La cannabis è una medicina naturale popolare, comunemente reperibile nelle farmacie nel XIX° e XX° secolo.
Eppure, nel 1970, la pianta è stata dichiarata sostanza controllata ed etichettata come droga priva di alcun beneficio medico. Tre anni dopo ebbe inizio la lotta contro l’uso della sostanza. Perché?
La legge vieta il possesso e la distribuzione di cannabis, definendolo un reato. La guerra che da anni viene portata avanti contro la cannabis è davvero strana, considerando la legalità di sigarette e alcol – prodotti che hanno un potenziale dannoso superiore e nessun beneficio medicinale. Senza contare che sempre più spesso vengono approvati farmaci, prescritti quotidianamente dai medici, che uccidono migliaia di persone ogni anno.
E’ utile analizzare quali possono essere gli usi medici della cannabis. Questa erba è veramente eccezionale come pianta medicinale. Gli studi condotti finora mostrano un notevole potenziale per l’uso di cannabis nella prevenzione e nel trattamento di una vasta gamma di condizioni di salute, compreso il cancro.
Nel 2009, uno studio della rivista Cancer Prevention Research ha rilevato che i fruitori di cannabis presentano un minor rischio di sviluppare tumori della testa e del collo rispetto a chi non ne fa uso.
Ricercatori di Harvard hanno anche scoperto che il THC nella marijuana riduce la crescita tumorale nel cancro del polmone diminuendo in modo significativo la sua capacità di diffusione. C’è inoltre un’immensa mole di ricerche che collega la cannabis con il sollievo dal dolore e con un miglioramento del sonno.
Molti altri studi suggeriscono che essa possa rappresentare un valido aiuto nel trattamento o nella prevenzione del morbo di Alzheimer, mentre l’Associazione Internazionale per la Cannabis come Medicina evidenzia i seguenti usi medici: nausea, vomito, anoressia, dolore, glaucoma, epilessia, asma, malattie autoimmuni, pressione sanguigna, sindrome da stanchezza cronica.
Esiste un sito, GreenMedInfo dove vengono elencati oltre 126 potenziali applicazioni terapeutiche per la cannabis nella prevenzione e nella cura delle malattie.
Ci sono più di 60 composti noti come cannabinoidi nella pianta. I cannabinoidi interagiscono con il corpo per mezzo dei recettori naturali incorporati nelle membrane cellulari in tutto l’organismo. Ci sono recettori nel cervello, nei polmoni, nel fegato, nei reni. Il corpo possiede una proprietà naturale che stimola i recettori a produrre una serie di importanti processi fisiologici molto più importanti di quelli che vengono associati con il THC.
Le ricerche sono ancora in corso, ma a oggi è noto che i recettori dei cannabinoidi svolgono un ruolo importante nella regolazione metabolica, nel trattamento di ansia e dolore, sulla crescita delle ossa e sulla funzione immunitaria.
Un rapporto del dottor Manuel Guzman nella rivista Nature Reviews suggerisce che questi componenti attivi della cannabis e i loro derivati siano potenziali agenti antitumorali. I Cannabinoidi sono generalmente ben tollerati e non producono gli effetti tossici generalizzati dei chemioterapici convenzionali.
La marijuana è stata fumata per le sue proprietà medicinali per secoli. Fu nella Farmacopea degli Stati Uniti fino al 1942 quando è stata rimossa perché la legislazione federale la qualificò come droga illegale.
Perché non vengono condotti più studi ufficiali sull’utilizzo della cannabis in ambito medico, se non in alcuni paesi? E’ una domanda scottante, a cui ciascuno può trovare una risposta con un semplice ragionamento. Forse non è casuale se si considera che la canapa può avere utilizzi infiniti, dalla produzione di tessuti naturali, alla produzione della carta, di semi e di olio, di tavole, di materie plastiche e anche di combustibili in grado di sostituire il petrolio.
Va anche tenuto conto che, contrariamente all’opinione popolare, canapa e marijuana non sono la stessa cosa. Entrambi appartengono alla specie Cannabis Sativa, ma si tratta di due varietà distinte, dove la canapa contiene una percentuale molto più bassa di THC, che è il composto responsabile dell’effetto psicotropo.
Nonostante questo, tutte le varietà di Cannabis Sativa, vengono classificate come “marijuana”.
E’ bene ricordare anche gli aspetti negativi dell’uso di marijuana, che non va assolutamente fumata per scopi ricreativi. Essa può infatti creare dipendenza, può compromettere la memoria e le facoltà cognitive. La marijuana in eccesso porta anche a danni motori e può influenzare negativamente i riflessi. Inoltre, l’atto stesso di fumarla è dannoso poiché si introducono, insieme ad essa, molti elementi tossici nell’organismo quando viene inalata.
Al contrario, in ambito medico è consigliabile utilizzare la cannabis in forma di olio, tramite un vaporizzatore, oppure masticandola. Se solo non fosse illegale.
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Articolo di generazionebio.com
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