Da centinaia di migliaia di anni l’Umanità si interroga sul perché esistiamo, trovando la risposta ovunque: negli dei, nel cielo, nella natura che ci circonda.
La domanda
Perché esistiamo?
è molto affascinante. Ci porta a interrogarci cosa significhi essere umani.
La risposta non andrebbe però trovata fuori, ma dentro di noi. Carl Gustav Jung affermava che la nostra visione può diventare chiara solo guardando nel proprio cuore, perché solo chi guarda dentro si risveglia.
Eppure la maggior parte di noi vive ancora secondo gli ordini di qualcun altro e non decide da sola come vivere.
Soltanto individualmente possiamo trovare lo scopo della nostra vita, ma questa cosa non la possiamo ricavare da una fonte esterna.
Solo dentro di noi c’è la chiave per accedere alla nostra individuale e personale visione di ciò per cui vale la pena vivere. Per arrivare a questo, occorre che sia sempre accesa la fiamma della ricerca e della curiosità, che ci protegge dal vivere come se fossimo morti.
Abbiamo un nostro futuro personale a cui tendere, senza il quale saremmo tutti dei gusci vuoti, che si trascinano lungo le giornate, senza una meta.
Ecco perché dovremmo giungere alla conclusione che il senso della vita non consiste nel perseguire la felicità, ma la nostra verità individuale. Dovremmo riscoprire chi siamo con curiosità, liberando la nostra essenza dalle catene che le sono state imposte dall’esterno.
La felicità e il successo sono un effetto collaterale di questa ricerca e di questo incontro con noi stessi. Sono il risultato di una vita vissuta secondo i propri principi e le proprie convinzioni profonde. Dove ognuno di noi ha ben chiare le proprie priorità e agisce in coerenza con esse.
Anziché domandarsi che cosa può offrirci il mondo, chiediamoci:
Cosa posso offrire io a questo mondo?
Coltivando le nostre competenze, le nostre abilità e le nostre conoscenze, si va a migliorare la vita degli altri e se ne trae piacere, perché sono quelle le cose per cui siamo venuti al mondo. Ogni volta che la nostra vocazione viene soddisfatta, ecco che allora siamo felici. Come conseguenza. Perché stiamo esprimendo la nostra verità: ciò che siamo veramente.
Ma il proprio talento non è qualcosa da trovare o da seguire: in genere è la nostra passione che segue noi. Semplicemente, non siamo stati preparati a vederla e percepirla. Siamo ciechi di fronte ad essa. La nostra missione è il risultato diretto della nostra visione del mondo e del nostro comportamento, non viceversa.
Naturalmente, per rendere reale questa visione, occorre capire che il mondo non ruota solo attorno a noi; che non bisogna solo prendere, ma anche dare. Si tratta di mettere se stessi completamente in ciò che si fa. Non conta il cosa, ma il come.
Se invece continuiamo a tirarci indietro, frenati dalla nostra stessa paura, rifiutiamo l’invito alla vita che l’Universo ha previsto per noi. E così facendo, ci precludiamo la possibilità di fare esperienza di qualcosa di migliore rispetto a ciò che stiamo vivendo nel presente. Diventando noi stessi i primi nemici della nostra realizzazione personale.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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