Quando ti senti giù di morale, fai una gita nel verde!
Uno studio rivela, con delle prove quantificabili, come camminare nella natura possa determinare un minor rischio di cadere in depressione.
In particolare, lo studio pubblicato da Proceedings of The National Academy of Science, ha scoperto che una persona che cammina per 90 minuti in un’area naturale, al contrario di chi cammina in un contesto urbano, dimostra una diminuzione dell’attività cerebrale in un’area associata ad un fattore chiave nella depressione.
Questi risultati suggeriscono che la presenza di aree naturali accessibili anche in città può essere di vitale importanza per la salute mentale, in un mondo come il nostro sempre più urbanizzato. I risultati dello studio possono stimolare quindi ulteriormente un già crescente movimento mondiale che cerca di rendere le città più vivibili e di rendere la natura più accessibile ai suoi abitanti.
Più della metà della popolazione mondiale risiede in aree urbane ed è previsto un aumento del 70% nel giro di pochi decenni. Con la crescita dell’urbanizzazione e la conseguente disconnessione dalla natura, sono cresciuti notevolmente disturbi mentali come la depressione.
Gli abitanti delle città corrono un rischio più elevato del 20% di soffrire di disturbi d’ansia e del 40% di avere sbalzi repentini dell’umore, rispetto a chi vive in zone rurali. Le persone nate e cresciute in città hanno il doppio delle probabilità di sviluppare la schizofrenia.
Quindi l’esposizione alla natura è strettamente correlata alla salute mentale? Se così fosse, allora i ricercatori si sono chiesti quale sia l’impatto della natura sulle emozioni e sull’umore. Può un’esposizione alla natura fare da tampone contro la depressione?
Ambiente urbano e ambiente naturale a confronto
Nello studio, due gruppi di partecipanti hanno camminato per 90 minuti, uno in un prato disseminato di alberi e arbusti di quercia; l’altro lungo una carreggiata a quattro corsie, molto trafficata. Prima e dopo, i ricercatori hanno misurato il cuore e la respirazione, hanno eseguito scansioni dell’attività cerebrale e hanno fatto compilare un questionario ai partecipanti.
I ricercatori non hanno riscontrato molte differenze nelle condizioni fisiologiche, ma hanno osservati dei cambiamenti nel cervello. L’attività neurale nella corteccia pre-frontale, una zona del cervello attiva mentre si è concentrati sulle emozioni negative, era diminuita tra i partecipanti che avevano passeggiato in mezzo alla natura, rispetto a quelli che avevano camminato in ambiente urbano.
Si tratta di una scoperta interessante, perché dimostra l’impatto che ha vivere nella natura sulla regolazione delle emozioni e spiega come mai la natura ci fa sentire meglio. Si tratta di risultati importanti e coerenti, anche se non offrono ancora alcun nesso causale tra la crescente urbanizzazione e l’aumento del tasso di malattie mentali.
I benefici della natura per la depressione
E’ essenziali per chi si occupa di urbanistica comprendere la relazione tra l’esposizione alla natura e la salute mentale. Ora lo scopo è quello di scoprire quali sono gli elementi in natura che offrono maggiori benefici.
Uno studio precedente aveva già riscontrato gli effetti positivi della natura sull’umore, sugli aspetti della funzione cognitiva, come la memoria, e sull’ansia.
Questi studi fanno parte di un crescente e più ampio corpo di ricerca che vuole esplorare il legame tra natura e benessere. Il Natural Capital Project è in prima linea negli Stati Uniti, in tal senso. Il progetto si concentra sulla quantificazione del valore delle risorse naturali per il pubblico e sulla previsione dei benefici di un investimento sulla natura. Si tratta di una joint venture tra lo Stanford Woods Institute for Environments, The Nature Conservacy, il World Wildlife Fund e l’Institute on the Environment dell’Università del Minnesota.
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Articolo di generazionebio.com
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