Il dibattito sull’opportunità o meno di vaccinare i bambini è sempre più acceso. La discussione è aperta tra chi ritiene che si debba vaccinare a tutti i costi e chi pensa invece che sia il caso di evitare del tutto qualsiasi somministrazione. E se la verità stesse nel mezzo?
Sono sempre più numerosi i medici che, da anni convinti dei benefici dei vaccini, si sono resi conto, attraverso la loro pratica quotidiana e soprattutto osservando i bambini che hanno subito dei danni, che la nostra politica vaccinale andrebbe ridiscussa.
I vaccini sono catalogati come farmaci e, in quanto tali, hanno delle indicazioni e delle controindicazioni. Per trarne dunque beneficio, se ne deve fare un uso corretto.
Oggi assistiamo invece ad una vaccinazione di massa, che può portare inevitabilmente a dei danni, spesso molto gravi. Perché avviene questo?
Parlare di vaccinazione oggi significa considerarla nel contesto attuale. Quando hanno iniziato a diffondersi i vaccini 50 anni fa, la situazione generale era ben differente. Noi oggi viviamo in una realtà essenzialmente tossica, che indebolisce il bambino dal punto di vista fisiologico, essendo ancora immaturo. Oggi vengono iniettati dei farmaci – i vaccini – in bambini che possono essere apparentemente sani, ma già intossicati.
Oggi la salute di bambini e adulti viene squilibrata da una quantità di sostanze patogene. Così tanto che alcuni oncologi che si interessano di tumori affermano che tra dieci o quindici anni tutti noi avremo il tumore, se le cose non cambiano. Nell’organismo si stanno diffondendo sempre più sostanze chimiche e il nostro organismo non è capace di smaltirle.
Il Dr Roberto Gava propone il calzante esempio del bicchiere. Immaginiamo che un bambino sia come un bicchiere, il quale rappresenta la capacità che l’organismo ha di tollerare – quindi di contenere – le sostanze patogene. Consideriamo quindi l’entità delle sostanze tossiche con cui riempiamo normalmente il bicchiere: sostanze chimiche ambientali, farmacologiche, vaccini, tossine emotive scaturite da esperienze negative, ecc. Questo bicchiere ad un certo punto si riempie e trabocca: è in quel momento che insorge la patologia. I fattori che portano a questo risultato possono essere di natura genetica, psicologica, ambientale e alimentare. Anche lo stress ha un’influenza molto importante. Tutti questi fattori possono incidere ancora prima della nascita. E’ infatti provato che lo stile di vita della madre, fino a due anni prima del concepimento del bambino, può influenzarne notevolmente la salute, soprattutto a livello immunitario. Il bambino sarà quindi più o meno predisposto allo sviluppo di determinate patologie. Naturalmente, gli stessi fattori agiscono sul bambino anche dopo la nascita. La mamma che allatta, quando non pone la massima attenzione alla propria alimentazione, passa inevitabilmente il proprio carico tossico al bambino. Ancora peggio quando si ricorre al latte artificiale, che di sostanze chimiche ne contiene in quantità maggiori. Oltre all’alimentazione, bisogna tenere conto della tossicità degli anestetici, dei farmaci, delle sostanze chimiche presenti nell’acqua, dell’inquinamento elettromagnetico. Tutto questo, come è documentato in in letteratura medica, contribuisce in modo sostanziale allo squilibrio dell’organismo, in particolare del sistema nervoso centrale.
L’OMS sostiene che il 35-40% delle morti e delle malattie nel bambino può essere attribuito al carico tossicologico. Questo perché il bambino è fisiologicamente e immunologicamente debole ed è molto più a rischio rispetto ad un adulto con un sistema immunitario già completamente formato.
Se ai bambini che si trovano già in una situazione del genere si aggiunge anche lo stress vaccinale, gli effetti collaterali possono essere davvero gravi, perché sono già predisposti. Tutto dipende dalla quantità di sostanze tossiche che ricevono e dalla loro capacità di metabolizzarle. Mentre il bicchiere si sta riempiendo, quasi mai si notano i segnali d’allarme: ci si accorge che qualcosa non va soltanto quando il bicchiere trabocca. In alcuni casi, può essere proprio il vaccino a causare questo tracollo.
Quando si diventa coscenti di questo, si possono prendere delle contromisure, evitando gli errori. Preferire un rimedio naturale anziché un farmaco, specialmente nei primi mesi, preserverà il bambino da un progressivo indebolimento del sistema immunitario ed impedirà alla malattia di porre le sue basi. E’ molto improbabile che un bambino che cresce con un’igiene di vita corretta e con un sistema immunitario robusto, possa subire danni dal vaccino, purché sia inoculato in maniera appropriata e non indiscriminatamente.
