L’Alchimia non è solo un mezzo per trasformare una sostanza in un’altra, per far cambiare di stato un metallo, per unire sostanze diverse. È un linguaggio, un metodo di indagine della realtà. Una realtà che si può scoprire abbracciando l’Ermetismo, cioè quel corpo di insegnamenti che un tempo si impartivano a “porte chiuse”, seguendo la tradizione di Ermete Trismegisto (da qui il termine “ermetico”), personaggio mitico e semi divino di origine egizia. Questa Tradizione si basava su un semplice principio:
Ciò che è in alto è uguale a ciò che sta in basso. Ciò che è dentro è uguale a ciò che è fuori.
Da subito possiamo notare come questo atteggiamento ricerca una via di mezzo e quell’equilibrio che rende l’Uomo completo durante la sua esistenza. Una necessità che non proviene solo dall’Occidente, ma anche dalla scuola di pensiero Buddhista, per nominarne una tra le tante, sicuramente la più famosa. Il metodo interessante dell’ermetismo è quello di unire varie scuole di pensiero in un unico sistema filosofico, fatto di principi simbolici universali. L’equilibrio di cui si parla qui non è semplicemente tra attivo-passivo oppure positivo-negativo, ma è un equilibrio che prende in considerazione più elementi, gli stessi che Aristotele definiva come fondamenti della realtà. Questi quattro elementi sono il Fuoco, l’Acqua, l’Aria e la Terra. Per capire il profondo senso di questa divisione dobbiamo cambiare atteggiamento mentale: dobbiamo usare la mente in modo analogico, grazie a suggestioni, parallelismi. In questo modo ogni elemento non rappresenterà più soltanto ciò che dice il nome, ma anche ciò che esprime in termini psicologici, emotivi e fisici. La medicina tradizionale insegna ad esempio che l’Uomo non è solo carne e ossa, ma anche mente, spirito e anima. Unendo questi concetti si ottiene ciò che in Alchimia è definita la Grande Opera, la Pietra dei Filosofi, l’Oro Potabile. Tutti modi per definire la piena conoscenza, la perfetta salute e la realizzazione di sé più alta.
È chiaro che ogni unione deve avere come base l’equilibrio. Ogni elemento rappresenta un archetipo, un parte della realtà che sta intorno a noi e dentro di noi. Il Fuoco è il principio vitale, che dà calore, che fornisce energia, che illumina. Per associazione può essere il seme che feconda, la spinta iniziale, il soffio vitale vero e proprio, la prima manifestazione dell’intelligenza che fonda le leggi dell’Universo. I suoi aspetti distruttivi però, sono sotto gli occhi di tutti: impulsività, incendio incontrollato, scottature emotive, rabbia. In ogni caso è l’elemento che crea la base per un cambiamento, come la mitica Fenice che brucia e riesce così a risorgere dalle sue ceneri. Non è difficile vedere in questi concetti la loro controparte simbolica, gli aspetti psicologici e anche il rapporto che abbiamo col nostro corpo e la nostra salute.
L’Acqua si equilibra e si fonde con il Fuoco, solo quando non entra in diretto contatto, se no lo spegne e non può venirne vitalizzata. Serve un intermediario, serve che l’Acqua, portatrice di emozioni, di accoglienza, dissetante, simboleggiata dalla Coppa, venga scaldata dal Fuoco. Altrimenti si rischia che l’emotività ci faccia dimenticare la nostra vera natura. Serve che la parte femminile venga scaldata e fecondata da quella maschile, dando vita al terzo elemento, l’Aria. Questo elemento rappresenta tutto ciò che è divisione, il vuoto che rende un oggetto diverso da un altro. È la nostra capacita di analisi, di razionalizzare e di categorizzare. È il principio per cui esiste la varietà nel mondo, e non solo un infinito vuoto o infinita materia identica a se stessa. Se l’Aria è il principio che crea i presupposti dell’esperienza, la Terra è la base dell’esperienza stessa. È tutto ciò che è materia, tangibile e pratico. L’Aria, unita all’Acqua con violenza e poco controllo, diventa una tempesta che distrugge la realtà a forza di analizzarla e suddividerla, insieme ad un’emotività troppo invadente, che annega ciò che dovrebbe solo dissetare. Per questo la Terra deve sempre fare da base. La nostra umanità deve sempre fornire le giuste fondamenta per costruire. Deve costruire basi solide contro il soffio del Lupo Cattivo, come nella favola dei Tre Porcellini.
