Abuso minorile, stupro, violenze, aggressione fisica. Andare in guerra e diventare testimoni di violenza, morte e spargimento di sangue. Sono tutti eventi molto traumatici, di cui le vittime portano le cicatrici per tutta la vita.
Le cicatrici fisiche guariscono, ma alcune ferite emotive possono bloccare lo sviluppo sano della vita di chi le porta. Queste persone temono, generalmente, di avvicinarsi alle altre persone e di stabilire delle relazioni. Il cambiamento le terrorizza e rimangono per sempre riluttanti nell’esprimere i proprio bisogni e nel dare sfogo al loro potenziale creativo. Anche quando non è evidente, il disturbo da stress post traumatico soffoca la forza vitale delle sue vittime. Dire loro a parole che lo devono superare è essenzialmente inutile, perché un trauma cambia radicalmente la struttura del cervello e ne altera la funzionalità.
Cosa accade nel cervello di una persona affetta da disturbo da stress post traumatico?
Questo problema è doloroso e fa paura. I ricordi dell’evento sono difficili da cancellare e le vittime hanno spesso dei flashback vivaci. Spaventate e traumatizzate, queste persone sono sempre in uno stato di allerta, che le porta a rinchiudersi nel loro guscio al minimo stimolo. In genere, le vittime cercano di evitare le persone, le cose e le situazioni che ricordano loro l’esperienza dolorosa. Questo è però un comportamento debilitante, che impedisce loro di vivere in maniera profonda la loro esistenza. Molte vittime dimenticano i dettagli dell’incidente, nel tentativo di attutire il colpo. Questo meccanismo ha però ripercussioni negative.
Diversi studi sul cervello di pazienti colpiti da disturbo da stress post traumatico mostrano che molte regioni si differenziano strutturalmente e funzionalmente da quelle di individui sani. Amigdala, ippocampo e corteccia prefrontale ventromediale hanno un ruolo chiave nella manifestazione dei sintomi. Queste regioni influenzano collettivamente il meccanismo di risposta allo stress da parte degli esseri umani. Per questa ragione, la vittima continua a percepire e rispondere allo stress in modo diverso, rispetto a chi non soffre dei postumi di un trauma, anche dopo molto tempo dall’esperienza traumatica.
Effetto del trauma sull’ippocampo
Il più significativo impatto neurologico del trauma si vede nell’ippocampo. Le persone colpite da un trauma mostrano una notevole riduzione dell’ippocampo. Questa regione del cervello è responsabile delle funzioni della memoria. Questa aiuta l’individuo a registrare nuovi ricordi e a recuperarli successivamente, in risposta a specifici e pertinenti stimoli ambientali. L’ippocampo aiuta anche a distinguere tra ricordi passati e presenti.
Gli individui con un ridotto volume dell’ippocampo perdono la capacità di discriminare tra passato e presente, o ad interpretare correttamente i contesti ambientali. Un particolare meccanismo neurale innesca delle risposte estreme allo stress, di fronte a situazioni ambientali che ricordano solo lontanamente qualcosa legato al loro passato traumatico. Questo è il motivo per cui la vittima di una violenza sessuale è terrorizzata dai parcheggi se è stata violentata in un luogo simile. Allo stesso modo, un veterano di guerra non è in grado di guardare un film violento, perché gli ricorda i suoi giorni in trincea. Il suo ippocampo non è in grado di minimizzare l’interferenza dei ricordi del passato.
Effetto del trauma sulla corteccia prefrontale ventromediale
Un grave trauma emotivo provoca dei cambiamenti duraturi nella regione della corteccia prefrontale ventromediale del cervello, responsabile della regolazione delle risposte emotive innescate dall’amigdala. In particolare, questa regione regola emozioni negative come la paura che si innesca quando la persona si confronta con stimoli specifici. I pazienti che soffrono di disordine da stress post traumatico mostrano una marcata diminuzione del volume della corteccia prefrontale ventromediale e della funzionalità di questa regione. Questo spiega perché le persone che soffrono di questo disturbo tendono a mostrare paura, ansia e risposte estreme a qualunque stress, anche di fronte a stimoli non collegati – o lontanamente correlati – alle loro esperienze del passato.
Effetto del trauma sull’amigdala
Un trauma sembra aumentare l’attività dell’amigdala. Questa regione del cervello ci permette di processare le emozioni ed è anche legata alle risposte alla paura. I pazienti che soffrono di disordine da stress post traumatico presentano iperattività nell’amigdala in risposta agli stimoli che sono in qualche modo correlati alle loro esperienze traumatiche. Essi mostrano ansia, panico e stress estremo quando vengono loro mostrate fotografie o raccontate esperienze di traumi simili ai loro.
In questi pazienti, l’amigdala può essere così iperattiva che queste persone mostrano risposte di paura allo stress anche quando si confrontano con stimoli con inerenti al loro trauma, come ad esempio quando vengono loro mostrate immagini di persone impaurite o terrorizzate.
Ippocampo, corteccia prefrontale ventromediale e amigdala completano il circuito neuronale dello stress. L’ippocampo facilità risposte adeguate agli stimoli ambientali, in modo che l’amigdala non entri in modalità da stress. La corteccia prefrontale ventromediale regola le risposte emotive attraverso il controllo delle funzioni dell’amigdala. Non sorprende dunque che, quando l’ippocampo è ipoattivo e la corteccia prefrontale cessa di tirare le catene, l’amigdala va in eccitazione.
I ricercatori ritengono che i cambiamenti cerebrali causati dal disordine da stress post traumatico aumentano la probabilità che una persona sviluppi altri disturbi psicotici e dell’umore. Capire come questo disturbo altera la chimica del cervello è fondamentale per entrare in risonanza con chi ne soffre e cercare di invertirlo. Il cervello umano si può infatti ricablare e si rigenera, tornano alla normalità, seguendo una strategia di trattamento adeguata.
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Articolo di generazionebio.com
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