Ci riempiamo la bocca delle parole “felicità”, “realizzazione”, “stare bene”. Tutti aspiriamo a una vita serena ed appagante nella teoria. Quando si tratta di passare alla pratica, però, le cose quasi sempre si complicano.
È dura ammetterlo, ma una gran parte delle persone teme la felicità e fa di tutto, a livello inconscio, per auto-sabotarsi e sfuggirla.
C’è un termine tecnico che definisce questa condizione: cherofobia, una sorta di avversione alla felicità.
Cos’è la felicità?
Il termine felicità viene spesso usato in modo intercambiabile con la parola benessere e si misura sulla base del grado di soddisfazione nella vita del singolo individuo. Si può considerare anche come quello stato di gioia, di contentezza e di positività, che si ottiene dalla realizzazione di se stessi.
Cos’è una fobia?
Le fobie vengono classificate come disturbi legati all’ansia, che si presentano su più livelli. Esistono le fobie debilitanti e sovrastanti, ma anche quelle più leggere, magari legate a un luogo, una situazione, un animale o un oggetto. Sicuramente è qualcosa di molto più pronunciato di una paura, perché si traduce nella percezione di un grande pericolo.
Perché le persone si oppongono alla felicità?
Nella società moderna, la felicità dovrebbe essere vista come l’obiettivo ultimo, ciò a cui ogni essere umano aspira. Purtroppo, però, la cultura occidentale ha piano piano spostato questa aspirazione comune su un piano inferiore, anteponendo altri obiettivi. Inoltre, la felicità individuale ha perso di importanza rispetto a quella collettiva, venendo vista quasi come qualcosa di ignobile.
Come risultato, le persone non si sentono di meritare la felicità e, anche quando decidono di stravolgere la loro vita per seguire i desideri del proprio cuore, finiscono alla lunga per boicottarsi. Delegano la responsabilità del proprio benessere ad altri, aspettandosi il miracolo, senza diventare i protagonisti principali della propria vita.
Questo accade a causa di alcune credenze limitanti:
- essere felici espone maggiormente al rischio di vivere esperienze strazianti
- se sei felice sei una brutta persona
- non bisogna mai dire agli altri di essere felici
- la ricerca della propria felicità è una forma di egoismo
Questa avversione alla felicità dipende quindi molto dalla cultura, che ci vuole proni e inerti, anziché realizzati e soddisfatti. La prima grande sfida per riprendere in mano la propria vita è quella di scardinare tutte queste credenze.
Hai paura di essere felice?
La stragrande maggioranza delle persone ha attraversato anni molto difficili e non conosce altro che la sofferenza. Questa fa parte, dunque, del campo del conosciuto, mentre la felicità rappresenta l’ignoto: aspirare ad essa è come compiere un salto nel vuoto. Ecco perché si tende ad accontentarsi di ciò che si ha, anche se non ci soddisfa.
Questo potrebbe anche essere il motivo per cui tante volte hai provato a farti aiutare per migliorare la tua vita, ma non hai ottenuto nessun risultato. Ritrovandoti, anzi, ancora più frustrato di prima.
Il consiglio è di fermarti. Di metterti in ascolto sincero.
- Pensi che sentirti felice possa fare di te una brutta persona?
- Pensi che se ti concedi di essere felice possa succederti qualcosa di brutto?
- Pensi che essere felice possa dare fastidio a qualcuno?
- Tendi ad evitare la vita sociale?
- Ogni volta che sei vicino a una realizzazione personale la rifiuti inventandoti mille alibi per non osare?
Se hai risposto affermativamente a tutte queste domande, il lavoro da fare per trasformare la tua vita inizia proprio da qui. Altrimenti, passerai il resto dei tuoi giorni a lamentarti di ciò che non hai, senza renderti conto di essere tu il principale ostacolo alla tua realizzazione.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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