Il terzo occhio è un organo, la rappresentazione di un’energia. Il suo potere consiste nella consapevolezza della sua esistenza. Tutti possiamo usare potenzialmente il terzo occhio; è il modo in cui lo manteniamo in allenamento che determina la quantità di informazioni che esso sarà in grado di filtrare.
Il potenziale della ghiandola pineale non viene soppresso solo a causa del fluoro e del cibo spazzatura, ma anche dalla nostra non consapevolezza verso di essa. Possiamo meditare, mangiare in modo sano e compiere studi sulla coscienza per espandere la nostra consapevolezza, ma se non applichiamo queste pratiche alla quotidianità, il lavoro è inutile.
Quando meditiamo e combiniamo a questa pratica la presenza e la crescita attiva, attraverso l’interazione con gli altri, attiviamo il terzo occhio. Esso esiste nell’atto stesso di impegnarci nella nostra realtà.
La meditazione che segue rappresenta il primo passo per attivare il terzo occhio.
Passo 1 – Rilassamento
Iniziare questa meditazione proprio come tutte le altre: scegliere una stanza tranquilla e confortevole, dove poter restare da soli per al massimo 1 ora.
Sedersi o sdraiarsi e iniziare a concentrarsi sulla respirazione. Il processo di calmare la mente dipende dal livello di concentrazione. Occorre creare un flusso continuo di respirazione, calma ma con intervalli regolari tra inspirazione ed espirazione.
Concentrarsi sull’oscurità generata dagli occhi chiusi e alzare gli occhi per visualizzare e mettere a fuoco il centro della propria fronte. Non deve essere uno sforzo, ma un gesto naturale. Ogni volta che entrano dei pensieri, bisogna osservarli in modo oggettivo e respingerli, tornando a concentrarsi sul respiro. Mentre ci si rilassa, continuare a visualizzare il centro della fronte.
Passo 2 – Concentrarsi su qualcosa di specifico
Le capacità intuitive derivano da quella di leggere i sentimenti altrui, perché sono anche i nostri. Significa essere in grado di sentire a livello empatico le sensazioni delle altre persone. Non è qualcosa che arriva da noi, ma a cui la nostra coscienza si connette. Per questo per allenarsi occorre l’interazione con le altre persone. Quando avviene lo scambio di energia attraverso le parole, i pensieri e i sentimenti. Quella conoscenza interiore deriva dalla fiducia in noi stessi.
Per questa ragione, la proposta è di meditare su qualcosa che si desidera migliorare, ponendo delle domande su come fare per raggiungere l’obiettivo. Chiedere perché quella volta abbiamo fatto del male a qualcuno, o perché le persone reagiscono in un modo specifico. Chiedere perché trattiamo le persone in un dato modo, perché alcune cose ci turbano e concentriamoci sulla risposta. Spesso fare una domanda porta ad altre domande, perché è proprio in quel momento che si espande la coscienza. Le risposte ci sono sempre dentro di noi, occorre solo imparare ad ascoltarle.
Passo 3 – Osservare gli schemi della realtà
Dobbiamo essere l’esempio vivente del cambiamento. Dobbiamo essere coloro che vedono la realtà e, su quella base, cambiare il nostro comportamento. Molti sostengono di vedere la realtà, ma poi le loro azioni non sono coerenti. Quando sentiamo che occorre fare qualcosa, facciamola. Se percepiamo che qualcuno è particolarmente sensibile, comportiamoci di conseguenza.
Essere intuitivi significa diventare responsabili, letteralmente avere la capacità di rispondere alle informazioni. Non è possibile riceverne se non sappiamo gestirle. Significa guardare oltre. Per essere intuitivi non bisogna vedere gli spiriti, l’energia o qualcosa di metafisico. Significa riconoscere dei modelli, capire cosa va fatto, come aiutare qualcuno in modo attivo. Con un po’ di pratica, si cominciano a mettere insieme i pezzi e a vederli prima del tempo. Attraverso l’esperienza di un’attenta osservazione, si comprendono sempre meglio i modelli della realtà. La comprensione accelera, la consapevolezza si espande e si ricevono sempre più informazioni. Essere intuitivi vuol dire capire i collegamenti sincronici che si celano dietro all’esistenza intera.
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Articolo di generazionebio.com
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Foto di Okan Caliskan da Pixabay
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