Se un sintomo di dolore o di ansia è facile da identificare, più difficile è capire quando nel nostro corpo succede qualcosa a livello cellulare. Le due cose hanno però una correlazione. Un mal di denti, ad esempio, ha una sua origine, che andrebbe esplorata evitando di limitarsi alla gestione del solo sintomo. Ogni volta che, in generale, si investono tempo ed energia nel cambiamento della circostanza attuale, anziché risalire alla fonte dei nostri problemi, si finisce per generare uno stress ulteriore.
Negli ultimi 50 anni gli esperti hanno potuto verificare che la fonte dei sintomi di dolore e di ansia non si trovano nel nostro corpo a livello materiale, nemmeno nell’ambiente circostante. La sorgente è localizzata, piuttosto, nella nostra mente inconscia, ovvero in ciò che oggi la scienza definisce come “memoria cellulare”.
Cosa intendiamo per memoria cellulare? Semplicemente si parla di ricordi. Oggi si tende ad utilizzare il termine cellulare perché se prima si riteneva che i ricordi venissero conservati nel cervello, gli esperimenti fatti hanno portato a ritenere oggi che, pur rimuovendo ogni area del cervello, questi rimangono vividi. Le esperienze di trapianto di organo supportano questa tesi. Oggi sappiamo che i nostri ricordi vengono immagazzinati nelle cellule di tutto il corpo.
Nel 2004 è stato pubblicato un articolo relativo ad uno studio completato presso la Southwest University Medical Center di Dallas, in Texas. Gli scienziati hanno scoperto che le nostre esperienze non risiedono solo nel cervello, ma sono registrate a livello cellulare in tutto il corpo e che sono la vera fonte di ogni malattia. Sono queste memorie a fare la differenza tra una vita sana e la morte. Persino il cancro potrebbe essere il risultato di una cattiva memoria cellulare che è andata a rimpiazzarne una buona. Questa scoperta apre la strada a un approccio di cura decisamente interessante.
Le malattie che si presentano nel corso della vita possono quindi scaturire da ricordi immagazzinati nel cuore delle cellule. Persino la memoria reale, quella che richiede l’attività cerebrale, sembra fare affidamento sulle memorie bloccate nelle cellule.
Gli scienziati stanno ora cercando di comprendere in che modo le cellule acquisiscono questi ricordi, per eventualmente trattare le malattie alla loro radice, piuttosto che continuare a tamponare i sintomi che ne scaturiscono.
Il fenomeno della memoria cellulare si applica ad ogni persona sul pianeta, non soltanto su chi è malato. Le nostre memorie cellulari andranno ad allinearsi con ognuno di noi, prima o poi. Come un virus che attacca il computer, non è possibile ignorarlo e sperare che scompaia miracolosamente. Questo non accadrà.
Doris Rapp, allergologa pediatrica di fama mondiale, ha parlato nel suo libro Is This Your Child? di un principio della memoria cellulare che si chiama effetto barile. Secondo questo principio, possiamo immaginare che tutti gli stress della nostra vita si accumulino dentro un barile. Il corpo potrà gestirli fino al momento in cui questo non sarà stato riempito. Una volta che il barile è pieno, anche la più piccola cosa potrà danneggiarci e fungere da “goccia che fa traboccare il vaso”.
Il nostro barile dello stress comprende anche le memorie generazionali. Si può avere avuto un’infanzia idilliaca e una vita senza traumi, ma per qualche motivo si sperimentano problemi di fiducia, di depressione, di salute, di dipendenza. Questo potrebbe dipendere da un ricordo che si è tramandato a livello cellulare dagli antenati ai loro discendenti, senza che un trauma sia stato vissuto direttamente dalla persona che manifesta i sintomi.
Questo non significa che non si possa fare qualcosa. E’ possibile intervenire e lavorare direttamente sulla causa, una volta identificata.
In che modo la memoria cellulare accende i sintomi
Il nostro corpo è costituito da miliardi e miliardi di atomi, ciascuno dei quali è influenzato dai nostri pensieri. Ogni volta che abbiamo un pensiero, creiamo nuovi percorsi neurali nel cervello. Rivivere un evento traumatico, può stimolare gli stessi pensieri e le emozioni sperimentate la prima volta. I percorsi neurali sono quelli che determinano la nostra memoria cellulare che si attiva ogni volta che si verifica un evento simile. Naturalmente, non siamo mai consapevoli di questo meccanismo.
