Non sorprende sapere che un lavoro può fare o meno la differenza nella salute di una persona. Pochi però sanno che in giapponese esiste addirittura una parola che identifica la malattia sopraggiunta a causa del lavoro: karoshi.
Questo dovrebbe fare notizia! Alcuni avvocati e studiosi sostengono che il numero di morti per karoshi in Giappone è pari o uguale al numero di decessi per incidenti stradali ogni anno. Eppure i medici non includono la prescrizione di alleviare lo stress da lavoro come trattamento preventivo.
Cosa succede fisiologicamente quando la gente muore di Karoshi?
Karoshi non è una singola malattia. Si tratta di una costellazione di ciò che si ritiene siano i cambiamenti fisiologici indotti dallo stress, che di solito portano a morte improvvisa per arresto cardiaco o stress. Questo è probabilmente causato dall’attivazione ripetitiva del meccanismo di lotta e fuga in risposta allo stress, che attiva il sistema nervoso simpatico, rialza la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca e sollecita tutto il sistema cardiovascolare.
Prima di morire, le vittime di karoshi lamentano varie combinazioni di sintomi, come vertigini, nausea, forte mal di testa e mal di stomaco. Nel 95% dei casi, la morte avviene entro 24 ore dalla comparsa dei sintomi gravi. Ma a precedere quelli gravi ci sono spesso i sintomi più leggeri. I quali dovrebbero essere visti come un avvertimento: è il corpo che ci sta dicendo che il nostro lavoro ci sta danneggiando la salute.
Questo fenomeno non è solo giapponese. Nel mondo occidentale, i dati sembrano ancora più allarmanti, in fatto di superlavoro. I nostri governi non hanno riconosciuto ancora questa condizione come una malattia specifica, eppure un eccesso di stress da lavoro influisce sulla salute di molti.
Uno studio ha rilevato che un americano su cinque va a lavorare anche quando è malato o infortunato. Lo stesso tipo di ossessione da lavoro appartiene spesso anche al mondo europeo. Anche l’impossibilità di usare le ferie maturate può predisporre alla morte precoce. Uno studio del 2000 ha esaminato 12000 uomini in 9 anni e ha rilevato che coloro che non sono riusciti a ritagliarsi le vacanze annuali hanno avuto un rischio superiore del 21% di morire.
Lo stress non causa solo morte precoce. Un altro studio recente ha rilevato che degli impiegati frustrati e stanchi hanno sviluppato malattie cardiovascolari ad un tasso superiore del 79% rispetto a quelli a cui piaceva il loro lavoro.
Tutto questo, naturalmente, comporta dei costi finanziari. I problemi di salute legati allo stress da lavoro costano all’economia anche centinaia di miliardi all’anno. Si tratta di un’epidemia che può interessare chiunque.
Come fa il lavoro a danneggiare il corpo
E’ ovvio che lo stress da lavoro non sia un bene per nessuno e che chi odia il proprio lavoro deve assolutamente intervenire per ridurre lo stress che questo procura. Ma come ne risente il corpo?
Ecco come funziona: il capo urla quando non hai fatto nulla di sbagliato e tu ti arrabbi. Oppure sei tu ad urlare, magari nel nel mezzo di un mercato azionario, o di fronte ai tuoi colleghi. E lo fai finché non diventi rosso in volto. Oppure resti sveglio tutta la notte, perché sei atterrito dallo stress ripetitivo di dover eseguire un intervento chirurgico perfetto, nonostante ti senti esaurito e sfinito. Oppure qualcuno ruba le tue idee e non ricevi alcun compenso. Oppure il tuo capo ti chiede di vendere in maniera così poco dignitosa, da farti percepire che stai svendendo anche la tua integrità.
Altrimenti, taci quando vorresti parlare. Ti manca il potere di attuare un cambiamento che sai essere necessario. Oppure stai cercando di compiacere un ufficio popolato da narcisisti, o qualsiasi altra cosa.
Il campanello d’allarme
Non importa quale sia il fattore di stress. Tutto ciò che conta è che l’amigdala, all’interno del tuo cervello rettiliano, interpreta tutto questo come minaccia. E lo segnala al cervello, affinché sappia che siamo in pericolo, come se una tigre ci stesse inseguendo. L’amigdala lancia l’allarme, che stimola la risposta allo stress fisiologico, attivando il sistema nervoso simpatico. Di qui, tutto il sistema ormonale viene colpito dagli ormoni dello stress, come il cortisolo e l’adrenalina, che elevano la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna e, soprattutto, disattivano i meccanismi naturali di auto-riparazione del corpo, gli stessi che uccidono le cellule tumorali, combattono le infezioni, rallentano l’invecchiamento e aiutano a vivere a lungo e in salute.
La risposta di rilassamento
Fortunatamente, il corpo ha un contrappeso naturale alla risposta allo stress, che è quella di rilassamento. Questa, spegne la risposta allo stress e attiva il sistema nervoso parasimpatico, che stimola i meccanismi di auto-riparazione del corpo. Questa risposta tarda ad arrivare o ad essere efficace quando lo stress che viviamo è continuativo e quotidiano, a fronte di un lavoro che odiamo.
Seguire i propri sogni
Cosa fare, se si pensa che il proprio lavoro stia mettendo a repentaglio la salute?
Il modo più efficace di ottimizzare la salute del corpo è quella di ridurre le risposte allo stress. Il lavoratore medio ne ha più di 50 al giorno, causate da ciò che accade nell’ambiente di lavoro.
C’è però un’alternativa. Cosa succede quando si fa un lavoro che si ama davvero? In quei casi si sente di avere uno scopo, una missione. Questo permette di restare in linea con la propria integrità, fa sentire forti, stimola a lavorare con persone che si ammirano, amplia la creatività. Tutto questo riduce le risposte allo stress, consentendo al corpo di avere il tempo di ripararsi.
L’ideale sarebbe trasformare le proprie passioni in un lavoro. Molti lo hanno fatto e a guadagnarne è stata proprio la salute! Quando questo non è proprio possibile, oppure estremamente difficoltoso a breve termine, si possono adottare tecniche come la meditazione, lo yoga della risata, si può giocare con gli animali, uscire con gli amici, frequentare una comunità spirituale. Tutto questo ridimensionerà lo stato della propria vita, insegnando a gestire meglio i momenti di stress e preparando, perché no, al grande salto verso il lavoro dei propri sogni. Che a tutti gli effetti, sarà in grado di salvare la vita!
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Articolo di generazionebio.com
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