Si stima che le persone nel mondo colpite dal morbo di Alzheimer, la più comune tra le forme di demenza, siano milioni.
Numeri che sono destinati ad aumentare inesorabilmente. Ad oggi non esiste una cura per l’Alzheimer, ma ci sono moltissime strategie utili alla prevenzione.
Per quanto riguarda il trattamento, i farmaci sono pressoché inutili, cosa che sottolinea l’importanza di una prevenzione da fare lungo tutto il corso della vita, anche quando si è più giovani.
Detto questo, è importante sapere che recentemente i ricercatori dell’Università di Lille in Francia hanno scoperto uno strumento molto semplice ma che può aiutare in maniera significativa a migliorare la memoria nelle persone che affrontano questa malattia: la musica.
La musica aiuta i pazienti a ricordare
Durante lo studio, sono stati raccolti molti dati interessanti.
Quando i pazienti affetti da Alzheimer sedevano in una stanza dove veniva diffusa della musica e veniva loro chiesto di condividere la storia della loro vita, i loro racconti risultavano molto più dettagliati, erano grammaticalmente più complessi e ricchi di informazioni rispetto alle storie raccontate in una stanza silenziosa.
Questo suggerisce che l’esposizione alla musica può aiutare le persone affette da morbo di Alzheimer a superare i loro limiti neuro-linguistici. Tutto questo ha un senso poiché l’elaborazione della musica e del linguaggio condividono una base neuronale comune.
Da tempo si è teorizzato che ascoltare la musica possa aumentare le potenzialità cerebrali. Ipotesi testimoniata dal più volte citato Effetto Mozart.
In realtà, gli studi hanno dimostrato che ascoltare musica mentre si svolge attività fisica permette di migliorare il livello cognitivo e le capacità verbali nelle persone affette da malattie alle arterie coronarie. Questo disturbo è stato infatti correlato ad un declino nelle abilità cognitive. Negli studi, i segnali di un migliorato flusso verbale si sono visti addirittura raddoppiare dopo aver ascoltato della musica.
E’ chiaro che ascoltando musica accade molto di più del semplice processo uditivo. La musica stimola l’attività nel Nucleus Accumbens, un’area del cervello correlata al rilascio della dopamina e coinvolta nella formazione delle aspettative.
Allo stesso tempo si attivano anche l’Amigdala, coinvolta nell’elaborazione delle emozioni, e la corteccia prefrontale, che rende possibile la capacità di decidere. Va da sé che chi ha in famiglia qualcuno che è vittima dell’Alzheimer, fargli sentire la musica che ha sempre amato è un modo per stimolare le sue potenzialità e migliorare la qualità della sua vita e la sua memoria.
La ricerca suggerisce che si possano innescare esiti convincenti anche nelle fasi più avanzate della malattia. Se utilizzata in modo appropriato, la musica può influenzare l’umore, permettere di gestire lo stress, stimolare interazioni positive e supportare la coordinazione motoria. Questo avviene perché le ben collaudate risposte ritmiche richiedono un’elaborazione cognitiva o mentale quasi nulla, essendo queste influenzate dal centro motorio del cervello, che risponde direttamente agli stimoli uditivi ritmici. La capacità di una persona di interagire con la musica, specialmente cantando o tenendo il ritmo, rimane intatta lungo tutto il processo della malattia.
La scelta della musica è molto importante e molto spesso quella che permette di ottenere maggiori risultati è la musica che risale agli anni giovanili della persona. Talvolta, per non stimolare ricordi spiacevoli, meglio scegliere una musica sconosciuta.
Come ricorrere alla musicoterapia
Demenza al primo stadio
- Portare la persona fuori a ballare, o ballare in casa
- Ascoltare la musica che la persona amava in passato e riconoscere gli eventuali cambiamenti di umore che essa suscita. Se non viene apprezzata e non c’è interazione, meglio spegnere.
- Sperimentare con diversi tipi di musica
- Incoraggiare chi suonava uno strumento a provare a farlo di nuovo
- Fare un elenco dei brani preferiti e utilizzarli per fare esercizi utili ad allenare la memoria
Demenza allo stadio medio
- Suonare della musica o cantare mentre l’individuo sta camminando per migliorare l’equilibrio
- Usare musica in sottofondo per migliorare l’umore
- Optare per musica rilassante e familiare, non troppo ritmata, per favorire il riposo notturno
Demenza allo stadio avanzato
- Utilizzare le playlist preferite dalla persona
- Cantare insieme alla persona, meglio se brani che appartengono alla sua generazione
- Diffondere musica calmante e delicata, per dare un senso di comfort alla persona
E’ naturalmente consigliabile, per una terapia più approfondita e personalizzata, affidarsi ad un musicoterapeuta esperto.
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Articolo di Simone Bresciani per generazionebio.com
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