Il numero di cesarei in Usa nel 1996 era pari al 21%, ma è salito al 32,8% nel 2010.
Lo United States Department of Health and Human Services ha segnalato infatti di recente che i cesarei sono in aumento del 53% dal 1996. Il tasso suggerito dall’Oms non dovrebbe superare il 20%. Il parto con taglio cesareo può essere utile in situazioni dove potrebbero sorgere complicazioni. Eppure queste procedure sono spesso utilizzate in modo inappropriato su donne sane con pochi o zero rischi di complicanze. Se il numero di cesarei supera il 20% significa che all’interno del sistema sanitario vi sono dei problemi o delle inefficienze.
L’Italia, con il 40% detiene il triste primato europeo dei cesarei, che negli ultimi 20 anni sono addirittura triplicati. I picchi, secondo i dati del 2010, si raggiungono al Sud e nelle cliniche private. Dove 7 bambini su 10 nascono chirurgicamente. Inoltre, nel 50% dei casi il motivo del cesareo non viene indicato e le donne non ricevono informazioni sul loro stato o non hanno voce in capitolo al momento del parto. Addirittura un gran numero di ginecologi afferma che entro 10 anni quasi tutte le donne partoriranno in sala operatoria.
Il taglio cesareo può comportare problemi nella madre, come infezioni, emorragie, problemi alla placenta, complicazioni per gravidanze future, dolore pelvico cronico, danni all’utero e blocco intestinale. Inoltre, c’è un forte legame tra parto cesareo e depressione post-parto. Anche i bambini sono a rischio di problemi respiratori e possono essere soggetti a diabete, infezioni e asma precoci.
Allora per quale ragione, nonostante tutte queste informazioni, in Usa 1 donna su 3 ricorre al parto cesareo, mentre in Italia si sale addirittura a 1 donna su 2? Molte donne non lo scelgono, ma vengono caldamente invitate dai medici sentendosi dire che questo parto si rende necessario per evitare complicazioni. Ma quali sono le cause reali che si nascondono dietro questi numeri?
Uno dei motivi principali di questa impennata è la disinvoltura con cui ci si approccia all’idea degli interventi chirurgici, anche quando sono inutili. La nostra cultura è diventata sempre più tollerante rispetto alle procedure cliniche, anche quando non sono necessarie. Molti interventi comuni come l’epidurale o l’ossitocina possono causare effetti indesiderati che impediscono alla madre di rilassarsi. Questo induce il parto troppo velocemente, provocando sofferenza fetale e aumentando le probabilità di un cesareo. I medici dovrebbero fornire alle donne maggiori informazioni rispetto ai problemi e alle complicazioni che possono presentarsi a lungo termine e dovrebbero utilizzare questi interventi solo quando necessario.
Nel corso degli anni si è sempre meno focalizzato sull’informazione atta a rassicurare le donne sulla capacità del loro corpo di affrontare un parto. Dedicare più tempo all’educazione su come gestire il processo di nascita e su come creare un ambiente confortevole per la madre sarebbero alternative più sane e meno costose.
Naturalmente non deve stupire l’implicazione dovuta agli incentivi monetari e personali che contribuiscono all’aumento della procedura chirurgica. Un parto cesareo paga di più di uno naturale, poiché viene considerato come operazione chirurgica. Quindi diventa evidente che spesso una percentuale così elevata dipenda dalla necessità di fare cassa a spese della salute di donne e bambini. Non a caso nelle strutture private il numero di tagli cesarei è in media pari al 75%, rappresentando quindi un’entrata economica maggiore.
Va anche tenuto conto che la responsabilità diretta del medico nel caso di danni o morte del bambino o della madre è maggiore in caso di parto naturale; inoltre il cesareo è un parto più veloce, che consente al professionista di organizzarsi la vita privata più facilmente.
Da un’indagine emerge anche che l’80% delle donne intervistate preferisce ricorrere spontaneamente al cesareo per paura del dolore, per poter pianificare la data di nascita o perché lo considera più sicuro.
Anzitutto è provato che il bambino nato con parto naturale non soffre di più rispetto a quello nato con cesareo; anzi, il parto naturale consente al neonato di rimanere più a lungo a contatto con la madre, che lo accompagna mentre avviene gradatamente la sua venuta al mondo. Per un bambino che ha trascorso 9 mesi nell’ambiente caldo e sicuro del ventre materno può rappresentare uno shock passare a un ambiente asettico e sconosciuto improvvisamente, come nel caso del cesareo.
Sono in tanti a considerare che questo tipo di parto possa implicare futuri disturbi caratteriali e psicologici nel bambino.
Le donne dovrebbero evitare il più possibile di affrontare un parto cesareo, conoscendo i rischi e concentrandosi maggiormente sulla salute, l’alimentazione e l’esercizio fisico durante la gravidanza. Praticare yoga può essere utile a costruire la consapevolezza del proprio corpo e aumentare la fiducia nella capacità del corpo di dare alla luce un bambino. Molte donne stanno recentemente provando un’esperienza nuova che, grazie ai dispositivi LifeWave, è utile a diminuire la probabilità di ricorrere a un cesareo e a facilitare il successo di un parto naturale. In questo articolo è possibile leggere una testimonianza a proposito.
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Articolo di generazionebio.com
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