È possibile che in famiglia o nel gruppo di amicizie ci sia qualcuno che non si riesce proprio a sopportare, qualcuno con cui non si va d’accordo o con cui manca il feeling.
A volte la situazione non è così esagerata, ma capita di trovarci di fronte ad alcuni aspetti del carattere o del comportamento dei parenti stretti, degli amici o dei colleghi che proprio non tolleriamo.
Ciò che è utile sapere è che tutto ciò che non ci piace e ci fa innervosire degli altri appartiene a ciò che Carl Jung definiva la nostra ombra.
Tutto ciò che ci irrita negli altri può aiutarci a capire noi stessi
Per ombra si intendono tutti quegli aspetti nascosti, positivi o negativi che fanno parte del nostro inconscio e teniamo nascosti. Perché nascondiamo le ombre? A volte per essere buoni e seguire i dogmi sociali e familiari, per sentirci quindi accettati dagli altri.
Siamo tutti stati educati ad essere fedeli alle norme, ai dogmi, a piacere agli altri. Spesso, così facendo, andiamo contro la nostra anima.
Per questa ragione, se vogliamo conoscere meglio noi stessi dobbiamo osservare tutto ciò che giudichiamo negli altri, le situazioni ripetitive nella nostra vita e ciò che non faremmo mai. In tutto ciò si nasconde la nostra ombra.
Cosa facciamo, di solito, quando troviamo qualcosa che ci infastidisce? Nessuno si sofferma a pensare che si tratta solo di una proiezione della propria ombra e si guard dentro per imparare qualcosa da questo. Generalmente, ci arrabbiamo, giudichiamo, ne facciamo una questione personale e cerchiamo di cambiare o manipolare l’altro.
Ad esempio: ad un uomo dà molto fastidio il disordine. Suo figlio torna a casa, si toglie le scarpe e le lascia in mezzo all’anticamera, andando poi in salotto a guardare la TV. Il padre si arrabbia, giudica, proietta sull’avvenimento i suoi bisogni non soddisfatti e sta sempre peggio. E’ convinto che sia stato il comportamento del figlio a farlo arrabbiare, che se fosse più ordinato non sarebbe così sconvolto.
La domanda è: ciò che lo ha fatto più arrabbiare è il comportamento stesso o le sue successive interpretazioni?
Questo esempio chiarisce come l’ombra si manifesti nella vita quotidiana. Ciò che fa soffrire non è ciò che accade, ma l’interpretazione mentale di ciò che accade. E’ chiaro che il genitore deve impostare le regole, nell’esempio precedente. Però, è indispensabile fermare la sua sofferenza mentale, utilizzando l’evento per liberare almeno una parte dell sua ombra.
C’è un esercizio molto utile da fare in questi casi, che si divide in diverse fasi.
Fase 1 – Sensibilità
Ascoltare le sensazioni che arrivano. Sentire l’energia delle emozioni nel corpo, senza pensare, senza usare raziocinio o giudizio.
Si può immaginare che sia il bambino interiore che chiede attenzione e affetto. In genere, siamo soliti fare il contrario: soffochiamo l’emozione, la accogliamo con razionalità. Bisogna invece cedere alle emozioni, collegarsi al nostro corpo e rimanere in uno stato di presenza.
Fase 2 – Assunzione di responsabilità
Occorre comprendere che il conflitto non è fuori, ma nella nostra testa. Non è la situazione a farci soffrire, ma la nostra interpretazione, che finora è stata inconsapevole. Nessuno è colpevole in questa situazione: si tratta semplicemente di un programma inconscio, che fa parte dell’ombra, e che in questo momento si manifesta. Saperlo, ci consente di cambiare il nostro modo di vederla.
Fase 3 – Umiltà
Ammettere di non sapere. Non sappiamo nulla della situazione in cui siamo coinvolti e quindi non sappiamo nemmeno come rispondervi. L’importante è non usare ciò che è stato imparato in passato per farci guidare nella situazione. Non bisogna per forza dare un senso alle emozioni che stiamo vivendo in un dato momento.
Accettiamo con umiltà la situazione e diciamo “non so”. Nell’esempio di prima, il genitore potrebbe pensare che il figlio non cambierà mai. Invece occorre cambiare pensiero in “non so se cambierà oppure no”. E riconoscere che, forse, quando era piccolo la madre lo costringeva a forza a tenere tutto pulito e perfetto, motivo per cui oggi il disordine lo infastidisce. Oppure no.
Fase 4 – Volontà
L’obiettivo vero e unico deve essere quello di accettare l’ombra. Questa cosa si può fare soltanto quando, guidati dal cuore, si sceglie di cambiare il proprio modo di vedere le cose.
Bisogna chiedersi se è meglio avere ragione o essere felici.
Nell’esempio, il padre può scegliere di accettare il figlio per quello che è, senza volerlo cambiare. Non significa che non gli dirà di raccogliere le cose, o di correggere il suo comportamento. Ma lo farà in pace.
Fase 5 – Accettazione
Accettare che la guarigione della mente si sta verificando significa entrare in sintonia con l’esperienza vissuta e con il conflitto. Sapere che si tratta di una proiezione, permette di avere fiducia nella guarigione che sta avvenendo.
Una volta fatto l’esercizio, è indispensabile esprimere gratitudine per il piccolo cambiamento avvenuto dentro di noi, seppure impercettibile le prime volte.
Fare questo esercizio non significa che non si verrà più disturbati da determinate situazioni. A volte occorre ripeterlo più volte, senza cadere trappola del giudizio.
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Articolo di generazionebio.com
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