I vaccini pediatrici hanno una loro indiscutibile utilità, perché permettono, fino al 95% dei casi, di prevenire le patologie ed evitarne le complicazioni. Ci sono anche dei contro, però, che ad oggi non sono noti. I dati sui rischi che sono diffusi oggi risalgono a diversi anni fa, quando l’ambiente non era così tossico. Le percentuali dei danni vaccinali sono molto più elevate, ma spesso questi danni non vengono segnalati.
La soluzione dovrebbe quindi essere quella, anziché di vaccinare a tappeto, di farlo usando la testa. Così come sarebbe di grande utilità condurre una ricerca seria che confronti i bambini vaccinati e quelli non vaccinati per vedere le differenze.
VACCINARE O NO?
In medicina il discorso va personalizzato. E’ il medico che deve sapere se il bambino è suscettibile o meno a rischi e dovrebbe scoprirlo facendo un’appropriata e approfondita anamnesi, che tenga conto della sua salute, di quella della madre e della sua storia famigliare.
Bisognerebbe quindi riconsiderare tutta la politica vaccinale attuale, tenendo conto del fatto che più vaccini si fanno, più piccolo è il bambino, e più aumentano i rischi di danni collaterali.
Sarebbe opportuno valutare una serie di dati.
- I vaccini sono troppi e vengono inoculati troppo presto. Si iniettano 25 tipi di antigene nei primi 15 mesi di vita: uno stress immunitario importante, se si pensa che tutto ha inizio a 2 mesi ma che il sistema immunitario inizia ad essere abbastanza forte e maturo – quindi capace di rispondere agli stimoli – dopo i 5 anni e i 6 anni.
- E’ dimostrato che i vaccini riducono del 50% la capacità di risposta dei linfociti, una delle strutture portanti del nostro sistema immunitario. Due vaccini inoculati contemporaneamente la riducono del 75%. Oggi l’unico vaccino disponibile è l’esavalente, sospeso nel 2006 e poi riammesso, e non esiste la possibilità in Italia di somministrare singolarmente gli unici 4 obbligatori.
- Gli effetti secondari sono assai sottovalutati. I dati diffusi derivano da studi condotti su una vigilanza passiva: si aspetta che sia il genitore a segnalare eventuali effetti. La vigilanza attiva si dovrebbe invece fare fissando dei colloqui successivi alla vaccinazione e inviando dei questionari ai genitori, per tenere conto di tutto ciò che può essersi verificato dopo l’inoculazione e valutare se possa dipendere dal vaccino o meno.
- Se i vaccini sono farmaci, non possono essere somministrati a tutti in modo generalizzato. Qualcuno ne può giovare, qualcuno no. In quanto farmaci, hanno una loro tossicità. Bisognerebbe selezionare i bambini più deboli e permettere che crescano, monitorarli e attendere che il sistema immunitario si fortifichi, magari con il supporto di un’integrazione naturale mirata. Perché tutto questo non viene fatto e nemmeno preso in considerazione?
- Bisognerebbe domandarsi come mai nei paesi più sviluppati dell’Unione Europea (Germania, Austria, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Islanda su tutti) non sia presente una campagna vaccinale obbligatoria, ma solo consigliata, che lascia la libertà decisionale al genitore, a seguito di un’accurata informazione dei pro e dei contro. Questo non ha portato ad un collasso della percentuale di copertura vaccinale, anzi: la libertà di scelta e l’informazione la mantengono costantemente entro il range di sicurezza richiesto.
Quindi vaccinare o no? La verità e che questa domanda non rappresenta il nodo della questione. Il genitore dovrebbe anzitutto preoccuparsi di fortificare il sistema immunitario del bambino, cosa oggi fin troppo sottovalutata. Con un sistema immunitario robusto, si possono evitare i danni da vaccino, ma anche le complicazioni delle malattie pediatriche. Fortificare il sistema immunitario dovrebbe anche significare non ricorrere tanto presto ai farmaci, ma preferire i sistemi naturali. Mai usare farmaci soppressivi. Poi lasciare che il bambino cresca e valutare di conseguenza quale sia la scelta migliore per lui.
Per approfondire il tema, si consigliano i seminari e tutta la letteratura disponibile del Dr Roberto Gava (sito web) e del Dr Eugenio Serravalle (sito web)
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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