I professionisti del settore non lo sanno. Nessuno glielo insegna. E chi lo sa preferisce che la notizia resti segreta.
Devitalizzare un dente comporta dei seri pericoli, ma nessuno lo ammette per proteggere un industria che frutta miliardi di dollari.
Le devitalizzazioni che vengono eseguite ogni anno sono milioni, migliaia ogni giorno. Dall’altra parte, i dentisti che svelano i reali pericoli che questa procedura comporta si possono probabilmente contare su una mano.
A quali rischi si va incontro quando si devitalizza un dente? Sostanzialmente, dal dente viene rimossa la sua polpa viva e la si sostituisce con del materiale sintetico. In questo modo il dente smette di cariarsi e si elimina il danno interno che potrebbe essere la causa di dolore. Così, dicono, si risolve il problema. Ma nella realtà le cose non sono così semplici.
Oltre alla radice centrale, da cui viene rimosso il tessuto durante la devitalizzazione, ci sono migliaia di piccoli canali laterali che vengono lasciati intatti. Quando la radice viene rimossa questi canali muoiono. Marciscono. Diventano quindi terreno fertile per batteri ed infezioni.
Queste affermazioni sono state provate da numerosi studi scientifici, la cui validità viene però negata. Il dottor Weston A. Price scrisse un libro dedicato ai pericoli della devitalizzazione nel 1922 e fu osteggiato già allora. Da quel momento, molti altri scienziati hanno confermato la sua teoria, dimostrando che la devitalizzazione può essere ricondotta a malattie del sistema immunitario, tra cui il morbo di Gehrig (SLA) e la sclerosi multipla.
Questa malattia può essere alimentata da batteri anaerobici che sopravvivono nei canali laterali. Questi batteri non necessitano di ossigeno per sopravvivere e si nutrono di tessuto morto. L’infezione, poi, si può diffondere in maniera silenziosa.
Secondo il punto di vista della medicina orientale, inoltre, la devitalizzazione interrompe il legame che esiste tra i denti e le parti del corpo, poiché specifici denti si trovano in realtà sullo stesso meridiano che passa da vari organi, tessuti e ghiandole. Basta dare uno sguardo a questa mappa per rendersene conto.
Cosa fare dunque? Cercare delle alternative. Se il dente è marcio va estratto. Poi è meglio discutere le varie opzioni naturali a disposizione. In questo senso l’AMNCO può essere d’aiuto.
Una buona prevenzione naturale può essere inoltre un’ottima opzione per evitare di ricorrere alle pratiche dentistiche.
In prima linea per una ferrea salute dei denti c’è naturalmente la dieta. Una buona alimentazione, ricca di minerali come calcio e silice è vitale contro le malattie gengivali e la carie. Poi sono utili erbe come equiseto e ortica, vitamine C, D e K. La carenza di vitamina C, che sostiene il collagene gengivale, renderà le gengive suscettibili ai batteri stimolando la malattia parodontale e la caduta dei denti. Come anti-placca ricorrere a sedano e lattuga romana. Anche i semi di sesamo sono particolarmente benefici per la salute dei denti. Lo zucchero è un grande nemico dei denti, così come alimenti acidificanti come caffè, cioccolato, soda e carne. Per dolcificare le bevande, ricorrere piuttosto ai dolcificanti naturali come succo di agave e stevia.
E’ inoltre bene ricordarsi che, contrariamente a ciò che viene detto, il fluoro non aiuta a prevenire la carie. Al contrario, contribuisce alla cattiva salute fisica e mentale e riduce il quoziente intellettivo, diminuendo la forza di volontà. E’ recentemente allo studio l’utilizzo di enzimi estratti da alghe marine che possono essere in grado di rimuovere i microbi della placca dentale.
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Articolo di generazionebio.com
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