Molti sono ancora sorpresi dall’annuncio che la metà del Premio Nobel 2015 per la Medicina e la Fisiologia, oltre che agli studi di Campbell e Omura, sia stato assegnato ad una ricercatrice che ha speso tutta la sua vita a studiare la Medicina Tradizionale Cinese. La scienziata Youyou Tu è impegnata da diverse decadi ai vertici dell’Accademia di Medicina Tradizionale Cinese di Pechino, oggi nota come Accademia di Scienze Mediche Cinesi.
Tu aveva già ricevuto in passato dei premi prestigiosi, come il Lasker Award, per la sua scoperta legata alle proprietà dell’Artemisinina come cura alla malaria, che dal 1960 a oggi ha scalzato sempre di più la Clorochina.
La dottoressa Tu è un’immunologa, esperta di medicina cinese e di erbologia e ha fatto parte del progetto top secret 523 avallato da Mao Tse-tung nel 1967 allo scopo di studiare le erbe tradizionali cinesi, in un periodo in cui la malaria rappresentava un vero flagello nelle province meridionali della Cina e nel Vietnam del Nord. Tu visitò tutto il paese, concentrandosi sull’erbologia classica, facendo visita agli anziani più esperti e studiando 380 estratti di erbe usati tradizionalmente contro la malaria. Nel 1969 arrivarono i primi risultati, verificabili sui topi, dall’Artemisia annua. Dopo anni di tentativi, poi, finalmente Tu e i colleghi furono in grado di isolare l’Artemisinina, eliminando le tossine dell’Artemisia che risultavano nocive. L’artemisinina è in grado di uccidere in maniera rapida i parassiti della malaria in uno stadio precoce di sviluppo e oggi è usata in ogni parte del mondo.
Fino a oggi, le conoscenze mediche tradizionali cinese non erano mai state prese in considerazione in prospettiva di un Nobel. Come si deve dunque interpretare questa improvvisa attenzione internazionale alle pratiche orientali?
Dopo l’annuncio dell’assegnazione del premio presso il Karolinska Institute, uno dei relatori ha sottolineato non solo la qualità della ricerca scientifica di Tu, ma anche il valore dell’esperienza empirica registrata in passato.
L’effetto antifebbrile dell’erba cinese conosciuta come Artemisia annua era già nota nel 1700. Tu è stata la prima ad estrarre la componente biologicamente attiva della pianta – l’Artemisinina – e a studiarne il funzionamento. Il risultato è stato un cambiamento di paradigma in ambito medico, che ha permesso all’Artemisinina sia di essere studiata clinicamente, che di essere prodotta su larga scala.
Tu non ha mai nascosto di trarre ispirazione da un testo medico del IV secolo, scritto dal medico e alchimista Ge Hong (283-343). Il suo Zhouhou Beijifang – o Zhouhou Jiuzufang – (Prescrizioni d’emergenza o Manuale di Medicina per le Emergenze), rappresenta un manuale pratico di rimedi naturali per le emergenze. Un libro abbastanza leggero da essere tenuto “dietro il gomito” (zhouhou), dentro la manica, dove gli uomini cinesi erano soliti portare i loro averi. Dalle descrizioni astute che si trovano nel manuale, si possono riconoscere i sintomi descritti della malaria e di altre malattie mortali, come vaiolo, tifo e dissenteria. Ad esempio, oltre a descrivere l’Artemisia annua come rimedio di qualità per la febbre, Ge Hong descrive anche come l’Ephedra sinica sia efficace per trattare i disturbi respiratori e il solfuro di arsenico aiuti ad alleviare i problemi dermatologici.
Ingredienti tradizionali, farmaci moderni
Occorre sottolineare che il fatto che diverse radici naturali siano state a lungo utilizzate nella medicina tradizionale non significa che vadano prese con leggerezza.
Nel pensiero medico cinese, però, anche delle tossine abilmente amministrate possono diventare degli antidoti per altre tossine. Ad esempio, il solfuro di arsenico, noto anche come Realgar, ha una tossicità nota fin dai tempi delle antiche civiltà greche e cinesi. Nonostante questo, in medicina cinese continua ad essere somministrato come farmaco che allevia la tossicità e uccide i parassiti. Applicato localmente può trattare la scabbia, la tigna e le eruzioni sulla pelle; assunto per via orale, espelle i parassiti intestinali. I ricercatori cinesi, di recente, hanno studiato anche le proprietà antitumorali di alcuni derivati dei minerali e di alcune piante.
Il lavoro pionieristico di Tu con l’Artemisinina va visto quindi come la punta di un iceberg di una più vasta ricerca scientifica globale sulle proprietà attive dei medicamenti cinesi. Un fenomeno che segna il passaggio importante da un ricco archivio di evidenze empiriche ad un sempre più vasto catalogo di ricerche convalidate anche dal punto di vista scientifico.
Incontro tra medicina occidentale e orientale
Questo premio nobel assegnato alla scoperta di Tu potrebbe essere in qualche modo il segnale che la scienza occidentale ha cambiato prospettiva rispetto ai sistemi di medicina alternativa. Di sicuro è stato compiuto il primo passo.
E’ importante riconoscere, come ha fatto uno dei relatori al Karolinska Institute, che le fonti da cui trarre ispirazione per sviluppare dei farmaci o degli approcci di trattamento sono molte. Le esperienze del passato non vanno mai ignorate. Spesso, però, le erbe non possono essere usate così come sono, ma studiate per trarne ciò che occorre. Come insegna l’esperienza di Tu, che attraverso un metodo scientifico ha estratto il composto Artemisinina dall’Artemisia annua.
Questa trasformazione, attraverso la moderna scienza biomedica, di un’erba cinese in qualcosa di maggiore efficacia ha permesso di salvare milioni di vite umane, specialmente nei paesi in via di sviluppo.
Una capacità rara, quella di Tu: quella di leggere due prospettive mediche opposte, capendone la storia e le differenze concettuali, al solo scopo di integrarle e ottenere un risultato eccellente dal punto di vista terapeutico. Una qualità di cui ci si augura che sempre più ricercatori possano fregiarsi, per raggiungere il più alto livello di cura, semplicemente cancellando quella linea sottile di preconcetti che ancora separa le conoscenze empiriche della medicina antica e i metodi moderni della scienza biomedica.
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Articolo di generazionebio.com
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