La Medicina Tradizionale Cinese afferma che la malattia deriva dalla rottura dell’equilibrio tra yin e yang. Quando si interrompe la circolazione armoniosa dell’energia vitale, si genera un disordine, che può portare alla malattia.
Normalmente, siamo portati a individuare la causa di questo equilibrio all’esterno. Vale a dire che un fattore che non dipende direttamente dall’individuo va a causare uno stress o un trauma: un conflitto familiare o professionale, un incidente fisico o un’intossicazione.
La causa esterna, tuttavia, non è altro che la manifestazione di un conflitto interno.
Di fronte alle circostanze esterne, l’individuo non è in grado di controllare le emozioni e questa condizione lo porta all’immobilità. Egli si trova ad affrontare una sorta di contraddizione interna, un’opposizione permanente tra il corpo e la mente, tra il cuore e la ragione, tra lo spirito e l’anima.
Tutto questo si manifesta dietro a due frasi che rappresentano la chiave di questo tormento interiore.
Vorrei, ma non posso
Non voglio, ma devo
Questa lotta contro se stessi stimola un vero e proprio caos interno.
Ogni volta che i doveri e gli obblighi prevalgono sui desideri profondi dell’individuo, egli viene bloccato nel suo movimento naturale in avanti.
Si genera una lotta costante, che attira il disordine.
Ecco perché è necessario abbandonare questa battaglia intestina al più presto, per tornare integri e ritrovare l’armonia interiore.
Questa armonia permette di ritrovare la propria completezza, senza la quale l’individuo non è in grado di procedere nella vita. Quando si è divisi in due, il fluire dell’energia rallenta fino ad andare in stasi e da lì nasce il caos.
Come conseguenza di un conflitto, si generano dei sistemi di compensazione, che rappresentano la risposta perfetta del nostro sistema per tentare di affrontarlo. Questo può generare però dei fenomeni, meglio noti come sintomi, che richiedono un riequilibrio.
Che non può prescindere dalla presa di consapevolezza della loro reale natura, che ha una sfumatura precisa e unica per ciascun individuo. Bisogna prendere le distanze da chi dà una definizione assoluta e protocollare di un conflitto. Questa non può che essere il punto di partenza, per entrare poi in profondità e sviscerare al meglio le situazioni, gli eventi e le percezioni personali che hanno compartecipato alla manifestazione del fenomeno.
Tutto questo risulta tuttavia oltre modo inutile, se l’individuo non si propone un solo e unico obiettivo: liberarsi dal senso del dovere indotto e dagli obblighi imposti dalla cultura e dalla società.
L’unico solo dovere che abbiamo è il rispetto verso noi stessi e gli altri.
Senza snaturare la nostra integrità, né falsare la nostra vera identità. Solo così potremo essere persone non solo integre, ma anche e soprattutto sane.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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Immagine di Freepik
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