In questo periodo più che mai molti di noi hanno vissuto dolorose e improvvise delusioni e separazioni. Non solo nelle relazioni amorose, ma anche in quelle di amicizia.
All’improvviso, ci si è ritrovati a non parlare più la stessa lingua e a non poter più comunicare. Con la conseguenza di non riuscire più a portare avanti il rapporto.
Che immenso strascico di amarezza hanno lasciato situazioni del genere! Quante emozioni negative ci hanno attraversato, nel vedere improvvisamente una persona cara cambiata e incapace di ascoltarci. Quanti non detti, quante parole sospese o incomprese.
Tutte quelle emozioni sono considerate negative, ma in realtà sono utili per passare oltre. Motivo per cui non andrebbero mai represse. In fondo, ha forse senso nascondere la polvere sotto il tappeto?
Le emozioni sono onde, non durano per sempre.
Talvolta, però, si protraggono a lungo perché siamo incapaci di lasciarle andare. Se invece impariamo a farle fluire, le emozioni arrivano e se ne vanno.
Un’emozione come la rabbia va sfogata ed esternata. Altrimenti sarà impossibile lasciarla andare. Non ha però alcun senso urlare, fare scenate o agire sotto la spinta dell’aggressività.
La rabbia (o qualsiasi emozione analoga trattenuta) si può esprimere attraverso una lettera.
Questo esercizio non è comune, però, perché non si riduce alla scrittura istintiva di tutto ciò che ci passa per la testa e che non abbiamo detto alla controparte. Questo esercizio è un percorso di trasformazione ponderato e lento , che si attua per un periodo di 4 settimane.
Cosa serve
Procurarsi un foglio A4, con la ferma intenzione di scrivere la lettera di proprio pugno. Non bisogna scrivere né sul telefono, né sul computer: la mente ha bisogno non solo di vedere, ma anche di toccare. In questo modo, tutto si fisserà meglio. Ecco perché è indispensabile, per una volta, tornare a carta e penna.
Fase 1
Prese carte e penna, si inizia a scrivere. Si parte con la manifestazione della propria emozione.
Ad esempio:
Cara/o [nome del destinatario] sono davvero su tutte le furie, provo molta rabbia…
Poi si scrivono degli esempi specifici: un minimo di 3.
… perché non eri presente quando ne avevo più bisogno … perché non hai capito le mie scelte … perché non mi hai considerato quella volta che…
Per molti non sarà facile, inizialmente. Ecco perché si consiglia di rimanere sull’emozione da rilasciare per una settimana. È utile prendersi del tempo per pensarci, per aggiungere ricordi che verranno in superficie nel corso dei giorni e che hanno contribuito a tenere l’emozione sospesa. L’uso di parolacce è assolutamente lecita!
Alla fine della settimana, si rilegge tutto.
Fase 2
La lettera deve proseguire con l’intento di chiedere scusa. Ricordiamoci che in ogni relazione ciascuna delle parti ha una sua responsabilità ed è utile ammetterlo. Non deve per forza trattarsi di episodi recenti, che hanno portato alla rottura. Va bene anche qualcosa che fa parte del passato. Anche in questo caso, bisogna citare almeno 3 episodi.
… scusa per quella volta che ho fatto tardi e ti ho fatto aspettare un’ora al freddo, scusa per quella volta che non ho capito le tue motivazioni…
In questo modo, ci si assume le proprie responsabilità. Anche questa fase deve durare una settimana, così da consentire di aggiungere più esempi possibile. Al termine della seconda fase, si rilegge tutto.
Fase 3
La terza settimana è dedicata alla gratitudine. Anche qui bisogna scrivere un minimo di 3 esempi.
grazie a te ho imparato a cucinare… grazie a te ho capito cosa cerco in una relazione…
Tutto ciò che di positivo è scaturito da un rapporto interpersonale, sia che si tratti di partner o di amici, rimane. Ci ha arricchito, rendendoci la persona che siamo ora. Le qualità che ho sviluppato restano in me e fanno parte del mio bagaglio. Ecco perché è importante ringraziare. Alla fine della settimana, prima di proseguire, si rilegge tutto.
Fase 4
L’ultima settimana si redige l’ultima parte della lettera facendo almeno 3 esempi che mettono in evidenza il nostro impegno in quella relazione e in quell’esperienza.
…ce l’ho messa tutta per venirti incontro… ho cercato per quanto possibile di capirti…
La lettera terminerà con l’augurio di ogni bene al destinatario.
Benefici dell’esercizio
Alla fine di questo lungo percorso, nella maggior parte dei casi non si proverà più il desiderio di vendetta e il risentimento si sarà un po’ dileguato. Questo accade perché mettere nero su bianco tanti punti fermi permette di sganciarsi e tagliare davvero.
Se liberiamo l’emozione, questa non sarà più prigioniera dentro di noi, ma libera di andarsene e di lasciarci più leggeri. Aprendoci alle nuove strade che ha da proporci la vita.
La lettera potrà poi o essere fatta a pezzi e gettata in un corso d’acqua corrente (un fiume, un ruscello), oppure bruciata. Non prima di essere riletta integralmente per l’ultima volta.
I più coraggiosi potranno spedirla o consegnarla.
In questo periodo dove si lasciano alle spalle molti rapporti che non funzionano più, questo è sicuramente un modo concreto e attivo per concedersi a se stessi il diritto andare avanti.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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