seguiamo questo stesso modello. L’ovulo fecondato, dove la vita polare prende forma, altro non è che il centro del mandala. Il punto centrale corrisponde all’unità, a quel paradiso dove non ci sono né dissidi né contrasti. Fintanto che si trova nel grembo materno, il bambino è ancora molto vicino all’unità, ma con la sua crescita, se ne allontana, sprofondando sempre più nella polarità. Con gli anni inizia poi a camminare sulle sue gambe, con la pubertà si allontana ulteriormente dal centro, poi subentra la vita indipendente dai genitori, la ricerca della dolce metà, il matrimonio, la costruzione di una nuova famiglia. Percorrendo questa strada, si giunge ad un tratto alla periferia del mandala, ad un punto di non ritorno. È a quel punto che l’unico progresso possibile è rappresentato da un’inversione di rotta ed è necessario tornare indietro.
Nonostante oggi facciamo di tutto per ignorarlo, nessuno può sottrarsi a questo percorso il cui solo scopo è il ritorno verso il centro. E’ per questa ragione che oggi la sola idea della morte è affrontata in maniera poco degna. Al contrario, culture come quella tibetana, che mettono il mandala al centro della loro esistenza, vedono nella morte e nel concepimento la stessa porta, che si può varcare da due lati.
Il modello del mandala viene adottato da diverse religioni per rappresentare il proprio percorso. Anche dalla religione cristiana, se si pensa ai rosoni tipici dello stile gotico, oppure alla parabola del figliol prodigo, che si rifà allo stesso modello. Buddhisti e induisti venerano il mandala in maniera ancora più esplicita, costruendo le fondamenta dei loro templi a sua immagine.
Miti e fiabe non sono da meno e applicano spesso, a loro modo, questo modello. L’esistenza dell’eroico Ulisse rappresenta un viaggio completo attraverso il mandala. Il suo viaggio verso Troia si identifica con il tragitto verso una meta; la vittoria rappresenta il centro della vita; le sue avventure nell’Odissea rappresentano il suo viaggio di ritorno.
L’eroe delle fiabe deve sempre abbandonare la propria casa – quindi il centro del mandala – e deve affrontare il mondo per guadagnare la propria anima; una volta trovata, in genere ritorna nel regno del padre. Miti, fiabe e parabole ci permettono di comprendere il modello di vita da seguire e a restare ad esso fedeli. Se ignoriamo il mandala come guida, sarà difficile trovare la nostra strada e percorrere quelle tappe che sono indispensabili per la nostra evoluzione.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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