undicisettembreduemilauno, attacco alle Torri Gemelle. seiottobreduemilauno, ciao nonno. duesettembreduemilaundici, l’intervento che non ha mai fine.
E la volta in cui ho finto di non vederti, quella in cui ho deciso di non voler più aspettare. Le immagini che corrono rapide, martellanti, prolifiche bolle tutte uguali, la moltiplicazione dei pani, gettati a soffocare mille pesci, e noi giù sotto questa cappa di panico che ci rende tutti uguali e impotenti, io, tu e chi neanche sappiamo, chi neanche ricordiamo e chissà se mai incontreremo.
L’esistenza fondata sulla paura alla quale ci siamo rassegnati è in parte dovuta all’istinto di sopravvivenza del nostro cervello rettiliano e alla tendenza dell’emisfero sinistro a controllare la realtà sopprimendo ricordi dolorosi o pensieri che contengono emozioni troppo difficili da sopportare*
È la vita, una livella. È la vita, lasceremo tutto. È la vita, che ti aspettavi? È la vita, non lo sapevi? Saremo sorpresi mentre staremo barando ciascuno come può, come sa, come non sa di sapere. Saremo scandalizzati e incolpevoli, traditi dall’unica certezza che non potrebbe mai subire attacchi.
Combatti, fuggi, nega e controlla. Molti metodi diversi per combattere la paura si sono sviluppati con il passare del tempo da queste tattiche di base, che hanno poi dato vita ad altrettante visioni culturali del mondo. Pensate all’ubiquità della guerra e alle sue strategie intimidatorie, ora usate con tanta disinvoltura nel campo della politica, degli affari, delle relazioni*
Lo shock dura troppo poco, in fondo. Troppo poco per esplorare il silenzio nel vuoto della frattura. Dobbiamo correre via come formiche dal fuoco, emorragia di un’efficienza inflessibile che trova in se stessa l’ultimo riparo, l’invincibile giustificazione. Passano le ore, i mesi e gli anni.
L’assuefazione fa parte del nostro strato di protezione perché ci impedisce di entrare nel nostro strato intermedio. Infatti essa opera proprio al confine tra lo strato più esterno e quello intermedio, tra la protezione e le sensazioni. L’assuefazione agisce come una barriera energetica per impedire che le paure e il dolore risalgano dal nostro inconscio alla superficie**
L’undicisettembre è l’ennesimo monito a non dimenticare ciò che mai ci siamo dati la pena di imparare. La memoria è un ripostiglio di cassetti chiusi con lucchetti ed etichette compilate con precisione inappuntabile. Un archivio di cicatrici inascoltate, vergogna rimossa con grazia.
Quando non abbracciamo le nostre paure, noi ci separiamo dalla nostra vulnerabilità che viene così rinnegata. Da questo spazio rinnegato, essa continua a esercitare una potente influenza, ma in modo subdolo**
Undicisettembreduemilaquattordici, oggi ricordo le volte in cui non è stato più possibile tornare indietro e l’impatto netto, chirurgico che hanno avuto sulla mia vita, ricordo ciò che mi hai detto l’ultima volta, quando mi hai lasciato vincere senza ribattere….”non dimenticare ciò che stavi per dirmi”.
* Penney Peirce, Il potere della percezione, TEA, p.104
** Krishnananda/Amana, A tu per tu con la paura, Feltrinelli, pp. 150-257
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Articolo di Margherita Cardetta per generazionebio.com
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