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Perché la giornata di lavoro tipica è stata strutturata in 8 ore?

di Generazione Bio 17 Aprile 2015
di Generazione Bio 17 Aprile 2015
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8-hoursDi questi tempi, un fenomeno del genere si verifica spesso. Si sta qualche mese lontani dal lavoro, poi finalmente si trova un nuovo impiego e apparentemente la vita ritorna alla sua normalità. E’ chiaro che lo stile di vita cambia, così come gli orari. Da avere una giornata libera e vuota, ci si trova impegnati per 8 ore. Questo cambiamento può mettere in luce qualcosa di nuovo, alle persone più attente.

Appena si rientra al lavoro, si comincia ad essere meno attenti ai soldi. Non si sprecano, ma si apre il portafogli più volentieri. Un esempio? Si torna a fare colazione al bar più di frequente. Si beve magari un espresso di corsa, al bancone, mentre prima ci si era abituati a prendere il caffè della moka, ma a casa propria, seduti a tavola in relax.

Non si parla di acquisti importanti, ma di quelle spese di piccole dimensioni che, a tutti gli effetti, non aggiungono nulla di bello e di costruttivo alla propria vita. Finché siamo ingabbiati nel mondo del lavoro dalla mattina alla sera, non ce ne rendiamo conto. Dopo qualche periodo di stop è però più facile diventare consapevoli di questo fenomeno.

Si torna a spendere anche per delle sciocchezze perché si ha la percezione di aver riacquistato una certa posizione; si riceve uno stipendio regolare e questo sembra dare diritto anche a compiere degli sprechi. Si prova una curiosa sensazione di potere quando si guadagna una manciata di euro senza alcun pensiero critico. Ci si sente bene ad esercitare il potere del denaro quando si è certi che se ne guadagnerà altro in modo rapido.

Tutti coloro che si muovono nel mondo in questa maniera hanno fatto propria una mentalità consumistica imposta dall’alto.

Ma tutto questo è veramente necessario? Non sarebbe più sano avere più tempo libero di cui godere, per incontrare delle persone, vivere rilassati e felici, piuttosto che restare rinchiusi per 8 ore al giorno?

La cultura dell’inutile

In Occidente viene deliberatamente coltivato e nutrito dalle grandi aziende uno stile di vita che stimola le spese inutili. Le aziende di ogni tipo contribuiscono in maniera massiccia a rendere il pubblico ingenuo con i propri soldi. Incoraggiano la propensione alla spesa casuale e non essenziale ogni volta che possono.

Nel documentario The Corporation, uno psicologo esperto di marketing ha esposto uno dei metodi che vengono usati per aumentare le vendite. Il suo staff ha condotto uno studio sull’effetto dei capricci dei bambini sulla probabilità che i genitori acquistino loro un giocattolo. E’ stato così scoperto che tra il 20 e il 40% degli acquisti dei loro prodotti non venivano fatti se i bambini non facevano i capricci. Perciò, sulla base di questi studi, sono nate le pubblicità dei prodotti indirizzate direttamente ai bambini, incoraggiandoli così a insistere coi genitori, anche con i capricci, affinché comprino. Questa campagna di marketing da sola rappresenta i milioni di dollari spesi sulla base di una domanda assolutamente fabbricata e mostra come sia possibile manipolare i consumatori affinché desiderino acquistare determinati prodotti.

Questo è solo un piccolo esempio di un fenomeno che va avanti da molto tempo. Le grandi aziende non hanno costruito il loro fatturato sulla promozione sincera delle virtù dei loro prodotti, ma hanno creato una cultura di centinaia di milioni di persone che acquistano più di quello di cui hanno bisogno e che cercano di colmare l’insoddisfazione con il denaro.

Compriamo cose per essere felici, per soddisfare la figura degli adulti che avevamo nell’infanzia e per molte ragioni psicologiche che hanno ben poco a che fare con ciò che un prodotto davvero utile rappresenta. Quante cose abbiamo accumulate in cantina o in garage che non utilizziamo mai?

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La vera ragione della settimana lavorativa di 40 ore

Lo strumento ideale per le aziende per sostenere una cultura del genere è stato quello di sviluppare una settimana lavorativa di 40 ore come stile di vita normale. In queste condizioni di lavoro, le persone possono avere una propria vita soltanto la sera e nei fine settimana. Questa disposizione ci rende naturalmente più inclini a spendere tanto per divertirci e per le comodità, visto che il tempo libero è così scarso.

