Lo scienziato russo Pjotr Garajev è riuscito ad intercettare la comunicazione di una molecola di DNA nella forma di fotoni ultravioletti. In altre parole, nella forma di luce. Questo non sorprende chi ha già familiarità con il lavoro sui biofotoni di Fritz-Albert Popp.
E’ noto che se si utilizza la luce UV per distruggere il 99% di una cellula, incluso il suo DNA, è possibile riparare quasi interamente il danno in un solo giorno, illuminando la cellula con la stessa lunghezza d’onda ad un’intensità molto più debole.
Questo fenomeno è noto come fotoriparazione.
In seguito ai lavori di Popp, scienziati di tutto il mondo hanno iniziato a considerare la possibilità che il sistema di comunicazione del corpo possa corrispondere ad una complessa rete di risonanza e frequenza.
E’ noto che le piante usano l’energia della luce solare per nutrirsi, ma le piante non sono gli unici esseri viventi che necessitano di luce e che detengono un rapporto complesso con essa.
Oggi, gli scienziati di tutto il mondo stanno studiando le energie che muovono e regolano la vita e tra queste le emissioni di biofotoni, ovvero la luce, sembrano essere in prima linea.
Il nostro è un corpo luminoso
Il nostro corpo, in realtà, emette luce su base giornaliera, in concentrazioni che salgono e scendono in base al nostro orologio biologico e alle fluttuazioni ritmiche del metabolismo nel corso della giornata.
La luce è 1000 volte meno intensa rispetto ai livelli che è possibile vedere ad occhio nudo, motivo per cui la maggior parte delle persone non è in grado di rilevarla (alcune persone, tuttavia, riescono a vedere questa luce emessa, detta aura, e alcuni possono persino distinguerne i colori).
Il Dr. Fritz-Albert Popp è stato il primo a suggerire che questa luce deve pervenire, almeno in parte, dai cibi che mangiamo. Quando consumiamo alimenti vegetali, le onde di luce – o fotoni – delle piante vengono immagazzinate nel nostro corpo.
I biofotoni sono le più piccole unità fisiche della luce ad essere archiviati e utilizzati da tutti gli organismi viventi, incluso il nostro corpo. Lo scopo dei biofotoni è molto più importante di quel che possiamo immaginare. E’ stato scoperto che questi controllano praticamente ogni reazione biochimica che si verifica nel nostro organismo, tra cui il sostegno e la capacità del corpo di guarire.
La luce controlla le nostre funzioni cellulari
E’ noto in biologia che in ognuna delle cellule del nostro corpo avvengono oltre 100.000 reazioni biochimiche al secondo, ognuna delle quali deve essere attentamente cronometrata e consequenziale all’altra.
Per diverso tempo si è guardato a questo fenomeno secondo un concetto meccanicistico, dove le molecole si urtavano a vicenda a caso, legandosi, talvolta cambiando leggermente forma, per stimolare delle reazioni chimiche.
Questo suona un po’ inverosimile e oggi i ricercatori ritengono che questa danza cellulare non sia casuale, ma controllata dai biofotoni.
Le molecole emettono delle specifiche frequenze di onde elettromagnetiche, che non solo consentono loro di vedersi e sentirsi a vicenda, ma anche di influenzarsi l’una con l’altra a distanza e attraendosi ineluttabilmente se l’altra vibra fuori fase (ovvero in modo complementare).
In ogni cellula si verificano circa 100.000 reazioni chimiche al secondo. La reazione chimica può avvenire solo se la molecola che sta reagendo viene stimolata da un fotone. Una volta che questo ha innescato una reazione, ritorna nel campo ed è disponibile per ulteriori reazioni. E’ come se nuotassimo in un oceano di luce.
Il Dr. Popp, che ha dimostrato l’esistenza del campo dei biofotoni nel 1974, ritiene che questo genere di emissioni di biofotoni sia responsabile del trasferimento delle informazioni in tutto il corpo.
Da dove viene la luce del nostro corpo?