E’ come se avessimo un pilota automatico, che si attiva per noi in base ai ricordi di esperienze precedenti. Chi ha avuto dei traumi ancora non guariti, è facile che viva spesso situazioni simili, che si ripresentano a causa di queste memorie cellulari.
E’ come se la memoria cellulare rappresentasse il punto di riferimento del nostro cervello per decidere come reagire nel presente. E’ il motivo per cui molti di noi finiscono per assumere lo stesso ruolo dei loro genitori nelle relazioni da adulti, nel bene o nel male, anche quando facciamo del nostro meglio per comportarci in modo diverso.
Se perciò nella nostra memoria cellulare ci sono rabbia, paura, autostima oppure centinaia di altri sentimenti negativi, è proprio quella memoria a portarci verso il potenziele fallimento e a distruggere le relazioni a cui teniamo di più.
Non si guarisce senza guarire la memoria cellulare
Senza la guarigione cellulare, non può esserci guarigione fisica a lungo termine. Questo spiega come mai molte terapie e la forza di volontà non sempre funzionano: perché non si va alla fonte reale del problema. La desensibilizzazione cellulare mira ad arrivare alla memoria immagazzinata nella cellula, ma in genere non fornisce un risultato duraturo, perché tende a programmare l’inconscio allo scopo di reprimere i ricordi. Non è questa la vera guarigione cellulare, perché i ricordi repressi non sono eliminati davvero e continuano a riempire il nostro barile dello stress.
Molte persone sono convinte, perchè hanno fatto psicoterapia per 30 anni di avere superato un trauma, ma non sempre è così quando la terapia si concentra solo sulla mente cosciente, sulla razionalizzazione del problema, senza gli strumenti adatti per guarirlo all’origine.
E’ necessario piuttosto identificare il virus che ha intaccato il nostro disco rigido, riprogrammarlo e così guarire la memoria cellulare, affinché non invii più il segnale di paura che genera il sintomo fisico.
La guarigione della memoria cellulare
È davvero possibile guarire ad un livello così profondo qualcosa che è accaduto in passato, magari nemmeno a noi stessi in prima persona, come nel caso delle memorie genealogiche? La risposta è sì.
I ricordi non hanno né presente, né futuro, ma vivono nel presente nella nostra mente inconscia ed è possibile accedervi immediatamente. Il primo passo è quello di comprendere cosa ha creato questa memoria, la quale in genere determina a sua volta una credenza errata. E’ inoltre molto importante sapere che l’incidente originale può anche essersi verificato durante l’infanzia ed essere stato un capriccio, non necessariamente un trauma nella sua accezione più diffusa.
Come fare per scovare tutte le nostre memorie cellulari, se sono nel nostro inconscio? Il sistema di diagnosi energetica DEPT ideato da Peter Mandel permette di osservare, attraverso la cattura delle emissioni energetiche dell’individuo dai punti terminali, in che distretto sono collocati i blocchi, a che età si sono manifestati e quali sono le potenziali cause (conflitti con i genitori, mancanza di amore nell’infanzia, abusi, conflitti atavici). Tutto questo con una precisione estrema.
Ciò consente, successivamente, con dei trattamenti mirati di Cromopuntura, di andare a sciogliere queste memorie cellulari, sfruttando le proprietà del colore di comunicare con le cellule usando il loro stesso linguaggio: la luce.
Sempre attraverso questo medesimo strumento di valutazione, è possibile dopo un percorso effettuato con il terapista specializzato, verificare se il blocco si è davvero sciolto e se la memoria cellulare è stata deprogrammata. Ma si potrà soprattutto sperimentare di persona, appena ci si troverà sotto pressione, e si proveranno, nonostante tutto, pace e gioia anziché ansia e stress.
Perché la Cromopuntura scioglie le memorie cellulari?
La Cromopuntura rappresenta un approccio energetico con degli effetti significativi. Sfruttare le proprietà dell’energia, quindi le vibrazioni e le frequenze, su punti specifici del nostro corpo, è un metodo molto efficace per risolvere un sintomo alla sua radice, raggiungendo la memoria cellulare. La medicina energetica non ha nulla di mistico, ma si basa sulla fisica.
Nel 1905 Einstein ha dimostrato che tutto nell’Universo è energia e che ogni cellula del nostro corpo ha una propria centrale ad energia elettrica, il mitocondrio. Da allora, molti premi Nobel hanno predetto che un giorno sarebbe stato possibile applicare questo principio per ristabilire la salute della persona, cambiando di fatto il panorama della medicina. Anche se la strada verso un riconoscimento ufficiale sembra ancora lunga e tortuosa, quel giorno sembra essere arrivato.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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