Scoprire quali sono le nostre convinzioni limitanti primarie può essere percepito come un processo doloroso e difficile, ma gli effetti possono essere profondi, sorprendenti e stimolare una trasformazione positiva irreversibile.
Come quando si impara a fare delle immersioni sott’acqua, occorre lasciare andare la paura, addestrare il nostro corpo e avere fiducia nella capacità di distinguere la verità: solo così sarà possibile toccare il fondale dal colore salmastro e scoprire chi e cosa lo popola.
Immaginiamo che ciascuno di noi sia un meraviglioso e immenso oceano. Nessuno può vedere cosa si trova nel profondo della nostra bellezza. Soltanto le onde e le maree si manifestano apertamente. Queste rappresentano le emozioni e i pensieri visibili in superficie.
La nostra mente inconscia è però come il fondale marino: abitato da creature ultraterrene che rappresentano le nostre paure, i desideri primordiali e qualunque dolore troppo pesante per restare a galleggiare sulla superficie della nostra coscienza, che ha attraversato tutti gli strati della nostra consapevolezza fino ad affondare.
Più ci avviciniamo al fondale, più si fa buio e manca l’aria. Eppure, per raggiungere l’origine delle nostre ferite, occorre trovare il coraggio di tuffarsi per affrontarle e guarirle.
Nel corso dei nostri primissimi anni sulla Terra, ci viene permesso di essere noi stessi, di esprimere le nostre emozioni, semplicemente perché siamo piccoli. Ci viene concesso un buon grado di libertà personale, mentre esploriamo con noncuranza il mondo intorno a noi, sostenuti dall’amore incondizionato dei nostri genitori.
Più cresciamo, però, più ci troviamo di fronte a norme e a regolamenti che non siamo in grado di comprendere. Tutto ciò che sperimentiamo è solo che la disobbedienza provoca critica e rifiuto da parte dei nostri cari, ma non solo.
Così, non ci viene più permesso di essere noi stessi, ma ci troviamo costretti a rispondere a determinati requisiti che non ci appartengono se vogliamo ricevere approvazione.
E’ proprio qui che inizia a comparire la ferita, il cui solco diventa sempre più profondo con il tempo, plasmato dalle nostre interazioni con il mondo esteriore. L’essenza delle nostre convinzioni di base è fortemente influenzata dai nostri genitori, che ci aiutano a plasmare la nostra personalità mentre si assumono la responsabilità della nostra sicurezza e del nostro benessere.
Il nucleo di ogni ferita si basa sulla consapevolezza sbagliata di non poter essere accettati così come siamo e di dover quindi modificare e cambiare per essere percepiti come persone buone.
Questa convinzione, nel tempo influenza la nostra autostima e la trama stessa di ogni nostro pensiero.
Per questo è necessario tornare in possesso della propria vita, dotarsi eventualmente di una bombola di ossigeno, tuffarsi e scendere giù in profondità, fino a ritrovare la vera essenza che permea, scovare le convinzioni limitanti per eliminarle e tornare finalmente in superficie integri per proseguire la nostra esistenza con una leggerezza e una spensieratezza nuove.
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Articolo di generazionebio.com
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