Il Dr. Popp ha dimostrato che la luce nel nostro corpo viene immagazzinata ed emessa dal nostro DNA. Il DNA all’interno di ogni cellula vibra ad una frequenza di alcuni miliardi di hertz.
La vibrazione si crea attraverso la contrazione e l’estensione del DNA, che si verifica diversi miliardi di volte al secondo; ogni volta che si contrae, viene emesso un singolo biofotone, ovvero una particella di luce.
Quel fotone contiene tutte le informazioni su tutto ciò che avviene nel nostro DNA in quel momento. Un singolo biofotone è in grado di trasportare più di 4 megabyte di informazioni e rilascia queste informazioni agli altri biofotoni che attraversano il campo biofotonico che permea il nostro corpo.
Tutti i fotoni emessi dal corpo comunicano tra loro in questo campo di luce altamente strutturato che ci avvolge e che è anche il vettore della nostra memoria a lungo termine. Questo campo di luce regola anche l’attività degli enzimi metabolici.
Il trasferimento delle informazioni tra biofotoni è bidirezionale, il che significa che il nostro DNA invia le informazioni ad ogni fotone e prende le informazioni da tutti i biofotoni nel nostro corpo, trasmettendole alle cellule e alle tubuline, che sono molecole conduttive di luce che si trovano nel tessuto connettivo.
Le tubuline, a loro volta, ricevono gli impulsi della luce che trasporta le informazioni e le conducono attraverso tutto il corpo, dove vengono tradotte all’interno di ogni cellula, attivando o disattivando determinati enzimi metabolici.
La malattia si sviluppa quando l’emissione di biofotoni non è armonica
La ricerca del Dr. Popp ha mostrato che le emissioni luminose di persone sane seguono un determinato ritmo biologico per il giorno e la notte e anche per la settimana e il mese, come se fossero collegate ai bioritmi della terra.
I suoi studi hanno anche rilevato che le emissioni di luce di pazienti affetti da tumore non seguivano tali ritmi e apparivano scombussolati, il che suggerisce che le loro cellule non comunicavano più correttamente. Allo stesso modo, secondo le sue ricerche, il Dr. Popp ha scoperto che i pazienti affetti da sclerosi multipla avevano assorbito troppa luce, con una conseguente confusione a livello cellulare. Anche lo stress influenza l’emissione dei biofotoni delle persone, aumentando la loro risposta ad esso.
E’ inoltre noto che le sostanze chimiche cancerogene alterano le emissioni dei biofotoni del nostro corpo, interrompendo le comunicazioni cellulari, mentre alcune sostanze aiutano a ripristinarle. Il Dr. Popp rilevò, ad esempio, che il vischio fosse una sostanza molto efficace nel ripristinare ad un livello normale le emissioni di biofotoni delle cellule tumorali.
L’uso della luce in ambito terapeutico
Considerato che la luce è una parte integrante dei processi del nostro corpo, le terapie che si basano sui biofotoni rappresentano oggi l’avanguardia medica. Non a caso stanno emergendo diversi approcci che si basano sulla stimolazione del corpo con una specifica quantità di luce per ridurre il dolore e promuovere il processo di guarigione.
Uno di questi è senza dubbio la cromopuntura, introdotta ormai più di 40 anni fa dal ricercatore tedesco Peter Mandel, il quale, basandosi sugli studi più recenti della biofisica, coniugata ai fondamenti della saggezza antica, ha messo a punto un sistema terapeutico che è in grado di trattare con la luce gli esseri di luce, ovvero ciò che siamo a tutti gli effetti. La cromopuntura secondo Peter Mandel fa parte della cosiddetta Medicina Esogetica, che vanta numerose possibilità e trattamenti in grado di stimolare il processo di guarigione del corpo.
E’ probabilmente solo una questione di tempo prima che l’importanza dell’energia della luce e i suoi poteri terapeutici vengano ufficialmente riconosciuti e applicati in modo più ampio al campo della medicina.
Questo ci aiuterà a ricordare sempre meglio che il nostro corpo non è solo composto da tessuti, vasi sanguigni e organi, ma è essenzialmente costituito dalla luce!
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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