L’ultima volta abbiamo parlato di emozioni negative e di quanto siano in realtà meno negative di quanto a prima vista non sembrerebbero, e siamo giunti a osservare che, per paura della vergogna, ripudiamo noi stessi e rinunciamo al nostro potere.
Ora vorrei ci focalizzassimo proprio sul rapporto che esiste tra la paura e il potere.
Se ci pensiamo, si tratta di parole che suggeriscono due vibrazioni diametralmente opposte.
Eppure nulla quanto la paura può insegnarci a capire in cosa consista il potere, e viceversa.
Così come nulla quanto il buio può insegnarci a capire in cosa consista la luce, e viceversa.
Spesso fraintendiamo il rapporto di opposizione che esiste tra tutti gli aspetti della realtà che notiamo e che tendiamo a separare rigidamente come se davvero non avessero alcun legame tra di loro.
Da questa abitudine connaturata nel nostro stile di vita ha origine tutta la violenza che scagliamo contro ciò che non ci piace, che non approviamo, che riteniamo responsabile della mancanza di un equilibrio che sta solo a noi ripristinare.
Come?
Provando a intendere in modo diverso le relazioni oppositive che permeano tutta la nostra realtà:
buio/luce, uomo/donna, positivo/negativo, alto/basso, bello/brutto, buono/cattivo, calmo/nervoso, forte/debole.
Se riteniamo che ciascuna di queste coppie oppositive delinei due sostanze a sé stanti, saremo effettivamente portati con sicurezza a preferire il meglio a discapito del peggio.
Eppure quanti di noi hanno sperimentato nel tempo la beffarda inutilità di questo approccio all’apparenza così logico, ovvio?
Più ti ostini a pulire casa, più escono cose e angoli da pulire.
Più ti impegni a dimagrire, più ingrassi.
Più ti intestardisci a cercare di fare giustizia, più ti capita di ricevere accuse infondate.
I metodi che non funzionano vanno esaminati, messi da parte e sostituiti. Anche a costo di sbagliare.
Tanto, si sbaglia lo stesso.
Ma è più saggio sbagliare per tentare qualcosa di nuovo piuttosto che arrendersi a evidenze che non ci andranno mai bene.
Qui incontreremo una paura frequente, anche se non potenzialmente letale come quella dell’umiliazione: la paura di mettere in crisi l’identità in cui ci siamo precedentemente riconosciuti e attraverso cui ci siamo dati al mondo.
Ma se siamo disposti ad affrontare questa paura, la nostra pacata intraprendenza la assottiglierà progressivamente e, in men che non si dica, ci ritroveremo più forti.
Tra quella paura e la forza che ne ricaviamo attraversandola si rivela al nostro intuito un legame immediato e diretto, come se si trattasse di fasi alterne dello stesso respiro.
Dov’è finita l’opposizione tra debolezza e forza?
Noi non siamo né deboli né forti: siamo chi respira attraverso fasi alterne, fatte ora di debolezza, ora di forza.
Non sottovalutatevi mai.
Allo stesso modo, non sottovalutate mai le persone che avete di fronte pensando che le etichette che appiccicate loro addosso le facciano stare ferme per sempre.
A restare fermi sarete solo voi.
A bloccare il vostro respiro, ad andare in affanno, a languire di frustrazione.
Tutti lo abbiamo fatto almeno una volta nella vita: ritenerci potenti solo perché l’altro non sapeva fare o dire ciò che sapevamo fare e dire noi, ritenerci potenti solo perché l’altro era meno giovane, meno attraente, meno sveglio.
Ma il senso di superiorità non ha nulla a che vedere col potere.
Di cosa è l’opposto la superiorità? Dell’umiliazione.
Non a caso, a ostentare spesso la propria superiorità è proprio chi va in crisi quando toppa in modo innegabile: un’esperienza che capita a tutti, ma che mortifica oltremisura solo chi costruisce la propria identità sul bisogno di sentirsi infallibile.
Quando si punta esclusivamente sul polo più conveniente delle coppie oppositive, si finisce clamorosamente vittime di quello escluso.
Perché?
Perché non possiamo toglierlo di mezzo. Perché tornerà indietro.
Non perché ce l’ha con noi.
Non per dispetto. Non per sfiga.
Ma per ristabilire l’equilibrio in noi stessi, e tra noi e il resto del mondo.
A chi pensa a se stesso come il respiro che si esprime tramite le fasi alterne del buio e della luce non verrebbe mai in mente di eliminare il buio: spegnerebbe la luce per sempre!
Provate a pensare ai poli meno piacevoli di tutte le coppie oppositive che vi vengono in mente non come a scarti di serie B, ma come a elementi indispensabili per attivare e rinforzare il vostro potere, il potere inteso come polo opposto della paura.
Solo dalla paura affrontata risale quell’energia che vi libera dall’impotenza.
Il potere consiste proprio in questo: non nella capacità di superare in qualcosa qualcuno, ma nella consapevolezza di potersi liberare da un limite, da una zavorra, da qualunque cosa che fino a oggi sia stata in grado di provocare in noi la paura di stare dalla parte peggiore della coppia oppositiva, la paura di essere noi i perdenti, i deboli, gli incapaci.
Il doppio fattore paura-potere, mi spinge a metterne in evidenza un altro simile e complementare: il doppio fattore umiliazione – umiltà.
Trasformiamo il nostro senso di umiliazione nell’umiltà di ricominciare, e troveremo automaticamente il potere che trasforma ogni paura nello squarcio che apre a un nuovo orizzonte.
Non pensiamo per coppie oppositive, ma per coppie vincenti: non meno/più, ma dal meno al più.
Dalla vergogna di chi non si giudica adeguato all’umiltà di chi ha capito di avere ancora tanto da imparare: se capiamo che abbiamo ancora tanto da imparare, non smetteremo mai di diventare migliori.
Dalla paura di chi si blocca al potere di chi si fa nello stesso istante goccia piccola e testarda che scaverà la roccia.
Fluite da un opposto all’altro, come un delfino che cuce mare e cielo: nulla vi limita, nulla vi frena, perché siete tutto.
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Articolo di Margherita Cardetta per generazionebio.com
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