Molti sono scettici in merito alla meditazione e ai suoi benefici. Alcune persone si aspettano chissà cosa e altre sono convinte di non essere in grado di meditare.
In realtà, il segreto sta nel cominciare con calma, praticando anche per soli due minuti al giorno. Partire da una piccola abitudine è il primo passo per raggiungere la meta. Del resto, le nuove abitudini stesse – di qualsiasi cosa si tratti – influenzano il nostro cervello. La meditazione, però, in particolare, stimola dei meccanismi unici che è interessante andare ad esplorare.
Anzitutto, ci sono molti modi per meditare e, dal momento che si tratta di una pratica così personale, probabilmente ne esistono più di quelli che si conoscono abitualmente. Ce ne sono però un paio sui quali la ricerca scientifica si è focalizzata. Una di queste è la meditazione consapevole, basata sulla concentrazione. Ci si concentra su qualcosa di specifico – la respirazione, una sensazione particolare del corpo o un oggetto che si trova vicino a noi. Ogni volta che l’attenzione si sposta da ciò che abbiamo scelto, si cerca di riportarla indietro.
L’altro tipo di meditazione è quella dove semplicemente si presta attenzione a tutte le cose che accadono intorno a noi; si nota tutto, senza però avere alcuna reazione.
Cosa succede nel cervello quando si medita
Utilizzando la tecnologia moderna della Risonanza Magnetica Funzionale, gli scienziati hanno sviluppato una comprensione approfondita di quel che avviene a livello cerebrale quando meditiamo. Un’analisi molto simile a quella già fatta in precedenza per misurare la creatività nel nostro cervello.
La differenza è che quando meditiamo, il cervello smette di elaborare le informazioni nella stessa modalità attiva di sempre. È stato infatti riscontrato che diminuiscono le onde beta – quelle che indicano appunto che il nostro cervello sta processando delle informazioni – addirittura dopo soli 20 minuti di sessione di meditazione, persino se non abbiamo mai provato prima.
Ecco nello specifico cosa succede in ciascuna area del cervello.
Lobo Frontale
Questa è la parte più evoluta del cervello, responsabile di ragionamento, pianificazione, emozioni e consapevolezza di sé. Durante la meditazione, la corteccia frontale tende ad andare in pausa.
Lobo Parietale
Questa parte del cervello elabora le informazioni sensoriali sul mondo circostante e permette di orientarci nel tempo e nello spazio. Durante la meditazione, l’attività in questa area rallenta.
Talamo
Considerato la porta dei sensi, questo organo permette di concentrare l’attenzione incanalando alcuni dati sensoriali nelle parti più profonde del cervello, arrestando altri segnali. La meditazione riduce notevolmente il flusso di informazioni in entrata.
Formazione reticolare
Come sentinella del cervello, questa struttura riceve gli stimoli in attivo e mette il cervello in allerta e pronto a reagire. Durante la meditazione, il segnale di stimolo torna indietro.
Come ci influenza la meditazione
A questo punto è utile dare uno sguardo ai risultati degli studi, che affermano in che modo la meditazione può influenzare la nostra salute.
Migliore concentrazione
Essendo la meditazione una pratica che porta a focalizzare l’attenzione e ad essere consapevoli nei momenti in cui questa va alla deriva, questa migliora di conseguenza la nostra capacità di concentrarci in qualsiasi circostanza. È un effetto duraturo che proviene da periodi di regolare meditazione. La concentrazione è molto simile ad un muscolo che va rafforzato attraverso l’esercizio.
Diminuisce l’ansia
Questo punto è piuttosto tecnico, ma molto interessante. Più meditiamo, meno proviamo ansia: questo accade perché allentiamo la connessione di particolari percorsi neurali. Anche se apparentemente può sembrare negativo, tutto questo ha invece delle conseguenze molto importanti. La corteccia prefrontale mediale, una sezione del nostro cervello, normalmente elabora informazioni relative a noi stessi e alle nostre esperienze. Normalmente, i percorsi neurali che collegano i centri della percezione corporea e i centri della paura sono molto forti. Quando proviamo una forte sensazione di paura o siamo sconvolti, si innesca una forte reazione che ci fa sentire sotto attacco e in pericolo. Quando meditiamo, questa connessione neurale si indebolisce, impedendoci di reagire come prima. Al contrario, in contemporanea si rafforza la connessione con la parte razionale del cervello, che ci aiuterà ad affrontare meglio ogni situazione.
Aumenta la compassione
Gli studi sulla meditazione hanno dimostrato che l’empatia e la compassione sono maggiori in coloro che seguono regolarmente questa pratica. Durante un esperimento, sono state mostrate delle immagini di persone buone, cattive o neutrali in una meditazione empatica. I partecipanti sono riusciti a concentrare la loro attenzione e a ridurre la loro reazione emotiva a queste immagini, anche dopo essere usciti dallo stato meditativo. Hanno inoltre dimostrato maggiore compassione per gli altri quando venivano mostrate immagini particolarmente inquietanti.
Questa reazione va attribuita all’amigdala, l’area del cervello che elabora gli stimoli emotivi. Durante la meditazione, l’amigdala diminuisce la sua attività, ma in questo esperimento è apparsa eccezionalmente sensibile quando ai partecipanti venivano mostrate immagini di persone.
Un altro studio del 2008 ha rilevato che nelle persone che meditano regolarmente si attivano più facilmente i lobi parietale e temporale (aree del cervello legate all’empatia, quando sentono suoni di persone che soffrono.
Migliora la memoria
Catherine Kerr, ricercatrice presso il Center for Biomedical Imaging Martinos e il Research Center Osher, ha scoperto che le persone che praticano la meditazione consapevole sono state in grado di regolare le onde cerebrali che schermano le distrazioni, aumentando più rapidamente la loro produttività. Questa capacità di ignorare le distrazioni spiega probabilmente la loro superiore capacità di ricordare e integrare meglio le nuove informazioni.
Diminuisce lo stress
La meditazione consapevole aiuta le persone a sopportare meglio lo stress quando sono sotto pressione. Nel 2012 durante una ricerca, alcuni manager di un’azienda sono stati separati in gruppi. Uno partecipava a sessioni di meditazione, un altro gruppo eseguiva sessioni di rilassamento del corpo ed il terzo non faceva alcuna attività extra. A tutti loro è stato dato, dopo 8 settimane un compito molto stressante da portare a termine. Il gruppo che aveva partecipato alle meditazioni è stato quello che ha riportato meno stress durante la prova.
Aumenta la materia grigia
Maggiori quantità di materia grigia nell’ippocampo e nelle aree frontali del cervello sono state ricollegate alla meditazione. Questo può stimolare emozioni positive, una stabilità emotiva duratura e una maggiore attenzione durante la vita di tutti i giorni. È stato anche dimostrato che la meditazione riduce gli effetti correlati all’invecchiamento sulla materia grigia, riducendo il declino delle funzioni cognitive.
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Articolo di generazionebio.com
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