Nonostante ancora oggi eminenti scienziati la giudichino acqua fresca, dichiarando che i suoi effetti altro non sono che un placebo, e per quanto molti la etichettino come stregoneria, qualcuno di molto in vista non la pensa così.
Avendo superato ormai i 90 anni, si può dire che parte della longevità e della buona salute della Regina Elisabetta II sia dovuta alla fiducia e all’utilizzo, da sempre, della medicina omeopatica. Dovunque vada, Sua Maestà è accompagnata da una valigetta contenente tinture e rimedi omeopatici e, nonostante sia difficile per alcuni medici ammetterlo, proprio grazie a questi, difficilmente viene sopraffatta da un raffreddore o da qualsiasi disturbo più serio.
I sostenitori dell’omeopatia concludono così che la longevità di Sua Maestà Elisabetta II e della Regina Madre – che si è spenta all’età di 101 anni – sia da ricondurre all’utilizzo copioso dell’omeopatia, prova lampante di quanto questo approccio alla salute funzioni e sia valido.
Eppure, diversi medici non sono ancora convinti di questo e dichiarano, senza approfondire l’argomento o consultare le evidenze più recenti, che i farmaci omeopatici non contengono assolutamente nulla.
Il capo esecutivo dell’Homeopathy Research Institute ha sottolineato come la famiglia reale abbia delle risorse economiche enormi e la possibilità, quindi, di accedere a qualsiasi mezzo che la medicina metta a disposizione; eppure, sceglie l’omeopatia. Perché dovrebbe farlo, se non funziona?
L’omeopatia è parte integrante della famiglia reale sin dal 1835, quando la moglie del re Guglielmo IV, la regina Adelaide, guarì da una grave malattia dopo che nessun altro farmaco e rimedio avevano funzionato.
Da allora, molti membri della famiglia reale, tra cui Giorgio V [1865-1936], Edoardo VII [1841-1910] ed Edoardo VIII [1894-1972] ricorrono ai rimedi omeopatici per mantenere una buona salute.
Oggi anche il Principe Carlo, che detiene una salute ferrea, è un grande sostenitore della medicina omeopatica, a cui ricorre anche per curare le mucche e le pecore che popolano la sua azienda agricola di Highgrove, basata sui principi dell’ecosostenibilità e dell’agricoltura biologica.
L’omeopatia viene ancora oggi furiosamente osteggiata specialmente in Italia, a causa di un limite culturale che sarà ostico da superare. Difficile, infatti, imputare la colpa di questo fenomeno a Big Pharma, visto che il fatturato dell’omeopatia rappresenta solo l’1% del mercato farmaceutico: un’inezia! Decisamente migliori le cose nel resto dell’Europa, in particolare in Francia, Belgio e Germania.
Se da un lato è vero che oggi non siamo ancora in grado di provarne l’efficacia secondo il metodo scientifico classico – ma del resto la scienza non può ancora rendere conto di gran parte di ciò che ci circonda – esistono studi di scienziati e studiosi autorevoli che possono spiegare il meccanismo d’azione dei medicinali omeopatici.
Impossibile non citare l’immenso lavoro del Nobel per la medicina Luc Montagnier, la cui ricerca Dna waves and water è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista Journal of Physics; studio che è stato ben sintetizzato dal Corriere della Sera. Per quanto riguarda l’Italia, sono degne di nota le pubblicazioni dell’ematologo veronese Paolo Bellavite.
I medici in Italia che prescrivono l’omeopatia sono 25 mila e il 20% della popolazione la utilizza regolarmente. Non è un caso che il fatturato delle 27 aziende italiane che producono questi farmaci sia florido e addirittura aumentato del 3% nel 2015. Difficile anche definire l’omeopatia come una medicina alternativa. Meglio considerarla una medicina complementare, uno dei tanti strumenti a disposizione esclusiva del medico, l’unica figura che nel nostro paese possa prescrivere questi rimedi.
Una curiosità di cui pochi sono al corrente: per quanto la strada si prospetti ancora tortuosa, entro il 2018 i prodotti omeopatici diventeranno a tutti gli effetti farmaci approvati da Aifa.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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