In questo modo, le attività sane come camminare, allenarsi, leggere, meditare o scrivere diminuiscono. Proprio così, perché, pur non costando nulla, queste attività richiedono del tempo.

Improvvisamente, quindi, ci si ritrova con più soldi e molto meno tempo. Dopo una giornata di lavoro, l’ultima cosa che si desidera fare è tornare a casa e allenarsi, magari dopo cena o prima di andare a dormire. Lo stesso vale per la mattina appena svegli.

Si tratta di un problema con una soluzione molto semplice: basterebbe lavorare meno, per avere più tempo libero. Eppure, in alcuni settori è quasi impossibile, perché clienti e fornitori sono tutti saldamente radicati in questa cultura della giornata standard lavorativa. Questo standard si è sviluppato durante la rivoluzione industriale in Inghilterra nel XIX secolo, come tregua per quei lavoratori che in fabbrica venivano sfruttati dalle 14 alle 16 ore consecutive (fenomeni che stanno tornando a diffondersi, seppure in sordina e alimentati dal lavoro nero).

Dal momento che le metodologie e le tecnologie di oggi sono molto avanzate, i lavoratori di ogni settore possono produrre molto di più in un lasso di tempo più breve. A livello teorico, quindi, questo potrebbe portare a giornate lavorative più brevi.

Ma la giornata lavorativa di 8 ore è troppo redditizia per le grandi imprese, non a causa della quantità di lavoro prodotto in otto ore (il lavoratore medio in ufficio compie tre ore di lavoro effettivo svolte in 8 ore), ma perché questo rende le persone degli acquirenti felici. Mantenere il loro tempo libero scarso significa spingere le persone a spendere molto di più per le comodità, per gratificarsi e per qualsiasi altro oggetto inutile che possano comprare. Li porta a guardare la televisione, la pubblicità e a spegnere ogni loro ambizione.

Siamo immersi in una cultura progettata per renderci stanchi, affamati di indulgenza, disposti a pagare moltissimo per divertirci e per lasciarci sempre quel senso di insoddisfazione, che ci fa continuare a desiderare le cose che non abbiamo ancora. Compriamo tanto perché ci sembra che ci manchi qualcosa.

Le economie occidentali sono state costruite in modo calcolato sulla gratificazione, sulla dipendenza e le spese inutili. Spendiamo per rallegrarci, per premiarci, per celebrarci, risolvere i problemi, elevare il nostro status, alleviare la noia.

Proviamo ad immaginare cosa succederebbe se il mondo occidentale smettesse di acquistare tante cose inutili, che non aggiungono alcun valore alla nostra vita.

L’economia crollerebbe e non recupererebbe più.

Tutti quei problemi come obesità, depressione, inquinamento e corruzione sono il prezzo da pagare per sostenere un’economia miliardaria. Affinché l’economia sia “sana”, le persone devono essere “malate”. Le persone sane e felici non hanno bisogno di molto di più di quel che hanno già e questo significa che non comprano cianfrusaglie, non hanno necessità di essere intrattenute e non finiscono per guardare gli spot pubblicitari.

La cultura della giornata lavorativa di otto ore è il più potente strumento per mantenere le persone insoddisfatte e per far loro credere che la soluzione di ogni problema sia acquistare qualcosa.

La legge di Parkinson postula che un’organizzazione cresce indipendentemente dalla quantità di lavoro da svolgere o che – semplificando – più tempo a disposizione si avrà, più se ne sprecherà.

La maggior parte di noi tratta i soldi allo stesso modo. Più ne guadagniamo, più ne spendiamo. Non è che improvvisamente ci occorrono più cose perché abbiamo più soldi.

E’ ovvio che non si debba certo rifuggire completamente questo sistema e andare a vivere nei boschi. Ma si dovrebbe di certo cercare di capire ciò che il grande commercio vuole da noi. E’ stato fatto per decenni un grande lavoro per creare milioni di consumatori ideali e l’obiettivo è stato raggiunto. Il nostro stile di vita è stato progettato da altri, non è una scelta.

Il cliente ideale non è soddisfatto ma è speranzoso; non è interessato allo sviluppo personale; è abituato a guardare la televisione; lavora a tempo pieno; guadagna molto; indulge nel tempo libero.

Qualcuno si riconosce?

*fonte themindunleashed.org

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Articolo in lingua italiana a cura di generazionebio.com. E’ possibile riprodurlo non a scopi commerciali e integralmente solo citando la fonte e con un link cliccabile che punti all’articolo originale in italiano.

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Esperta in Cromopuntura secondo Peter Mandel
Specializzata in lettura e analisi ETD
Health Coach

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