Ogni giorno arriviamo a pronunciare centinaia e migliaia di parole. Da dove proviene ciascuna di esse?
Istintivamente possiamo dire che queste provengano dalla nostra mente, ed è vero, ma da dove di preciso? Si parla di un punto di vista puramente razionale, oppure è coinvolto anche il livello emozionale? E se l’emozione c’è, è la parte prevalente?
E’ importante porsi questo genere di domande, perché permette di riprendere il controllo delle parole che esclamiamo e di acquisire consapevolezza del nostro interlocutore e del momento migliore per parlare. Quando conosco la fonte delle mie parole, posso avere la garanzia di parlare solo quando ho lo stato d’animo migliore per affrontare una certa situazione.
La conseguenza più importante di un approccio del genere è quella che si impara a tenere sotto controllo la bocca quando si riesce a capire che una sensazione spiacevole e ostile sta prendendo il sopravvento.
Quando ci sorprendiamo a lanciarci in un vortice di negatività, ad esempio, possiamo fermarci prima di aprire la bocca. Oppure, quando sentiamo la rabbia che esplode dentro di noi, dobbiamo cercare di ricordare da dove vengono le nostre parole e fermarle prima di dire qualcosa di cui potremmo pentirci.
Questo processo che include il domandarsi quale sia la fonte delle nostre parole è paradossalmente semplice e difficile allo stesso tempo. L’atto in sé è piuttosto facile; la parte complicata è ricordare di farlo, in primo luogo.
Per questo motivo è fondamentale rallentare ogni reazione e fermarsi per qualche secondo, quando parliamo. Non è ovviamente necessario farlo sempre, perché questa cosa interromperebbe il flusso della conversazione. Ma ogni volta che si ha la sensazione di un cambiamento in atto nella radice del discorso, allora è il caso di prendere il considerazione questo approccio.
Un vantaggio secondario che offre identificare l’origine delle parole che esclamiamo è quello di cambiare in modo attivo il tono della conversazione, cosa che ha l’effetto di modificare le sensazioni che abbiamo in merito.
Quindi, quando ci capita di trovarci in una situazione spiacevole e le nostre parole sono dense di disperazione, è possibile fare marcia indietro e cambiare il tono della conversazione in uno di speranza, ad esempio. All’inizio capita di sentirsi in modo strano, ma più a lungo si mantiene questo dialogo pieno di speranza e più effettiva sarà la sensazione di speranza percepita nel cuore.
Nella stessa maniera, quando la rabbia sta salendo e le parole iniziano a riflettere questo stato d’animo infuocato, ci si può fermare, prendere atto di questa emozione e decidere in modo consapevole di non reagire, ma di passare a un linguaggio più pacato. Questo aiuta anche a cambiare la prospettiva e a trasformarci in persone più gentili e persino amorevoli.
Questo effetto non è momentaneo, perché il più delle volte si impara a catturare un’emozione indesiderata e a trasformarla senza permetterle di influenzarci in modo esagerato. Questo aiuta a guidare il nostro modo di esprimerci e a migliorare i rapporti interpersonali.
Ciò che diciamo agli altri ha un ruolo significativo sulla modalità in cui un rapporto si svilupperà. Che si tratti di un amico, di un collega, di un membro della famiglia o del partner, le parole sono importanti quanto le azioni, in termini di nutrimento di quel legame.
L’esercizio di identificare la fonte delle nostre parole ha un enorme impatto sui rapporti. Individuare un’emozione indesiderata permette di evolvere impedendole di prendere il sopravvento, così da evitare imbarazzi e conflitti.
La scelta di parlare sempre con calma e gentilezza è un modo sicuro per mantenere delle relazioni positive con le persone che fanno parte della nostra vita. E’ qualcosa che genera fiducia e che può aprire a nuove opportunità. Può letteralmente modellare la nostra vita e vale la pena di sperimentare.
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Articolo di generazionebio.com
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