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L’uso del paracetamolo riduce l’empatia e le emozioni positive

di Generazione Bio 11 Maggio 2016
di Generazione Bio 11 Maggio 2016
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acetaminofeneIl paracetamolo (o acetaminofene) è uno degli ingredienti più comuni presenti nei farmaci antidolorifici. Quando si assume questa sostanza per ridurre il dolore, può diminuire contemporaneamente l’empatia, sia per i dolori fisici e sociali che per le esperienze delle altre persone.

A suggerirlo è uno studio condotto presso la Ohio State University, che ha mostrato come, quando i partecipanti hanno assunto il paracetamolo e sono venuti a conoscenza di alcune disgrazie altrui, hanno avvertito meno dolore e sofferenza rispetto a chi non ne aveva preso.

Questi risultati suggeriscono che il dolore altrui non appare così importante quando si fa uso di paracetamolo. Perciò, oltre a ridurre il dolore, ridurrebbe anche l’empatia.

Lo studio è stato condotto dal dottor Dominik Mischkowski e dal suo assistente Baldwin Way. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista online Social Cognitive and Affective Neuroscience.

Il paracetamolo si trova in centinaia di farmaci in commercio ed è tra i più utilizzati.

Un precedente studio condotto da Way aveva inoltre mostrato che il paracetamolo ottunde anche le emozioni positive, come la gioia.

Entrambi gli studi indicano quindi che c’è molto da esplorare, poiché se è vero che non è ancora risaputa la ragione di questi effetti, è vero che essi sono davvero preoccupanti.

L’empatia è fondamentale. Quando si discute con qualcuno dopo aver assunto paracetamolo, la ricerca suggerisce che potrebbe esserci meno comprensione di ciò che è successo, tantomeno di ciò che ha potuto ferire i sentimenti dell’altra persone.

I ricercatori hanno condotto due esperimenti. Il primo ha coinvolto 80 studenti universitari. All’inizio, la metà di loro ha assunto un liquido contenente 1 mg di paracetamolo; l’altra metà ha assunto una soluzione placebo. Naturalmente gli studenti non erano a conoscenza del loro gruppo di appartenenza.

Dopo aver atteso per un’ora gli effetti del farmaco, i partecipanti hanno letto 8 brevi scenari dove il protagonista stava vivendo un qualche tipo di sofferenza. Ad esempio, in uno scenario, la persona coinvolta nell storia aveva subito una coltellata che aveva raggiunto l’osso, mentre in un altro il protagonista aveva vissuto la morte del padre.

I partecipanti hanno valutato il dolore vissuto da ogni persona negli scenari letti da 1 (nessun dolore) a 5 (il massimo dolore possibile). Hanno inoltre valutato quanto i protagonisti degli scenari si fossero sentiti feriti e addolorati.

Nel complesso, i partecipanti che hanno assunto paracetamolo hanno considerato il dolore dei protagonisti delle storie come meno gravi rispetto a chi ha preso il placebo.

Un secondo esperimento ha coinvolto 114 studenti universitari. Come nel primo, anche qui la metà ha assunto paracetamolo e l’altra metà il placebo.

In una parte dell’esperimento, i partecipanti hanno sentito 4 esplosioni di rumore bianco di 2 secondi ciascuna, che variavano da 75 a 105 decibel. Le esplosioni sono poi state valutate su una scala da 1 (per niente sgradevole) a 10 (estremamente spiacevole).

Ai partecipanti è stato poi chiesto di immaginare quanto dolore potesse provocare lo stesso rumore in un altro partecipante anonimo allo studio. I risultati hanno mostrato che, rispetto a coloro che hanno assunto il placebo, i partecipanti che hanno preso il paracetamolo hanno valutato le esplosioni di rumore meno spiacevoli per se stessi e per gli altri.

Da qui si evince che il paracetamolo può ridurre il dolore percepito ma anche l’empatia sociale verso chi sta vivendo la stessa esperienza.

In un’altra parte dell’esperimento, i partecipanti hanno incontrato e socializzato l’un l’altro brevemente. Ogni partecipante ha poi guardato, da solo, un gioco online che coinvolgeva 3 delle persone appena incontrate. Nel gioco, le due persone che i partecipanti avevano incontrato dovevano escludere la terza persona dall’attività. Ai partecipanti è poi stato chiesto di valutare quanto dolore avesse sentito la persona esclusa. Chi ha assunto paracetamolo ha valutato il dolore dovuto all’esclusione come molto meno grave rispetto a chi ha preso il placebo.

In questo caso particolare, i partecipanti hanno potuto entrare in empatia con la sofferenza di qualcuno che avevano davvero incontrato. Eppure, l’empatia si è comunque mostrata ridotta: chi aveva assunto paracetamolo non era preoccupato dei sentimenti feriti della persone rifiutata.

Questo genere di risultati non era mai stato riscontrato, ma hanno un senso alla luce di precedenti ricerche. Uno studio del 2004 ha infatti scansionato il cervello delle persone mentre stavano vivendo un dolore e mentre immaginavano altre persone che provassero lo stesso dolore. In entrambi i casi si è attivata la medesima area cerebrale. Ciò rende plausibile il motivo per cui assumere paracetamolo riduce il proprio dolore ma anche la capacità di sentire quello che provano gli altrui.

Gli studi in questo senso continuano e stanno per dare spazio anche all’esplorazione degli effetti di un altro antidolorifico comune, l’ibuprofene, per constatare se i risultati siano gli stessi.

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Articolo di generazionebio.com
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