E’ impossibile trovare al supermercato un alimento confezionato che non contenga milioni di ingredienti.
La maggior parte di questi, poi, sembrano impronunciabili. Ma cosa ne sappiamo di quegli ingredienti che invece riconosciamo sulle etichette? Quelli che pensiamo di conoscere solo perché li vediamo ogni volta che acquistiamo il nostro pacco preferito di pane o di budino?
Ad esempio sappiamo che il caglio è usato per preparare il formaggio, che la gelatina è la componente principale di alcune caramelle, che la gommalacca è quell’ingrediente che dona lucentezza ai lecca-lecca. Tutti questi componenti sono considerati ingredienti naturali e, in effetti, lo sono. Ma sappiamo davvero da dove provengono? Ecco una lista degli ingredienti più comuni e di cosa sono effettivamente fatti.
Gelatina
Pelle, legamenti, tendini e ossa di maiale o di mucca bolliti. Si tratta di una proteina animale, quindi. Viene utilizzata in alcuni gelati, nelle caramelle e nei budini come addensante. Chi desidera stare lontano dai prodotti animali, o semplicemente non ama l’idea che nel budino ci siano i tendini di un suino, farà meglio a cercare prodotti che contengano agar agar, un addensante che deriva dalle alghe.
Colla di Pesce
Deriva dalla vescica dei pesci disidratata. Normalmente si ricorre agli storioni, per produrre questo ingrediente. E’ usato come chiarificante per la birra e per il vino. La vescica non si trova ovviamente nel prodotto finito, anche se non è da escludere che qualche microscopico frammento rimanga. Ecco perché alcune birre e alcuni vini non vengono considerati prodotti vegani.
Caglio
E’ l’enzima di rivestimento dello stomaco della mucca. Il caglio è un enzima animale costituito dalla membrana mucosa dello stomaco di un vitello non ancora svezzato. Si utilizza per cagliare il latte, per la produzione del formaggio. Esiste però anche un caglio vegetale, utile per produrre formaggi vegan-friendly.
Gommalacca
Deriva dalle secrezioni di alcuni insetti. Si usano in particolare degli insetti femmina che si trovano comunemente in India e nel Sud est asiatico. La sostanza viene lavata, riscaldata e poi trattata. Questa viene poi mescolata con alcol etilico, liquefatta e utilizzata per dare lucentezza ai lecca-lecca e ad altre caramelle dure.
Colostro
Sostanza simile al latte, estratta da capre gravide. Il colostro è un fluido spesso e giallastro che fuoriesce dalle mammelle prima che sia prodotto il latte materno. E’ una sostanza nota soprattutto per la sua proprietà immunostimolante e viene talvolta aggiunta ai frullati preconfezionati.
Acido stearico
Grasso che deriva da maiali, mucche, pecore, cani e gatti. E’ un acido grasso introdotto molto spesso come agente ammorbidente nelle comuni gomme da masticare
Carminio
Colorante rosso che si estrae da insetti essiccati. Viene utilizzato ovunque, dai prodotti da forno fino alle bevande. Si estrae da coleotteri della variante cocciniglia schiacciati.
L-cisteina
Amminoacido proveniente dai capelli umani, da piume di anatra o dalle setole di maiale. E’ usato come balsamo per ammorbidire la pasta del pane. Se il pensiero di un derivato dei capelli umani nel vostro panino vi stomaca, non siete sicuramente i soli.
Olio di Argan
olio derivante da noci che prima passano attraverso il tratto digerente delle capre. Questo olio è costituito da particolari noci che si trovano sugli alberi di Argan in Marocco. Sono prodotti difficili da rompere, perciò ne viene favorito il passaggio attraverso il tratto digerente di una capra per ammorbidirlo, con tutti gli annessi che si possono immaginare. Chi le raccoglie le considera un reperto davvero prezioso. L’olio di Argan è un ingrediente cosmetico molto popolare, ma viene usato talvolta anche come olio dove immergere il cous cous o per condire verdure e insalate.
Castoreum
E’ un composto costituito dalle ghiandole anali schiacciate del castoro. L’ingrediente viene utilizzato nei gelati. Attenzione quindi, quando acquistiamo il gelato, all’etichetta.
Purtroppo, talvolta, è impossibile sapere con esattezza se questi ingredienti sono presenti nei prodotti che acquistiamo. A volte, essendo ingredienti naturali, vengono indicati con questa dicitura generica anziché con ulteriori specifiche. Meglio quindi evitare il più possibile i prodotti industriali che potenzialmente li contengono e puntare, piuttosto, laddove possibile, sull’auto-produzione.
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Articolo di generazionebio.com
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