Le storie zen sono spesso utili per aprire la mente e possono essere dichiarazioni paradossali, storie o domande che possono essere usate per stimolare la meditazione o per avere un argomento su cui concentrarsi a scopo evolutivo.
Si tratta di metafore che possono accompagnare il nostro cammino e possono aiutarci a trovare la strada e a comprendere cosa fare e cosa non fare per procedere ulteriormente.
Da 101 Storie zen ecco 4 storie che permetteranno di vedere il mondo sotto una luce diversa.
Una tazza di té
Nan-in, un maestro giapponese durante l’era Meiji (1868-1912) ricevette un professore universitario arrivato a chiedere informazioni sullo Zen.
Nan-in servì il tè. Riempì la tazza del suo ospite e poi continuò a versare.
Il professore guardò la tazza traboccare e non riuscì più a trattenersi: “E’ troppo piena, non ne entrerà più!”.
“Proprio come questa tazza – disse Nan-in – sei pieno delle tue opinioni e speculazioni. Como posso mostrarti lo Zen se prima non svuoti la tua tazza?”.
Soldati umanitari
Una volta che la divisione dell’esercito giapponese era impegnato in una battaglia simulata, alcuni ufficiali ritennero necessario stabilire il loro quartier generale presso il tempio di Gasan
Gasan disse al suo cuoco: “Servite ai funzionari gli stessi piatti semplici che mangiamo noi”.
Questo fece arrabbiare molto gli uomini dell’esercito. Uno di loro si recò da Gasan e gli disse: “Chi ti credi di essere? Siamo soldati, ci stiamo sacrificando per in nostro paese. Perché non ci trattate di conseguenza?”.
Gasan severamente rispose: “Chi pensate che siamo noi? Siamo soldati dell’umanità, con l’obiettivo di salvare tutti gli esseri senzienti”.
La galleria
Zenkai, il figlio di un samurai, si recò a Edo dove diventò il servitore di un alto funzionario. Si innamorò della moglie del funzionario e venne scoperto. Allora, per legittima difesa, uccide il funzionario e scappò via con sua moglie.
Entrambi in seguito diventarono dei ladri. Ma la donna era così avida che Zenkai ne fu sempre più disgustato. Lasciandola, si recò lontano, presso la provincia di Buzen dove diventò un mendicante.
Per espiare il suo passato. Zenkai decise di compiere qualche buona azione. Sapendo dell’esistenza di un strada pericolosa sull’orlo di una scogliera, che aveva causato la morte e il ferimento di molte persone, decise di scavare una galleria attraverso la montagna.
Zenkai mendicava il cibo di giorno e lavorava di notte per scavare il tunnel. Due anni prima di terminare il lavoro, il figlio del funzionario ucciso da Zenkai, che era un abile spadaccino, lo trovò e andò da lui per vendicarsi e ucciderlo.
“Io ti darò volentieri la mia vita – disse Zenkai – ma tu lasciami finire questo lavoro. Il giorno in cui sarà completato, potrai uccidermi”.
Il figlio del funzionario iniziò ad attendere quel giorno. Passavano però i mesi e Zenkai continuava a scavare. Il figlio era sempre più stanco di aspettare senza fare nulla, così iniziò a collaborare con gli scavi. Dopo più di un anno di collaborazione, finì per ammirare la volontà e il carattere di Zenkai. Quando la galleria fu terminata, la gente poté finalmente utilizzarla e spostarsi in sicurezza.
La luna non si può rubare
Ryokan, un maestro Zen, viveva una vita molto semplice, in una piccola capanna ai piedi della montagna. Una sera un ladro fece visita al rifugio, per scoprire che non c’era nulla da rubare.
Ryokan tornando a casa lo sorprese: “Devi aver fatto tanta strada per venire a trovarmi – gli disse – e non dovresti tornare a mani vuote. Prendi in dono i miei vestiti”.
Il ladro era sconcertato. Prese i vestiti e sgattaiolò via.
Ryokan, seduto nudo, guardava la luna: “Poveraccio – pensò – vorrei potergli regalare anche questa bellissima luna”.
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Articolo di generazionebio.com
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