Analizzando la moderna situazione si notano spesso in gioco questi elementi in disequilibrio tra loro. Questo si può notare sia a livello politico che sociale, a livello medico oppure psicologico. Ogni aspetto della realtà può essere diviso nei quattro elementi e facendo un po’ di esercizio si può intravedere con l’intuito e il Cuore quale elemento è da equilibrare. A volte è più difficile equilibrare, dare più forza ad un elemento opposto, piuttosto che farsi trascinare passivamente dalla propria indole. Ad esempio molte persone vivono solo per la propria componente di Terra, e sono attaccati al possesso di beni materiali, della propria salute e delle loro idee. Sono inamovibili e come sentimento di base hanno la paura della perdita. L’elemento Aria, cioè la curiosità, la volubilità, la capacità di analisi delle situazioni, nel loro caso dovrebbe essere esercitato per avere una visione più ampia della loro realtà. Sarebbe un ottimo modo per analizzare le idee opposte alle proprie. Dopo aver sperimentato l’elemento Aria, accogliere la loro parte emotiva, fatta di risate, di rabbia, di pianti, di sentimenti positivi e di accoglienza, di spirito materno, dovrebbe essere la seconda priorità. Dopo l’analisi razionale, si dovrà cercare di compensare con l’istinto di unione e di accoglienza, ormai assopito da anni passati a difendere la propria merendina come un bimbo di sei anni! Fino ad arrivare a sperimentare il Fuoco, la nostra vera Volontà, il motivo per cui siamo Noi, e non altro. È la parte più difficile, perché è anche la più rischiosa: è la parte di noi che ci rende creature uniche anche se all’interno di un gruppo. Ci rende indipendenti e non legati a preconcetti, seguendo il Fuoco Sacro di cui il nostro Cuore è portatore. Persone del genere fanno parte di gruppi ma non ne sono inglobati, votano un certo partito non per dovere o abitudine, ma per libera scelta. Il pericolo più grosso dell’elemento Fuoco è che, in fin dei conti, può distruggere in un attimo ciò che abbiamo costruito di noi. Possiamo a quel punto scegliere se rimanere cadaveri o risorgere come Fenici.
I monaci buddhisti disegnano con la sabbia complessi e bellissimi Mandala, rappresentazioni geometriche e colorate dell’Universo. Dopo mesi di lavoro, spesi per finire il loro progetto, lo contemplano e subito dopo lo distruggono con un semplice gesto della mano. La nostra vita è questa, che lo vogliamo o no. Se siamo troppo ancorati ad un elemento sarà l’Universo a farcelo capire, con le sue sfaccettature e con i suoi influssi perfettamente equilibrati. Inizieremmo a non risuonare con esso, noi che siamo incompleti, e a vedere intorno a noi una realtà che non ci rappresenta. Equilibrandoci invece possiamo capire che tutto deve avere una compensazione. Si può amare dando uno schiaffo, o farci una bella risata davanti alla nostra collera o timidezza. Spesso la forzatura dell’esperienza degli opposti è un ottimo metodo per capirsi di più e per ritornare ad un certo equilibrio. Chi tende all’emotività ed è assuefatto dalla sua idea di essere gentile potrebbe sperimentare un’arte marziale, mantenendo la gentilezza nel suo animo. Chi tende invece alla collera potrebbe abbracciare un po’ più spesso le persone intorno a lui. Senza esagerare certo, se non si vuole cambiare in modo troppo repentino il proprio flusso e rischiare occhiate timorose da parte di parenti perplessi. La parola d’ordine è come sempre “pazienza”, non inteso come rassegnazione, ma come perseveranza, seguendo i ritmi della natura, della nostra Natura.
Equilibrando i quattro elementi si diventa pronti per andare verso il quinto e più alto elemento: lo Spirito. Questi cinque elementi in equilibrio sono da sempre rappresentati nel pentalfa, detto anche pentagramma, la classica stella a cinque punte, circondata dal mondo finito, cioè un cerchio. Questo cerchio che ci protegge e ci separa, ma che rappresenta anche il macrocosmo, con le sue similitudini col nostro corpo. Anche il macrocosmo ha una parte di materia (Terra), una di vuoto (Aria), una che tende ad unire gli elementi, come le forze nucleari (Acqua) e una parte che ha dato origine a tutto, che crea movimento, mutazione e distruzione (Fuoco). Cercare in modo spasmodico l’elemento Spirito, con desiderio, o meglio, fissazione mistica, induce solo a non vivere la propria realtà, quella in tre dimensioni in cui volenti o nolenti siamo capitati. Spingerebbe a passare la propria vita a cercare di prendere ciò che non si può toccare, a capire ciò che non è comprensibile. Solo con l’intuito (Acqua), l’attenzione (Aria), il guardarsi dentro (Fuoco), si può intravedere un po’ di quell’elemento Spirito di cui si parla anche troppo e che sarebbe da sperimentare nella vita di tutti i giorni (Terra).
Se è vero che siamo qui per sperimentare, che spreco sarebbe vedere solo un lato del nostro pentagramma. Sarebbe come camminare con una sola gamba invece di imparare a usarle tutte e due. Le stampelle che ci creiamo non possono durare per sempre.
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Articolo di Mattia Floris per generazionebio.com
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