Chi conosce oppure lavora con la numerologia comprenderà benissimo il concetto e la sua plausibilità.
La numerologia è una branca del sapere che studia i numeri e rappresenta un metodo scientifico per determinare le caratteristiche peculiari di una persona e il suo percorso di vita.
È ormai ampiamente riconosciuto anche dalla scienza il fenomeno per cui tutto ciò che è visibile e invisibile nell’Universo vibra. Questa vibrazione porta con sé un’informazione, che determina delle qualità materiali specifiche.
I numeri esprimono una scienza esatta e immutabile e contengono il piano divino riservato a ogni essere vivente e all’ambiente in cui vive e si evolve.
Cosa hanno a che fare i numeri con i nomi delle persone?
Il linguaggio dei numeri è universale ed è da lì che si è evoluto l’alfabeto. Ogni lettera ha un suo valore numerico corrispondente, che ne definisce la velocità di vibrazione e le specifiche qualità. Questo significa che tutte le parole hanno un valore numerico inalterabile, a cui sono associate una frequenza e un’informazione specifiche.
La numerologia permette, attraverso dei calcoli che si ricavano dal nome di battesimo di un individuo, di comprendere quali siano la sua vera natura e il suo percorso di vita, così da poterli soddisfare e vivere in armonia con se stesso.
È come se ciascuno di noi, già alla nascita, all’inizio del percorso di vita, avesse una serie di possibilità già previste con cui andrà a confrontarsi. Le quali hanno una correlazione molto stretta con il nome che viene registrato all’anagrafe, che diventa in un certo senso il codice sorgente di quella persona.
In quel codice sorgente, scelto dalla persona stessa ancora prima di vedere la luce – anche se non se lo ricorda e proprio in virtù della sua vibrazione – sono contenute tutte le informazioni che la riguardano e le esperienze che dovrà affrontare per evolvere.
Si tratta di un codice sorgente ben preciso, che proprio per questo non può essere alterato senza potenzialmente generare disordine.
Ciò vuol dire che pronunciare il nome proprio di una persona diversamente da come è stato registrato, equivale a modificarne il codice sorgente e questo contribuirà a farlo deviare dal suo percorso di vita. É una responsabilità non da poco, della quale è quanto meno indispensabile essere consapevoli. Poi, ci si può sempre appellare al proprio libero arbitrio.
In sostanza, chiamare Dany, pur con intento affettuoso, una Daniela, può andare a modificare il codice sorgente di quella persona. Stesso discorso per Andre o Andy, anziché Andrea. Lo stesso vale per chi ha due nomi, che non siano separati da una virgola. Anna Maria andrà pronunciato dunque per esteso. Non solo Anna e nemmeno solo Maria. Al contrario, chi all’anagrafe risulta registrato come Carlo, Alberto, Maria, non subirà alcun danno se verrà chiamato con il primo nome. Che dovrà essere però quello, perché è sconsigliabile usarne uno degli altri due che seguono il primo.
In questo ragionamento non rientra il cognome di una persona, ma solo il nome proprio.
La dimensione dell’informazione sottile ha molta più importanza nella nostra realtà di quanto si creda e, proprio per questo, dal momento che la materia scaturisce da quel piano, sarà molto più funzionale al nostro percorso di vita seguire le sue regole ferree.
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Articolo di Monica Vadi per generazionebio.com
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