Se sei amante della musica, lo sai: basta accendere la radio, a volte, per calmare i nervi, far scomparire lo stress, aumentare l’energia, provare grandi emozioni.
Una serie di nuove ricerche costituisce di per sé un valido motivo per invitare anche coloro che non sono appassionati di musica a fruirne in quantità maggiori. La musica, infatti, stimola numerosi cambiamenti nel cervello, correlati alle emozioni e all’aspetto decisionale.
Quando si ascolta musica, accade molto di più della semplice elaborazione uditiva. La musica innesca l’attività del nucleus accumbens, quella parte del cervello che rilascia la dopamina, il neurotrasmettitore del piacere, coinvolto nella formazione delle aspettative.
Allo stesso tempo, secondo una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Science, anche l’amigdala, coinvolta nell’elaborazione delle emozioni, e la corteccia prefrontale, che rende possibile le decisioni, si attivano.
Basandosi sull’attività cerebrale in alcune regioni, specialmente all’interno del nucleus accumbens, catturate da un imager fMRI mentre i partecipanti allo studio ascoltavano musica, i ricercatori hanno potuto prevedere quanti soldi questi erano disposti a spendere per la musica appena sentita. Come si può immaginare, i brani che hanno innescato l’attività nelle aree emotive ed intellettuali del cervello erano quelli meglio valutati.
E’ interessante notare che l’autore principale dello studio ha rilevato che il cervello impara a prevedere come diversi pezzi continueranno utilizzando uno strumento di riconoscimento e di previsione, competenze che di sicuro sono alla base del nostro processo evolutivo.
Queste previsioni si basano sulla cultura e sull’esperienza: chi è cresciuto ascoltando rock o musica classica non sarà in grado di prevedere un raga Indiano, e viceversa. Se però un pezzo si sviluppa in modo simile alle nostre previsioni e aspettative, normalmente tendiamo ad apprezzarlo molto. Questo accade perché sentiamo di aver fatto una conquista intellettuale.
La musica può, in altre parole, attingere a un meccanismo cerebrale che rappresenta la chiave del nostro processo evolutivo. La capacità di riconoscere i modelli e formulare, sulla base della nostra esperienza, la previsione di qualcosa che accadrà in futuro – in breve la capacità di immaginare – è qualcosa che gli esseri umani fanno molto meglio di qualsiasi altro animale.
La musica ha la capacità di metterci in connessione l’uno con l’altro
Una ricerca indipendente, pubblicata questo mese, ha mostrato uno dei motivi per cui avviene tutto questo. Durante l’ascolto di quattro pezzi musicali mai sentiti prima, di genere classico, il cervello dei partecipanti allo studio ha reagito in maniera molto simile. Le aree del cervello coinvolte nella pianificazione del movimento, nella memoria e nell’attenzione si sono attivate in maniera molto simile quando veniva ascoltato lo stesso brano. Questo suggerisce che ciascuno di noi probabilmente sperimenta l’ascolto musicale in modo affine.
Spendiamo un sacco di tempo ad ascoltare la musica, spesso in gruppo, combinando l’ascolto con un movimento sincronizzato e la danza. E’ stato dimostrato per la prima volta che, nonostante le differenze individuali e le preferenze musicali, la musica classica suscita un modello molto coerente di attività tra individui con diverse strutture cerebrali per quanto riguarda pianificazione del movimento, memoria e attenzione.
Normalmente non avremmo la tendenza a spingerci in mezzo a una folla di 20.000 persone, eppure per un concerto dei Muse o dei Coldplay lo facciamo. C’è una sorta di forza unificatrice che proviene dalla musica che è difficile ottenere da altre cose.
La musica allevia inoltre l’ansia meglio dei farmaci ed è di grande beneficio per i bambini prematuri. Per fare un esempio concreto, una meta-analisi compiuta dal dottor Daniel Levitin ha portato a comprendere che l’ascolto della musica riduce l’ansia e i livelli di cortisolo in quei pazienti in procinto di sottoporsi a un intervento chirurgico e in quelli che normalmente assumono ansiolitici. Altre prove hanno dimostrato che la musica ha un impatto sugli anticorpi legati all’immunità e può alzare il numero di cellule in grado di combattere i batteri.
La ricerca ha rivelato che la riproduzione di musica nelle unità di terapia intensiva neonatale ha migliorato la salute dei neonati prematuri. Quando i genitori cantavano per loro, oppure venivano riprodotti suoni simili a quelli del grembo materno, si sono ottenuti numerosi benefici, compreso il miglioramento del battito cardiaco.
Molte persone, poi, istintivamente indossano le cuffiette per ascoltare la loro musica preferita in palestra. Il tutto ha un senso, perché alcuni generi musicali possono stimolare a correre più veloce, ad andare avanti anche se si è affaticati, migliorando l’allenamento. La ricerca ha inoltre dimostrato che l’ascolto di musica durante l’attività fisica amplifica i livelli di competenza cognitiva e verbale nelle persone diagnosticate con malattie coronariche – che sono spesso associate a un declino delle capacità cognitive. Segnali di miglioramento nelle aree legate alla fluidità verbale sono più che raddoppiati dopo l’ascolto della musica.
Inoltre, durante l’attività fisica, ascoltare musica può migliorare le prestazioni e la resistenza del 15% e il ritmo dell’8%.
Se ne deduce, quindi che, su tutta la linea, introdurre la musica nella propria vita rappresenta un metodo semplice ed efficace per migliorare la salute e la vita.
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Articolo di generazionebio.com
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